Integratori alimentari: uno strumento sempre più utilizzato dai medici per la riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari
Le malattie cardiovascolari, come l’infarto e l’ictus cerebrale, più frequenti in età avanzata, rappresentano, specialmente nei paesi industrializzati come l’Italia, la principale causa di invalidità e di morte. Si tratta di malattie a genesi tipicamente multifattoriale: tra i fattori di rischio, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione e il sovrappeso, molto diffusi nella popolazione adulta, con prevalenze spesso del 50% o più della popolazione oltre i 60 anni d’età.
La prevenzione di queste patologie pone pertanto la specifica necessità di ridurre i fattori di rischio: un aiuto a tal proposito può provenire dagli integratori alimentari, un settore in larga crescita, secondo i dati di QuintilesIMS. L’integrazione in farmacia, parafarmacia e GDO ha mantenuto una crescita del 4,2 a volumi nel 2016 (6,2% in valori).
In particolare, tra i prodotti più utilizzati nell’area della riduzione dei fattori di rischio cardiovascolari, ci sono gli integratori a base di “riso rosso fermentato”, beta-glucani, berberina e omega 3. Questi integratori hanno visto incrementare ancora più significativamente i consumi (+15% in volumi) quelli a base di riso rosso fermentato, mostrano un aumento ancora più marcato delle vendite in unità (+21%).
Il dottor Andrea Poli, Direttore Scientifico di NFI (Nutrition Foundation of Italy), all’interno della Review scientifica sugli integratori alimentari di Integratori Italia – AIIPA, ha dichiarato che “è ragionevole assumere (pur in assenza, per la maggior parte di questi prodotti, di studi di intervento controllati) che un uso protratto nel tempo di integratori alimentari consentirà di ridurre il rischio di eventi cardiovascolari nei soggetti che li assumono.”
Sempre secondo il dottor Poli:
• I fitosteroli, o steroli vegetali, competono con i meccanismi intestinali di assorbimento del colesterolo, indicendo una riduzione del 9/10% del colesterolo LDL che, se protratta nel tempo, indurrà un calo di analoga ampiezza della probabilità di incorrere in un evento cardiovascolare maggiore (infarto miocardico fatale o non fatale).
• La berberina è caratterizzata da una significativa capacità di ridurre il colesterolo LDL e l’assorbimento intestinale di glucosio.
• Il beta glucano, fibra insolubile presente in piccole quantità nei cereali e in alcuni funghi, e in quantità maggiori nell’orzo e nell’avena, ha dimostrato la capacità di ridurre il colesterolo LDL e influenzare favorevolmente la glicemia.
• Gli integratori a base di riso rosso fermentato, ormai molto popolari sul mercato italiano, contengono una molecola ad attività inibitoria sulla sintesi epatica del colesterolo. Uno studio clinico randomizzato condotto in Cina su una popolazione di circa 5.000 soggetti, di cui circa 1.400 di età adulta o avanzata (da 65 a 75 anni all’arruolamento), con un pregresso evento coronarico come l’infarto, ha documentato la capacità del prodotto di ridurre in maniera statisticamente significativa e clinicamente rilevante gli eventi coronarici fatali e non fatali, gli ictus cerebrali e la mortalità per qualunque causa (-31%, -44% e -32%).
• Un discorso a parte lo meritano gli integratori a base di grassi polinsaturi della famiglia degli omega-3, che svolgono azioni varie ed integrate, essenziali sia per il normale sviluppo di organi e tessuti (specie la retina, il cervello, il cuore) e sia per una loro corretta funzionalità. Hanno anche effetti nella prevenzione cardiovascolare, e di alcune condizioni patologiche molto diffuse.
Secondo QuintilesIMS, i medici di base, i cardiologi ed altri specialisti consigliano l’utilizzo di questi prodotti. Sono circa 500.000 le indicazioni fornite nel 2016, di cui 300.000 per il riso rosso fermentato e 158.000 di prodotti a base di Omega3 per disturbi cardiovascolari – principalmente in presenza di malattie del metabolismo lipoproteico e ipertensione.
Berberina, un alleato per mantenere livelli normali di glicemia e colesterolo
Il 14 novembre è stata la Giornata Mondiale del Diabete: si calcola che in Italia oggi siano 3 milioni le persone con diabete di tipo 2, una patologia in veloce crescita sia nei Paesi avanzati, sia nei Paesi che hanno da poco iniziato il loro sviluppo economico.
Un’alimentazione sana e l’esercizio fisico rappresentano gli alleati più efficaci nella lotta all’iperglicemia e all’ipercolesterolemia: Integratori & Salute – AIIPA (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari) sottolinea che un aiuto può arrivare anche dall’assunzione di integratori alimentari che contengono berberina, un alcaloide contenuto nella radice del biancospino, molto utilizzato anche dalla medicina tradizionale cinese.
