L’alimentazione in gravidanza

 

Mangiare sano è importante sempre, a tutte le età. Lo è ancora di più in alcuni momenti particolari della vita, come ad esempio la gravidanza. In questo periodo, infatti, l’alimentazione non serve solo a fare in modo che la futura mamma stia bene, ma è fondamentale anche perché il feto si sviluppi e cresca in maniera corretta.
Ogni donna dovrebbe quindi alimentarsi in maniera adeguata. Non c’è bisogno di sconvolgere il proprio abituale schema alimentare, basta porre qualche piccola attenzione in più all’apporto calorico, che in questa fase deve essere leggermente superiore, alla qualità dei cibi e all’assunzione di determinati nutrienti che diventano essenziali per la crescita del feto e per la fase di allattamento. In questa fase delicata della vita di una donna è importante che il peso corporeo sia tenuto sotto controllo affinché nei nove mesi di gestazione l’incremento di peso non superi i 12-13 Kg.
Per una donna normopeso l’apporto calorico giornaliero dovrebbe quindi assestarsi sulle 2650 calorie nel primo trimestre di gravidanza e sulle 2800 calorie nel secondo e terzo trimestre.

Cosa mangiare durante questa delicata fase della vita?

Non esistono regole rigide cui è necessario attenersi perché l’alimentazione è soggettiva che dipende dal gusto personale ma anche dalle condizioni di salute della gestante. E’ bene comunque attuare piccoli accorgimenti, come seguire la regola dei 5 pasti che prevede, oltre ai pasti principali, due piccoli spuntini a metà mattina e metà pomeriggio che consentono di evitare lunghi periodi di digiuno; mangiare lentamente; concentrare il consumo dei cibi più calorici nella prima parte della giornata.
Per quanto riguarda invece gli alimenti da consumare, è importante sceglierli in modo tale che l’organismo abbia ogni giorno un introito equilibrato di carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali.
Di fondamentale importanza il latte che, grazie all’apporto di proteine, vitamine e sali minerali, contribuisce al corretto sviluppo delle ossa del bambino. La carne va consumata con molta attenzione favorendo quella magra ed evitando insaccati, salumi e carni poco cotte che possono aumentare il rischio di contrarre la toxoplasmosi. Durante la gravidanza è molto importante consumare anche le uova che si caratterizzano per un alto contenuto di proteine di ottima qualità e i legumi, che oltre ad essere anch’essi un’importante fonte di proteine, aiutano ad aumentare l’apporto di ferro. Largo anche a frutta e verdura, sbucciata e lavata con cura, che sazia apportando poche calorie e molti nutrienti. Bisognerebbe consumarne ogni giorno 5 porzioni favorendo fra la frutta gli agrumi, i kiwi, le fragole e i frutti di bosco, ricchi di vitamina C e fra gli ortaggi la verdura a foglia verde come lattuga, spinaci, cavoli e insalate che rappresentano anche un’ottima fonte di acido folico. Per garantire un apporto ottimale di acidi grassi essenziali e sali minerali è consigliato anche il consumo di frutta secca e semi oleosi, purché si faccia attenzione a non eccedere nelle quantità.

Infine non bisogna dimenticare i grassi da consumare ogni giorno anche se in piccola quantità. Meglio l’ olio di oliva da preferire a burro o margarina.
Si consiglia inoltre di evitare il consumo di alcolici, superalcolici e limitare le bevande eccitanti come caffè e tè.

