Bellezza e benessere a portata di mano… anche in inverno

Con l’arrivo della stagione invernale fanno la loro comparsa basse temperature, vento gelido, umidità o eccessiva secchezza: tutti fattori che, con l’inquinamento e l’esposizione ai raggi UV, aggrediscono la pelle di grandi e bambini – soprattutto quella del viso e le labbra – e i capelli, con il risultato di avere alla fine della giornata una cute secca, screpolata, ruvida, opaca. Questo succede perché il film idrolipidico e lo strato corneo, cioè quello più superficiale dell’epidermide, prime barriere contro le aggressioni esterne, sono sottoposti in questo periodo a notevoli e continui stress ambientali. Qual’è il meccanismo? Ricordiamo che proprio a livello dello strato corneo si verifica la produzione del “fattore di idratazione naturale” della pelle (NMF, ovvero “natural moisturizing factor”), un insieme di sostanze tra cui aminoacidi e zuccheri, cui vanno ad aggiungersi sali minerali, acido lattico e urea, prodotti dalla sudorazione; l’ “NMF” svolge un ruolo molto importante per il mantenimento dell’idratazione della cute, ma questa capacità diminuisce via via che le temperature si abbassano. Inoltre il freddo, determinando un diminuzione della temperatura corporea, induce ad un conseguente aumento del livello di evaporazione dell’acqua presente sulla superficie cutanea. L’epidermide quindi si disidrata, si screpola, si arrossa. Per riportare la cute alle condizioni ottimali è necessario seguire tre regole: pulizia, idratazione e nutrimento. Anche l’alimentazione può aiutare a contrastare l’azione del freddo e difendere la pelle: una Dieta ricca di frutta e verdura di stagione introduce il necessario apporto di vitamine e sali minerali; di grande aiuto anche il pomodoro, l’uva e la mela, rispettivamente ricchi di licopene, resveratrolo e floretina, potenti antiossidanti naturali. Queste preziose sostanze possono essere assunte anche attraverso un’integrazione alimentare mirata, utile a coadiuvare l’abituale Dieta alimentare e il benessere dell’organismo. Per facilitare l’idratazione ricordarsi infine di bere molta acqua – almeno un litro e mezzo al giorno – anche se non si sente lo stimolo della sete. Oltre all’alimentazione, gli alleati tradizionali per la bellezza e la salute del viso sono i prodotti idratanti, che devono soprattutto reintegrare la miscela presente naturalmente sull’epidermide; il fondotinta può essere utile, soprattutto se dotato di adeguato filtro solare. Anche le labbra sono particolarmente delicate e vanno costantemente protette. Per evitare screpolature, via libera a rossetto e burrocacao, il cui utilizzo quotidiano garantisce labbra morbide e difese. Gli esperti consigliano di dedicare tutti i giorni almeno dieci minuti alla pulizia e all’idratazione di guance, mento e fronte. La detersione della pelle va fatta con latte detergente e tonico, quindi purificare con un gel esfoliante e idratare con una crema specifica adatta alle caratteristiche cutanee. In questo periodo in particolare può essere utile aggiungere al trattamento abituale per l’idratazione un emolliente a base di calendula e camomilla, dalle proprietà lenitive e riepitelizzanti. In casi di arrossamenti e bruciori, un ottimo rimedio per bambini e anziani è invece rappresentato dall’olio di germe di grano; un piccolo quantitativo applicato prima di uscire consente di affrontare senza timore le avversità climatiche. Leggi anche Il consiglio dell’esperto

Per ricominciare con energia, un aiuto dagli integratori alimentari

Il rientro in città spesso porta con sé un po’ di malumore, acuito anche dai fastidi legati al cambio di stagione, come i primi raffreddori. Semplici rimedi possono aiutare ad affrontare questo momento di passaggio e ad attenuare quel senso di stanchezza legato all’arrivo della stagione autunnale. Una delle prime difficoltà che a volte si presenta è l’alterazione del ritmo sonno-veglia. Perciò bisogna cercare di ripristinare l’equilibrio abituando l’organismo ad orari costanti.