La berberina è caratterizzata infatti da una significativa capacità di ridurre il colesterolo e di migliorare il profilo glicemico.
A questo proposito il dr. Andrea Poli, Presidente di Nutrition Foundation of Italy, precisa: “Questa sostanza, agendo su una proteina denominata PCSK9, è in grado di aumentare la presenza dei recettori per il cosiddetto “colesterolo cattivo” (LDL) sulla superficie delle cellule del fegato, con una conseguente riduzione dei livelli delle LDL stesse nel sangue. La berberina agisce anche sui livelli del glucosio nel sangue (la glicemia), per la sua capacità di ridurre l’assorbimento intestinale di glucosio e di facilitarne la captazione a livello muscolare ed epatico” .
Polpettone vegetariano alla soia verde e patate
Perché questo piatto sia vegetariano dovete utilizzare formaggio a caglio vegetale, si trova in negozi di alimentazione naturale e anche in alcuni supermercati. Se vi fosse difficile reperirlo, per mantenere la consistenza necessaria a modellare l’impasto potete sostituirlo con 50 g di farina di mandorle o di pangrattato, ma naturalmente il gusto finale sarà diverso. Come ulteriore variante, al posto della soia potete utilizzare 500 g di fave sgusciate fresche o surgelate, sbucciandole dopo la bollitura prima di passarle al passaverdure.
Polpettone vegetariano alla soia verde e patate
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
una confezione di 450 g di fagioli di soia verde surgelati
300 g di patate
80 g di formaggio a pasta dura e caglio vegetale stagionato 12 mesi
80 g di farina di mandorle
1 uovo e 1 albume
1 ciuffo di prezzemolo
2 cucchiaini di maggiorana essiccata
2 cucchiai di semi di sesamo nero
olio extravergine di oliva, sale, pepe bianco
PREPARAZIONE
1. Bollite le patate sbucciate e separatamente i fagioli di soia verde senza scongelarli, scolate entrambi, schiacciate le patate e passate metà della soia al passaverdure.
2. Mescolate i due tipi di purè con la soia intera, il parmigiano grattugiato, la farina di mandorle, le foglie di prezzemolo tritate, la maggiorana e un uovo. Regolate di sale e pepe.
3. Ungetevi d’olio le mani e modellate l’impasto a forma di polpettone, trasferitelo su una teglia foderata di carta da forno, spennellatelo con l’albume, cospargetelo di semi di sesamo e cuocetelo in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti. Servitelo con una misticanza.
Torta al cioccolato con papaia e crema pasticcera
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
300 g di cioccolato fondente
4 uova e 2 tuorli
2,5 dl di latte
230 g di farina di farro
160 g di zucchero
150 g di burro
1 bustina di lievito
1 piccola papaia
1 limone non trattato
1 cucchiaio di cacao amaro
PREPARAZIONE
- Sciogliete cioccolato e burro a bagnomaria, poi aggiungete 50 g di zucchero e lasciate intiepidire.
- Montate gli albumi a neve con 50 g di zucchero. Mescolando delicatamente dal basso verso l’alto incorporate 200 g di farina di farro setacciata col lievito, 4 tuorli e infine il cioccolato fuso col burro. Versate il composto in uno stampo foderato di carta oleata del diametro di 22 cm e cuocete in forno preriscaldato a 160° per circa 50 minuti (fate la prova dello stecchino).
- Nel frattempo preparate la crema pasticcera: portate a ebollizione il latte con la scorza di limone. Montate 2 tuorli con 60 g di zucchero, quindi incorporatevi 30 g di farina di farro e il latte bollente filtrato. Cuocete a fiamma media mescolando continuamente fino a ottenere una crema omogenea. Spegnete il fuoco e appoggiate sulla crema un foglio di carta da forno per evitare che si crei una pellicola superficiale mentre raffredda.
- Estraete la torta dal forno e sformatela su una gratella da pasticceria, tagliatela a metà e farcitela con la crema pasticcera fredda e la papaia sbicciata, privata dei semi e tagliata a tocchetti. Cospargete di cacao e servite.
- In primavera-estate potete sostituire la papaia con una vaschetta di fragoline di bosco intere o di fragole private del picciolo e tagliate a tocchetti.
Ravioli di pescatrice
INGREDIENTI PER 4 PERSONE
400 g di farina
4 uova
2 code di rana pescatrice di circa 250 g l’una
100 g di ricotta
40 g di burro
1 albume
1 scalogno
1 cucchiaino di curry per pesce
1 mazzetto di erba cipollina
olio extravergine di oliva, sale, pepe bianco
PREPARAZIONE
- Cuocete il pesce al vapore, poi tritate la polpa dopo aver eliminato la pelle e la lisca centrale. Intanto fate appassire lo scalogno tritato fine con due cucchiai d’olio, sale e pepe. Fate raffreddare, poi mescolatelo con la ricotta passata al setaccio, la pescatrice, l’albume leggermente montato, sale e pepe.