Durante questa delicata fase della vita, le linee guida nutrizionali consigliano anche di supplementare la normale alimentazione con alcune sostanze di cui l’organismo necessita in quantità superiore. Fra queste il calcio, poiché parte di quello che la mamma assume con l’alimentazione viene prevalentemente utilizzato dal feto, il ferro, lo zinco e il rame, la vitamina B12, gli acidi grassi Omega3.
Particolarmente importante la supplementazione di acido folico fondamentale per aiutare l’organismo della gestante e facilitare lo sviluppo corretto del feto.
Le linee guida nazionali e internazionali ne raccomandano un introito doppio rispetto al livello di assunzione generalmente raccomandato pari a 400 mcg al giorno.
Coinvolto nella sintesi, nella riparazione e nel funzionamento del DNA e RNA, l’acido folico è infatti necessario per la corretta formazione ed il mantenimento delle nuove cellule e per diminuire il rischio di insorgenza di difetti del tubo neurale, la struttura da cui nell’embrione si formano cranio, cervello, colonna vertebrale e midollo spinale.
Sarebbe opportuno concordare la supplementazione con il proprio medico e seguirla con scrupolosità per attenersi alle giuste dosi e tempistiche di somministrazione.
(Fonte: http://www.sisteweb.it/ – Raccomandazioni del Ministero della salute sul corretto utilizzo degli integratori alimentari )

Bambini e sport, quale alimentazione?

L’attività sportiva è un elemento fondamentale affinché i bambini crescano sani e forti.
Fare movimento in maniera regolare, infatti, non solo apporta benefici all’organismo contribuendo ad uno sviluppo armonico dei muscoli e dello scheletro del bambino, ma favorisce anche un corretto funzionamento del metabolismo, per mantenersi in forma evitando il sovrappeso.
Consente inoltre ai bambini di stare all’aria aperta, di socializzare, di sviluppare uno spirito di squadra e di stimolarli nel rafforzare il carattere verso la resistenza e il raggiungimento degli obiettivi che anche nello sport si decide di raggiungere. Un piacere, un divertimento e allo stesso tempo un approccio educativo che aiuterà i bambini ad affrontare meglio la vita di tutti i giorni.

L’alimentazione di un bambino che svolge una regolare attività fisica non deve essere diversa da quella degli altri bambini o da quella degli adulti che praticano sport; semplicemente va calibrata in base alla disciplina che ha scelto di praticare e alla sua intensità. Se infatti il bambino svolge un’attività fisica non agonistica, non è necessario aumentare l’introito calorico o apportare dei cambiamenti radicali alla dieta. Tutto comunque dipende dallo stile di vita complessivo del bambino e dalle abitudini alimentari che vengono adottate in famiglia.

Nei casi in cui il bambino svolga un’attività fisica particolarmente intensa, che significa per almeno un’ora tre volte la settimana, si potrà sicuramente concedere qualche caloria in più. Gli alimenti consigliati sono quelli della normale alimentazione: carboidrati semplici come quelli contenuti nella frutta, quelli complessi come quelli della pasta dei prodotti da forno, proteine, grassi, frutta e verdura ricchi di fibre e vitamine. Molto importante che il bambino beva molto per reidratarsi e recuperare i sali minerali che si tendono a perdere con la sudorazione.
Affinché l’alimentazione non interferisca con il corretto svolgimento dell’attività fisica è importante anche scegliere l’ora giusta in cui mangiare: meglio tre ore prima di fare sport in modo che l’organismo riesca a iniziare la digestione. Il pasto dovrebbe inoltre essere equilibrato e leggero evitando alimenti ricchi di grassi e di zuccheri. Si può anche scegliere di mangiare dopo aver fatto sport, entro 2 o 3 ore, e in questo caso il pasto dovrebbe essere ricco di carboidrati.

Mangiare in maniera corretta non è difficile, basta scegliere i cibi in maniera accurata e razionale, leggere attentamente le etichette per sapere bene cosa si mangia, individuare le giuste quantità per sopperire in maniera corretta al quotidiano bisogno energetico. Evitare infine gli eccessi, di zucchero, di sale, di quantità. Mangiare di tutto un po’ è il giusto compromesso arricchendo la Dieta con alcuni cibi crudi e colorati come frutta e verdura ricche di sostanze preziose per l’organismo. Infine bere tanta acqua,succhi di frutta e spremute.