Inoltre, un capitolo importante è sicuramente quello dell’alimentazione. Ritornare alla routine quotidiana significa anche archiviare gli eccessi e le sregolatezze dei mesi estivi recuperare un regime alimentare corretto e organizzato: ciò si traduce in cibi altamente nutritivi ed energetici.

Le principali proprietà di alcune vitamine e sali minerali1 che possono diventare un valido aiuto per il benessere dell’organismo durante i cambi stagionali. Per cominciare, le vitamine del complesso B, importanti per il metabolismo cellulare e per trasformare i macronutrienti in energia. In particolare, le vitamine B2 (detta anche Riboflavina) e B6 contribuiscono alla riduzione della stanchezza e del senso di affaticamento e sono utili per regolare la normale funzione psicologica. La vitamina B12 coadiuva la formazione dei globuli rossi e contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario.

Tra i minerali, assicurarsi il giusto apporto di ferro, prezioso per chi si sottopone a stress importanti, poiché salvaguarda la funzione cognitiva, riducendo gli stati di stanchezza; del potassio, un elemento importante che contribuisce al normale funzionamento del sistema nervoso e a mantenere equilibrata la pressione sanguigna; e del magnesio, una risorsa efficace nei periodi di tensione.

Per fare il carico di queste vitamine e minerali è necessario arricchire la propria dieta di frutta e verdura di stagione. Inoltre, lontano dai pasti, bere almeno 2 litri di acqua al giorno. Sono piccoli consigli per depurare e riequilibrare l’organismo, facilitando così il processo di espulsione delle tossine.

 

Anche l’utilizzo di integratori alimentari può essere utile per mantenere il benessere dell’organismo. A questo proposito, l’estratto di Echinacea, aiuta la funzionalità delle prime vie respiratorie e le naturali difese dell’organismo.

Per approfondimenti: si veda rettifica regolamento (UE) n. 432/2012 della Commissione.

Ruolo benefico degli omega-3 nello sviluppo cognitivo nel bambino e a sostegno nell’anziano

Gli acidi grassi Omega-3 (o PUFA n-3), insieme agli Omega-6, costituiscono una categoria di acidi grassi essenziali indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo. Numerosi e riconosciuti sono gli effetti benefici degli Omega-3 sul sistema cardiocircolatorio, ma non solo: gli acidi grassi Omega-3 svolgono anche un importante ruolo nel sistema nervoso.

Il cervello umano ha un elevato contenuto di acidi grassi , fondamentali per il suo normale sviluppo e il mantenimento delle sue funzioni. Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 sono importanti componenti delle membrane delle cellule nervose e partecipano ad alcune attività celebrali: ad esempio agiscono sulla fluidità delle membrane cellulari e regolano la produzione di neurotrasmettitori e neuropeptidi, sostanze che trasportano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso. Sulla base di queste evidenze scientifiche l’utilizzo di integrazioni a base di Omega-3 è aumentato notevolmente negli ultimi anni al fine di migliorare lo sviluppo cognitivo del bambino e di contrastare, all’avanzare dell’età, lo sviluppo di alcune patologie degenerative del sistema nervoso, quali il Parkinson e l’ Alzheimer.