- Versate la farina a fontana sulla spianatoia, scocciatevi al centro le uova (non aggiungete sale!) e impastate il tutto fino a ottenere un composto liscio ed elastico.
- Stendete la sfoglia e preparate i ravioli: distribuite su metà della sfoglia la farcia di pescatrice a cucchiaini formando dei mucchietti distanziati fra loro di circa 4 cm, copriteli di sfoglia e tagliate i ravioli con una rotella dentata o uno stampo di 3 cm per lato.
- Fondete il burro a fiamma moderata. Nel frattempo cuocete i ravioli in acqua bollente salata. Estraeteli con una schiumarola quando vengono a galla, distribuiteli nei piatti, conditeli col burro fuso e cospargeteli di curry ed erba cipollina tagliata al momento con un paio di forbici.
Dalle brassicacee un importante aiuto per combattere lo stress ossidativo
Le brassicacee sono molto apprezzate ed utilizzate da sempre nella cucina italiana. Recenti ricerche hanno sottolineato le molteplici proprietà benefiche per il nostro organismo da parte dei vegetali di questa famiglia (broccoli, cavolini di Bruxelles, cavolfiori, rape, cavolo nero) soprattutto nel contrastare lo stress ossidativo, principale imputato nei processi di invecchiamento e nell’insorgenza di numerosi patologie.
Le specie reattive dell’ossigeno (ROS) si formano all’interno delle cellule come conseguenza della normale attività metabolica. Sono molecole molto reattive che, quando presenti in piccola quantità, risultano indispensabili in quanto contribuiscono a combattere le infezioni, a controllare il tono della muscolatura liscia per il buon funzionamento degli organi e dei vasi sanguigni, e funzionano come molecole segnale all’interno della cellula. Viceversa, se prodotte in quantità eccessiva possono diventare pericolose. Infatti, un eccesso di ROS e, in generale, di radicali liberi, può determinare uno stress ossidativo.
Un eccesso di produzione di radicali liberi può essere generato da inquinamento dell’aria, fumo di sigaretta, luce ultravioletta, attività sportiva senza allenamento, alimentazione scorretta.
Esistono diverse strategie da adottare per limitare i danni associati ad un aumento eccessivo di radicali liberi come, per esempio, lo svolgimento di una regolare attività fisica a bassa/media intensità, l’astensione dal fumo, dall’eccesso di alcool e dall’esposizione prolungata ai raggi solari.
Particolarmente importante è anche una regolare assunzione di antiossidanti, molecole naturalmente contenute in molti alimenti, ed in particolare in frutta e verdura, che hanno il compito di combattere i radicali liberi. Tra le diverse molecole antiossidanti, grande rilevanza stanno assumendo gli isotiocianati, caratteristici dei vegetali della famiglia delle sopracitate brassicaceae.
A questo proposito, un gruppo di ricerca italiano (Riso P. et al.; 2009) ha condotto uno studio di intervento su 20 individui di sesso maschile, fumatori e non fumatori, valutando gli effetti dell’introduzione di sulfurafane (SF), il più importante tra gli isotiocianati.
I soggetti introducevano per 10 giorni consecutivi 200 μmol di SF/al giorno in aggiunta alla loro Dieta abituale (dieta supplementata). Dopo un periodo di interruzione di 20 giorni, ogni soggetto seguiva per ulteriori 10 giorni la propria Dieta abituale, ma priva di vegetali appartenenti alla famiglia delle brassicacee (dieta controllata). Nello stesso soggetto sono stati quindi comparati alcuni indici di danno ossidativo confrontando il periodo a Dieta supplementata con quello a Dieta controllata.
Le analisi eseguite hanno evidenziato che la supplementazione con SF era associata al miglioramento dei parametri di danno ossidativo a livello del DNA, miglioramento particolarmente evidente nei soggetti fumatori. In conclusione, i risultati di questa sperimentazione sostengono l’ipotesi che l’assunzione giornaliera di isotiocianati (sulforafane) da Brassicacee eserciterebbe un importante effetto benefico nei confronti del danno ossidativo al DNA, spesso dovuto a comportamenti scorretti, come l’abitudine al fumo.
Riferimenti Bibliografici
Riso P, Martini D, Visioli D, Martinetti A, Porrini M. Effect of Broccoli Intake on Markers Related to Oxidative Stress and Cancer Risk in Healthy Smokers and Nonsmokers. Nutrition and Cancer, 61(2), 232–237,2009.