In alcuni casi può anche essere utile integrare l’alimentazione con alcune sostanze come la vitamina D che, in età scolare e negli adolescenti è importante fino al termine dello scatto di crescita puberale nei casi in cui il bambino non sia sufficientemente esposto alla luce sola e non ne assuma le giuste quantità con l’alimentazione. Per favorire il corretto sviluppo osseo, oltre alla vitamina D è importante anche un’assunzione adeguata di calcio e fosforo.
Altre sostanze importanti sono la vitamina C fondamentale nella sintesi del collagene e per il suo ruolo nel favorire l’assorbimento del ferro. Infine non bisogna dimenticare il fluoro per la sua azione protettiva dei denti dalla carie che potrebbe avere conseguenze negative anche sulla dentatura definitiva.

Una regola importantissima per l’alimentazione dei bambini, anche dei piccoli sportivi, è quella del “3+2” che prevede, oltre ai tre pasti principali (colazione, pranzo e cena) due mini pasto a metà mattina e metà pomeriggio. La prima colazione dovrebbe rappresentare il 20% dell’introito calorico giornaliero; il pranzo il 35/40%, la merenda il 10%; la cena il 25/35%.
Le regole della corretta alimentazione di un bambino che fa sport, non sono quindi molto diverse da quelle degli adulti. Non si tratta infatti di modificare la composizione della Dieta ma rispettare alcune semplici regole che garantiscono all’organismo in crescita un apporto equilibrato e corretto di tutti i nutrienti.

( Fonte: Raccomandazioni del Ministero della salute sul corretto utilizzo degli integratori alimentari )

( Fonte: Progetto Guadagnare Salute del Ministero della Salute www.salute.gov.it )

Focus terza età: corretta alimentazione, sport e integratori per affrontare i primi caldi

 

Entrare nella terza età non significa invecchiare, ma affrontare un naturale processo di cambiamento del proprio stato psico-fisico, così come avvenuto progressivamente in tutte le fasi precedenti della vita. L’invecchiamento è un fenomeno complesso in cui giocano un ruolo determinante differenti fattori, quali ad esempio ambiente, malattie, attività fisica, nutrizione e componenti genetiche. Mentre alcuni di essi sono immodificabili, su altri si può invece intervenire in maniera consapevole. Semplici accorgimenti rispetto alla conduzione del proprio stile di vita, aiutano ad affrontare nel modo corretto i classici malanni di stagione che, con il passare degli anni, possono maggiormente incidere nella qualità della vita quotidiana.

Uno di questi, e forse il principale, è l’alimentazione. La prima regola è infatti quella di seguire nell’arco di tutta la vita un’alimentazione varia ed equilibrata: il che significa saper scegliere che cosa mangiare e in quale misura. Nutrirsi in modo corretto e con le giuste proporzioni è una delle condizioni principali per affrontare al meglio i disturbi legati ai cambi di stagione. E’ ormai noto che col passare degli anni si riduca progressivamente l’efficienza dell’apparato digestivo nell’assorbire vitamine, proteine e minerali. Oltre all’indicato consumo di frutta e verdura, si può trovare un valido aiuto negli integratori alimentari. Questi alimenti possono infatti essere utili a colmare possibili stati di carenza e a coadiuvare le funzioni fisiologiche dell’organismo, evitando ripercussioni negative sullo stato di salute: tra le necessità più comuni nella terza età quella di calcio e vitamina D, sostanze indispensabili per contrastare l’indebolimento delle ossa e prevenire il rischio di fratture. Allo stesso modo, sono importanti gli antiossidanti come lo zinco, il selenio e le vitamine A, C, E. *

Da non dimenticare inoltre che una corretta idratazione è una colonna portante del benessere dell’organismo e, soprattutto in vista dei primi caldi, diventa ancora più importante. Infatti bere adeguatamente (da un litro e mezzo ai due litri al giorno) favorisce l’eliminazione delle sostanze di rifiuto dall’organismo, promuove un’adeguata lubrificazione delle articolazioni.