Se gli acidi grassi Omega-6 vengono assunti regolarmente nella quotidiana alimentazione, essendo contenuti negli olii vegetali di cui gli italiani fanno largo uso, lo stesso non si può invece dire degli acidi grassi Omega-3, assunti invece in quantità assai minori nella nostra dieta. Questi ultimi si trovano soprattutto nel pesce – principalmente salmone, acciughe, sardine, aringhe, sgombri, trota, pescespada, tonno, sogliola, platessa, merluzzo – nei crostacei, nel tofu, nelle mandorle e nelle noci, come anche in alcuni olii vegetali come l’olio di semi di lino, l’olio di nocciole e l’olio di colza. L’apporto nutrizionale di Omega-3 è però piuttosto scarso nella maggior parte dei paesi occidentali: da ciò deriva la raccomandazione a consumare pesce almeno due volte alla settimana e l’indicazione di una eventuale supplementazione con integratori, sia durante la gravidanza e l’allattamento, a sostegno dello sviluppo del sistema nervoso del bambino, sia nella popolazione anziana per favorire la prevenzione di patologie neurodegenerative.

Una recente revisione scientifica dei dati presenti in letteratura (Eilander et al,2007) ha analizzato gli effetti di una supplementazione per 19 settimane con 1.2 g/al giorno di acido docosaesaenoico (DHA), l’acido grasso polinsaturo della serie Omega-3 maggiormente presente nelle strutture nervose, o con 4.7 g/al giorno di acido linoleico (LA), un acido grasso polinsaturo della serie Omega-6, in donne nell’ultimo periodo di gravidanza e durante primi 3 mesi di allattamento. Gli effetti sono stati valutati nei bambini nati da queste donne rispetto ai figli delle donne del gruppo di controllo, che non avevano ricevuto supplementazioni. Gli elettroencefalogrammi effettuati da 2 giorni a 9 mesi dalla nascita non presentavano differenze tra i diversi gruppi. All’età di 4 anni, però, i figli delle donne che avevano ricevuto la supplementazione con Omega-3 manifestavano capacità cognitive significativamente maggiori ed un quoziente intellettivo superiore di 4 punti rispetto ai bambini figli delle donne del gruppo di controllo e di quelle che avevano assunto Omega-6. Questo studio suggerisce l’esistenza di effetti positivi sul bambino di un’integrazione materna con Omega-3 effettuata durante la gestazione e l’allattamento; tali effetti appaiano tardivamente, cioè quando le capacità cognitive sono più mature – intorno all’età di 4 anni o più – e i test psicometrici cognitivi hanno un più alto potere discriminante.

Un adeguato apporto giornaliero di Omega-3 può anche avere effetti importanti sul mantenimento delle normali funzioni cognitive e sulla prevenzione di patologie neurologiche degenerative nell’ anziano. Uno studio italiano (Panza et al, 2008), ha valutato la relazione tra apporto giornaliero di Omega-3 e declino delle capacità cognitive con l’avanzare dell’età. 5632 soggetti, maschi e femmine, di età compresa tra i 65 e 84 anni, sono stati suddivisi per classi di età. All’inizio dello studio e dopo un anno sono state valutate nei diversi soggetti l’introduzione dietetica di Omega-3, mediante un questionario nutrizionale, e alcune capacità cognitive: memoria, orientamento spazio temporale, attenzione, fluidità di parola e velocità di elaborazione cognitiva. Gli anziani a maggiore introduzione dietetica di Omega-3 hanno evidenziato un più lento declino di specifiche capacità cognitive: sembrerebbe perciò evidente l’associazione tra alti valori di introduzione di Omega-3 e mantenimento di livelli significativamente più elevati dello stato cognitivo.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Eilander, A., D. C. Hundscheid, et al. (2007). “Effects of n-3 long chain polyunsaturated fatty acid supplementation on visual and cognitive development throughout childhood: a review of human studies.” Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids 76(4): 189-203. Panza, F., C. Capurso, et al. (2008). “S-adenosylhomocysteine and polyunsaturated fatty acid metabolism in predementia syndromes and Alzheimer’s disease.” Neurobiol Aging 29(3): 478-80.

Dal goloso cacao un fitocomplesso dalla poliedrica attività benefica: i flavanoli.

Il cacao è una polvere di colore bruno-rossiccio, che viene ricavata dalla pianta del cacao (Theobroma cacao), originaria dell’America meridionale, in particolare del Venezuela.