Inverno: proteggere ossa e articolazioni
L’arrivo dei primi freddi porta ogni anno un bagaglio di malesseri, tra i quali particolarmente fastidiosi sono quelli legati a ossa e articolazioni. La diminuzione della temperatura in autunno ha effetto sia sulla struttura interna delle articolazioni (osso e cartilagine) sia sulle strutture esterne che le circondano, come tendini e guaine.
Sono proprio queste a soffrire maggiormente del calo termico, provocando fastidio soprattutto all’inizio del movimento “a freddo” e determinando un rallentamento dell’attività motoria. Questo problema è evidente in misura maggiore negli anziani, nei quali lo stato di salute osteoarticolare è magari già compromesso. Questa condizione può essere contrastata con molte armi, che vanno dai rimedi più semplici, come ad esempio fare un bagno o una doccia molto calda al mattino per “sciogliere” i muscoli, all’assunzione di integratori specifici o, nei casi necessari e con la prescrizione del medico, terapie mirate.
E’ consigliabile comunque essere sempre ben protetti con indumenti caldi che evitino, durante il giorno, il raffreddamento degli arti, del collo e della zona lombare. Sicuramente uno dei consigli più importanti è quello di mantenersi in movimento il più possibile.
ARTIGLIO DEL DIAVOLO (Harpagophytum procumbens)
L’Artiglio del diavolo o Arpagofito (Harpagophytum procumbens) è una pianta rampicante della famiglia delle Pedaliacee, originaria dell’Africa meridionale, in particolare Sud Africa, Namibia e Botswana, dove cresce sui suoli ricchi di ossido di ferro delle savane semidesertiche.
Il curioso nome deriva dalle quattro appendici che caratterizzano i suoi frutti ovoidali, dotate all’estremità di uncini che, penetrando nel corpo o nelle zampe di animali e uomini, provocano profonde e dolorose ferite. L’artiglio del diavolo è ricco di sostanze denominate “iridoidi”, il cui costituente maggioritario è l’arpagoside, il più importante principio attivo contenuto nella pianta. Dalla notte dei tempi in uso nelle pratiche di cura di Boscimani, Ottentotti e Bantù, l’artiglio del diavolo è giunto in Europa all’inizio del secolo ed è stato ampiamente studiato per le sue proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.
Le ricerche cliniche e sperimentali evidenziano che tale azione è dovuta alla capacità di questo estratto di ridurre la sintesi di alcuni enzimi che favoriscono la produzione di sostanze, da parte dell’organismo, capaci di favorire l’infiammazione.
A questo vegetale vengono attribuite anche proprietà digestive, quando utilizzato come infuso, grazie ai principi amari capaci di stimolare i succhi gastrici e della bile. Tale caratteristica però rende i prodotti a base di artiglio del diavolo controindicati in caso di Gastrite o ulcere gastriche o duodenali. Non è consigliabile nel bambino al di sotto dei 12 anni, in gravidanza e durante l’allattamento.
BOSWELLIA (Boswellia serrata)
Già raccomandata nel X secolo per combattere dissenteria e stati febbrili, durante le pestilenze veniva anche fatta infondere nel vino e utilizzata come disinfettante; l’uso però che forse più ci è noto è tuttavia quello cerimoniale. Stiamo parlando della Boswellia, pianta originaria delle regioni subtropicali dell’Africa e dell’Arabia saudita, nonché dell’India e del Pakistan, dalla cui corteccia si estrae una resina conosciutissima come “incenso”, perché utilizzato da sempre in numerose cerimonie religiose antiche e moderne, dalla Persia, alla Babilonia ed Assiria fino ai giorni nostri.
La ricerca scientifica negli ultimi anni ha studiato largamente questa pianta, riconoscendole proprietà antinfiammatorie.
Nella resina della Boswellia sono presenti una serie di sostanze chiamate acidi boswellici, che esercitano un’inibizione selettiva su un enzima capace di stimolare la produzione di sostanze che facilitano i processi infiammatori, con conseguente riduzione dei loro livelli nel sangue.
Inoltre questa pianta è anche in grado di inibire le elastasi, enzimi che attaccano e distruggono il tessuto elastico delle articolazioni dove è presente un fatto infiammatorio, causando quindi un progressivo danno alle strutture articolari, che si manifesta con i sintomi tipici come dolore, gonfiore e limitata funzionalità delle articolazioni colpite.
Sono stati fatti alcuni studi clinici per valutare gli effetti benefici della Boswellia in persone con osteoartrite: i risultati finali evidenziavano un netto miglioramento dei sintomi dolorosi, con un significativo progresso anche dei risultati dei test specifici. Non ci sono dati sul suo uso in gravidanza e durante l’allattamento.