Oltre alle attenzioni che possiamo quindi dedicare alle sane abitudini a tavola, si può trovare un buon alleato per uno stato di benessere anche nel movimento. Non è una novità che l’attività fisica, insieme ad una buona alimentazione, può essere utile nel rafforzamento delle difese immunitarie e nei confronti delle infezioni. Praticare attività di potenziamento come pilates, stretching e yoga, oppure anche solo una semplice ginnastica dolce aiuta a favorire forza, equilibrio e flessibilità. I benefici del fitness non influiscono quindi positivamente solo sullo stato fisico, ma anche su quello dello spirito: resistenza e vigore – di testa e di corpo – aiuteranno ad affrontare meglio il passare degli anni e, grazie a queste semplici regole, si potrà raggiungere uno stato di benessere complessivo che possa favorire e facilitare il passaggio di stagione e i malanni ad esso associati.

“Dipende da noi essere in un modo piuttosto che in un altro.
Il nostro corpo è un giardino, la volontà il giardiniere.
Puoi piantare l’ortica o seminare la lattuga,
mettere l’issopo ed estirpare il timo,
far crescere una sola qualità di erba o svariate qualità,
lasciare sterile il terreno per pigrizia o fecondarlo col lavoro.
Il potere e l’autorità dipendono da noi.”

(William Shakespeare, Otello, atto I, scena III)

* Fonti: Raccomandazioni del Ministero della Salute; European Food Safety Authority (EFSA)

Alopecia: dai semi di zucca un aiuto per la calvizie maschile

L’alopecia androgenetica o calvizie comune è un diradamento della capigliatura dovuto alla riduzione del fusto del capello. Nella razza bianca interessa circa il 60% degli uomini sotto i 30 anni e il 70% dopo questa età.

La calvizie comune è strettamente legata all’attività di un enzima (5alfa-reduttasi di tipo II) che trasforma il testosterone in un’altra sostanza (DHT) che a sua volta si lega a dei recettori specifici localizzati nel follicolo pilifero, determinandone la diminuzione e favorendo una iperproduzione di sebo. Conseguentemente si manifesta una riduzione della fase di crescita del capello (ANAGEN), dovuta ad un soffocamento indotto dal sebo in eccesso, ed il capello si presenta più sottile, deteriorato, senza possibilità di crescita, fino all’involuzione e alla caduta.

Quindi gli ormoni maschili, mentre da una parte fanno comparire barba e peli durante l’adolescenza, possono provocare anche l’inizio della caduta dei peli/capelli stessi in età più avanzata. I semi di zucca (“Cucurbita pepo L”) sono naturalmente ricchi di sostanze quali fitosteroli, fitoestrogeni, acidi grassi, polisaccaridi e flavonoidi, che si suppone abbiano un’attività anti-infiammatoria, antiossidante e regolatrice del metabolismo del colesterolo.

Un recente studio, pubblicato su Urologia Internationalis, ha valutato gli effetti dell’olio di semi di zucca sulla modulazione del metabolismo del testosterone e sulla riduzione degli effetti causati dalla sua trasformazione in DHT, come l’alopecia e l’ipertrofia prostatica.

In questo recente studio, ratti maschi adulti hanno assunto per 2 settimane consecutive un olio estratto da semi di zucca (2.5 ml/kg/giorno) oppure un placebo. Al termine della sperimentazione sono stati valutati il peso della prostata (determinante dell’ipertrofia prostatica) ed i livelli totali di proteine (poiché la sintesi proteica è un fattore dipendente dal testosterone. I ratti cui era stato somministrato olio di semi di zucca presentavano valori proteici e peso della prostata significativamente più bassi rispetto al gruppo di controllo. Questi risultati indicano che il trattamento con estratti di semi di zucca agisce positivamente nelle patologie testosterone dipendenti, perché è in grado di inibire l’azione dell’enzima “5alfa-reduttasi di tipo II”. E’ pertanto ipotizzabile che l’estratto di semi di zucca sia un inibitore degli effetti indotti dall’azione dell’ormone androgeno, tra cui la calvizie comune.