L’alta concentrazione di polifenoli, in particolare flavanoli, è la caratteristica distintiva della polvere di cacao. In passato la presenza di diverse concentrazioni di polifenoli si pensava essere esclusivamente correlata alla definizione del sapore e dell’aroma tipico di questi prodotti, ma in seguito a studi più approfonditi, essa si è dimostrata legata ad effetti salutistici, dovuti all’attività antiossidante di queste molecole. Si suppone che tale capacità antiossidante sia una delle spiegazioni per la bassa incidenza di aterosclerosi e patologie cardiovascolari nelle popolazioni indigene dell’America Centrale, tra cui è diffuso il consumo di bevande a base di cacao.

Recentemente alcuni ricercatori americani (Balzer J, et al. 2008) hanno esaminato gli effetti indotti da una supplementazione con flavanoli sulla funzionalità endoteliale in pazienti diabetici. La scelta di pazienti diabetici era giustificata dall’alta correlazione tra questa patologia e le malattie cardiovascolari.

I 40 pazienti partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi, ognuno ricevente una diversa supplementazione giornaliera di flavanoli derivati da cacao per 30 giorni consecutivi:

  • gruppo controllo = 75 mg di flavanoli/die
  • gruppo trattati = 963 mg di flavanoli/die

All’inizio, dopo 8 giorni ed alla fine della somministrazione, in tutti i soggetti è stata determinata la funzionalità endoteliale (tramite valutazione della dilatazione dell’arteria brachiale), la concentrazione di flavanoli nel sangue, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca.
Già dopo 8 giorni dall’inizio della sperimentazione, i soggetti trattati hanno manifestato un miglioramento significativo della funzionalità endoteliale ed un aumento della concentrazione di flavanoli nel sangue (da 1.47 nmol/l a 2.78). Risultati ancora più marcati si sono registrati a distanza di 30 giorni (funzionalità endoteliale aumentata di oltre il 30%). Al contrario, nel gruppo di controllo non si sono osservate differenze significative nei diversi parametri misurati. La pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e i valori glicemici si sono mantenute invariate nel corso del trattamento per entrambi i gruppi testati.

I dati riportati indicano che l’assunzione giornaliera di elevate quantità di flavanoli può migliorare la funzionalità endoteliali in pazienti diabetici. Questo risultato potrebbe essere significativo nei confronti di alcune patologie di natura cardiovascolare, come ictus ed infarti, che colpiscono con alta frequenza la popolazione Occidentale; tali osservazioni suggeriscono la possibilità di integrare la Dieta abituale con flavanoli come coadiuvanti per la riduzione del rischio cardiovascolare.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Balzer J, Rassaf T, Heiss C, Kleinbongard P et al. Sustained benefits in vascular function through flavanoli containing cocoa in medicated diabetic patients. Journal of the American College of Cardiology. 51,22;2008

Fitosteroli della soia: un aiuto naturale per combattere il colesterolo

I risultati degli studi più recenti indicano che il numero di persone in cui è necessario ridurre la colesterolemia è in continua crescita.

In questo contesto complesso ed in rapida evoluzione, nuove opportunità emergono dall’utilizzo di fitosteroli. I fitosteroli sono composti bioattivi presenti in molti prodotti vegetali, come oli, legumi (soia in particolare) e frutta secca. La loro capacità di contribuire alla riduzione della colesterolemia LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) in persone moderatamente ipercolesterolemiche è ampiamente documentata; è inoltre necessario sottolineare che la loro efficacia sembra essere correlata alla tipologia di Dieta abitualmente seguita.

Un recente articolo (Lerman R. et al., 2008) ha analizzato gli effetti indotti da una integrazione giornaliera di fitosteroli della soia associata ad una Dieta a basso apporto glucidico in 50 soggetti affetti da ipercolesterolemia e sindrome metabolica, di ambo i sessi; i soggetti sono stati suddivisi in 2 gruppi, ognuno ricevente un diverso trattamento, per 12 settimane consecutive:

  • Gruppo 1 (G1): modificazione della Dieta abituale (Dieta Mediterranea Modificata), con riduzione del consumo di vino (1 bicchiere/die) e di alimenti a base di cereali, come pasta, riso, pizza, pane (1 porzione/die).
  • Gruppo 2 (G2): modificazione della Dieta abituale come nel primo gruppo e assunzione di fitosteroli derivati dalla soia, somministrati come bevanda 2 volte al giorno. L’integrazione prevedeva l’assunzione di 34 mg di isoflavoni della soia al giorno.

All’inizio della valutazione tutti i soggetti presentavano valori simili di BMI (indice di massa corporeo), colesterolemia totale e trigliceridemia, e anche l’apporto dietetico in calorie, glucidi e lipidi, valutato attraverso il diario alimentare, non era significativamente diverso. Dopo 12 settimane entrambi i gruppi hanno registrato un calo ponderale (-5.7 kg per G 1 e -5.9 kg per G2) e una riduzione significativa della circonferenza vita rispetto ai valori iniziali. L’analisi dei parametri ematici ha evidenziato una riduzione del colesterolo totale, delle LDL, del rapporto colesterolo/HDL, in entrambi i gruppi; soltanto nel gruppo supplementato però tale diminuzione era significativa. Inoltre, nel gruppo ricevente fitosteroli si è riscontrata una diminuzione della concentrazione di trigliceridi nel sangue e un calo del rapporto trigliceridi/HDL, mentre l’altro gruppo non presentava modificazioni.

Questo studio conferma il ruolo positivo dell’integrazione con fitosteroli – in associazione ad una Dieta equilibrata e a basso apporto glucidico – nel miglioramento del quadro complessivo di persone con ipercolesterolemia e sindrome metabolica, in tempi relativamente brevi.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Lerman R., Minich D., Darland G., Lamb J., Tripp ML. Enhancement of modified Mediterranean-style, low glycemic load with specific phytochemicals improves cardiometabolic risk factors in subjects with metabolic syndrome and hypercholesterolemia in a randomized trial. Nutrition & Metabolism. 2008,5:29.

Effetti benefici dell’elevata introduzione di calcio nelle donne in post-menopausa

Il calcio è il minerale più abbondante dell’organismo: circa il 99% è depositato nelle ossa e nei denti, mentre il rimanente 1% si trova nei tessuti molli, nei liquidi intra- ed extracellulari e nel sangue. Il calcio svolge un ruolo importante non solo come sostegno strutturale ma anche in alcune funzioni biologiche come la conduzione nervosa, la contrazione muscolare, l’adesività delle cellule, la mitosi e coagulazione del sangue.

Numerosi studi internazionali e nazionali hanno riportato che il consumo di prodotti lattiero-caseari, che rappresentano una ricca fonte di calcio, e l’eventuale assunzione di calcio come integratore, svolgono un effetto benefico a molteplici livelli; tra le molteplici virtù, il calcio induce una riduzione della massa adiposa, dell’ indice di massa corporea (BMI), della circonferenza vita e della pressione sanguigna. La conseguenza di tali miglioramenti è una riduzione del rischio di sviluppare la Sindrome Metabolica (*).

Un recente studio (Geum Joon Cho et al; 2009) ha confermato la relazione tra Sindrome Metabolica e livelli di assunzione di calcio, introducendo un nuovo fattore di variabilità legato al genere (maschi o femmine) e allo stato ormonale. Infatti pare che l’efficienza dell’assorbimento intestinale e l’escrezione di calcio vengano influenzati dai livelli di estrogeni circolanti, e siano quindi meno efficienti in fase post menopausale.