Anche se al momento non vi sono dati inerenti l’utilizzo dell’olio estratto da semi di zucca in soggetti umani, questo studio indica la possibilità di una nuova soluzione naturale a uno dei problemi più diffusi nella popolazione maschile nel mondo occidentale: la calvizie comune o alopecia.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Tsai YS, Tong YC, Cheng JT, Lee CH, Yang FS, Lee HY. Pumpkin seed oil and phytosterol-F can block testosterone/prazosin-induced prostate growth in rats. Urol Int. 2006;77:269-274.

Positivo ruolo svolto dalla Carnitina nel contrastare lo stress ossidativo

Le alterazioni del profilo lipidico plasmatico, e in particolare l’ aumento dei livelli del colesterolo LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”, rappresentano unanimamente uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare, legato all’insorgenza di aterosclerosi.

Anche l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL) è considerata un fenomeno importante nella formazione e nell’evoluzione della placca ateromatosa; si ritiene, infatti, che siano le LDL in forma ossidata ad indurre l’accumulo di colesterolo e la progressione delle lesioni aterosclerotiche che possono portare all’occlusione del vaso sanguigno. L’ossidazione delle LDL è un processo che può verificarsi in tutti le persone sottoposte ad uno stress ossidativo, ed in particolare nei pazienti diabetici, in cui l’iperglicemia gioca un ruolo importante.

La carnitina è una piccola molecola che viene sintetizzata nel fegato e nei reni a partire da due aminoacidi chiamati rispettivamente lisina e metionina, ma può anche essere introdotta con gli alimenti, in particolare carne e prodotti caseari. Nelle nostre cellule la carnitina si lega agli acidi grassi e ne permette il trasporto all’interno dei mitocondri, piccoli organelli intracellulari, dove i grassi verranno catabolizzati per ricavare energia.

Dato questo ruolo pro-energetico della carnitina, molte ricerche si sono incentrate sul ruolo di una sua supplementazione nel miglioramento delle prestazioni sportive. Questi studi hanno fatto emergere un’altra importante possibilità di utilizzo della carnitina, ossia il controllo della lipemia (concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue).

Da una recente ricerca condotta da un gruppo italiano (Malaguarnera et al., 2009) è emersa un’altra importante azione della carnitina, ossia la protezione delle LDL dall’ossidazione. In questo studio 80 pazienti diabetici sono stati supplementati con 2 grammi di L-carnitina o con placebo per 3 mesi consecutivi. Alla fine del periodo di trattamento i soggetti supplementati hanno mostrato un significativo miglioramento, rispetto al gruppo placebo, dei parametri correlati al processo di ossidazione delle LDL.

Questi risultati supportano l’ipotesi che una supplementazione con L-carnitina sia in grado di coadiuvare la riduzione dell’ossidazione delle LDL, contribuendo a contrastare il processo aterosclerotico.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Malaguarnera M, Vacante M, Avitabile T, Malaguarnera M, Cammalleri L, Motta M. L-Carnitine supplementation reduces oxidized LDL cholesterol in patients with diabetes. Am J Clin Nutr. 2009 Jan; 89(1):71-6.

Ruolo positivo delle proteine vegetali sulla pressione arteriosa

Come è ormai noto, elevati valori di pressione arteriosa (PA) aumentano il rischio di eventi morbosi quali infarto del miocardio ed ictus. L’ipertensione è oggi un fattore di rischio assai diffuso nelle popolazioni occidentali: tenere controllata la pressione arteriosa è quindi importante, e significa in numerosi casi dover assumere farmaci.

Una modifica delle abitudini alimentari può contribuire in modo significativo a controllare i valori pressori. Oltre alla nota relazione tra consumo di sodio ed ipertensione, da cui la raccomandazione a seguire diete iposodiche, dati scientifici recenti indicano la presenza di una relazione inversa tra il consumo di proteine vegetali e i livelli pressori.

In particolare, in uno studio recente Stamler e collaboratori (2009) è stato evidenziato che l’elevata introduzione degli amminoacidi acido glutammico, prolina, fenilalanina, serina e cisteina si associa a bassi livelli di PA. E’ da notare che tutti quelli citati sono amminoacidi presenti in concentrazione molto più elevata nelle proteine vegetali (es fagioli, soia e legumi in generale) rispetto a quelle animali (ricordiamo che, oltre che con l’alimentazione, le proteine vegetali possono essere assunte, in alcuni casi specifici, anche con integratori).
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 4680 persone di età compresa tra i 40 ed i 59 anni provenienti da 17 aree rurali e urbane di Cina, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito. In ogni soggetto è stata valuta la pressione ogni settimana per 2 mesi consecutivi, sono state analizzate le urine ed è stato valutato il regime dietetico mediante questionari alimentari.
Al termine della ricerca, si è riscontrato che elevati livelli di introduzione giornaliera di acido glutammico (4,72% in più sul totale delle proteine assunte con la dieta) erano correlati a livelli di PA più bassi rispetto alla media; anche l’elevata introduzione degli amminoacidi prolina, fenilalanina, serina e cisteina è risultata correlata a livelli pressori più bassi.

I dati emersi dallo studio indicherebbero quindi che un aumento del consumo giornaliero di proteine vegetali possa essere d’aiuto nell’ottimizzazione della regolazione della pressione arteriosa.

Riferimenti Bibliografici

Stamler, J., Brown, I.J., Daviglus, M.L., Chan, Q., Kesteloot, H., Ueshima, H., Zhao, L., Elliott, P. Glutamic Acid, the Main Dietary Amino Acid, and Blood Pressure. The INTERMAP Study (International Collaborative Study of Macronutrients, Micronutrients and Blood Pressure). Circulation. 2009

Il cibo della longevità

Vivere fino a cent’anni e oltre è possibile. Lo dimostra l’esercito di ultracentenari che si concentra, in Sardegna e in alcuni comuni del Centro Italia. Di questo interessante tema si è parlato durante il recente congresso “The Future of Science” a cui hanno partecipato le maggiori autorità scientifiche internazionali, tra cui Thomas Kirkwood, il principale teorico dei meccanismi biologici dell’invecchiamento, Howard Friedman, a capo del Longevity Project ed Elizabeth Blackburn, Nobel per la medicina nel 2009. Secondo l’esperto dell’Osservatorio Integratori & Salute Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’Università del Molise, l’estrema longevità dipende sicuramente da una genetica favorevole e dalle numerose variabili in grado di migliorare o peggiorare la possibilità di un invecchiamento privo di malattie. Inoltre gli alimenti di cui ci nutriamo sono sicuramente variabile ambientale rilevante nel determinare la longevità di un individuo.

L’abitudine a nutrirsi in maniera ipocalorica è stata riscontrata come tipica caratteristica delle popolazioni ad alta percentuale di centenari. Questa condizione facilita l’attivazione di meccanismi di difesa cellulare. Gli studi sulla restrizione calorica hanno inoltre permesso di scoprire le proteine chiave nella regolazione della longevità. Alcune di queste, come le sirtuine e FOXO3a o AMPk e il PGC1alfa sono attivate anche da alcuni composti presenti nella dieta.

Le sostanze vegetali presenti in frutta e verdure come le antocianine e il resveratrolo, appartenenti alla famiglia dei polifenoli, sono, infatti, in grado di attivare in maniera specifica i meccanismi di longevità cellulare. La maggioranza di questi composti è inoltre dotato di una potente azione antiossidante, effetto considerato particolarmente utile per contrastare i processi legati all’invecchiamento. Anche gli acidi grassi polinsaturi omega 3, presenti in grandi quantitativi nel pesce e nelle alghe, agiscono promuovendo i meccanismi genetici della longevità.

Contemplare nell’alimentazione adeguati quantitativi di queste sostanze, è sicuramente una regola d’oro per favorire un invecchiamento di successo.