Questo studio comprendeva un totale di 9.341 partecipanti (4.118 uomini, 3.359 donne in premenopausa, e 1.864 in post-menopausa). In ogni soggetto sono state analizzate le abitudini alimentari (livelli di assunzione di macro e micronutrienti) e alcuni parametri biochimici (trigliceridi totali e colesterolo) ed antropometrici (BMI, peso e circonferenza vita).

L’apporto di calcio e l’energia totale introdotta sono apparsi significativamente più alti nei soggetti di sesso maschile. Tra le donne tali valori risultavano più bassi nei soggetti in post-menopausa rispetto a quelli in premenopausa.

E’ importante notare che, tra le donne in menopausa, quelle che assumevano la quantità di calcio maggiore (quartile superiore) presentavano un rischio più basso di sviluppare Sindrome Metabolica  rispetto a quelle con l’introduzione più bassa (quartile inferiore). Tale correlazione inversa è risultata riconducibile principalmente ad un effetto favorevole del calcio sul profilo lipidico ed in particolare sui trigliceridi e sul colesterolo HDL.

Questi risultati hanno permesso di concludere che, nelle donne in menopausa, il rischio di Sindrome Metabolica appare ridotto quando l’assunzione giornaliera di calcio è elevata. Quindi un maggior apporto dietetico di calcio, attraverso la dieta, o in aggiunta sotto forma di integratori, nelle donne in post-menopausa può avere effetti favorevoli non solo sull’osteoporosi, ma anche sulla Sindrome Metabolica e quindi, in generale, sul rischio cardiovascolare.

(*) Per sindrome metabolica si intende una situazione clinica ad alto rischio cardiovascolare che comprende una serie di fattori di rischio e di sintomi – spesso correlati allo stile di vita della persona (peso eccessivo, vita sedentaria) o a situazioni patologiche preesistenti.

 

Riferimenti Bibliografici

Geum Joon Cho, Hyun Tae Park, Jung Ho Shin, Jun Young Hur,Young Tae Kim, Sun Haeng Kim, Kyu Wan Lee, and Tak Kim. Calcium intake is inversely associated with metabolic syndrome in postmenopausal women: Korea National Health and Nutrition Survey, 2001 and 2005.Menopause, Vol. 16, No. 5, 2009

Il selenio, minerale essenziale per la salute nella terza età

Il selenio è un elemento essenziale per la salute perché protegge l’integrità delle membrane cellulari. L’organismo umano dovrebbe assumere giornalmente circa 55µg di questo prezioso elemento; è tuttavia necessario sottolineare che suo assorbimento non dipende solo dalle quantità introdotte con la dieta, ma anche dalla forma chimica in cui si trova il suo apporto. Il contenuto di selenio negli alimenti dipende infatti dalla sua presenza nel suolo: ecco perché esso varia da paese a paese e conseguentemente gli alimenti lo contengono in quantità differenti. L’Italia è una regione a basso contenuto di selenio e quindi l’apporto di questo elemento attraverso l’alimentazione è piuttosto scarso. Buone fonti alimentari sono comunque le carni, il fegato e i cereali.

Il selenio è un minerale essenziale in piccole quantità e nell’uomo è indispensabile per il funzionamento corretto dei processi metabolici. Livelli inadeguati di selenio comportano una maggiore suscettibilità dell’organismo allo Stress ossidativo ed, in ultima analisi, con una compromissione del sistema immunitario. Le persone più a rischio di carenza di selenio sono i malati cronici o i pazienti con diete particolari.

L’osservazione più recente riguarda i minori livelli circolanti di selenio nei soggetti anziani affetti da malattia di Alzheimer. Studi precedenti hanno infatti dimostrato una progressiva riduzione dei livelli circolanti di selenio con l’età, come conseguenza della combinazione tra la ridotta biodisponibilità, l’aumentato fabbisogno, i cambiamenti del metabolismo e il limitato apporto con la dieta. L’importanza del selenio per il cervello è suggerita anche dall’osservazione che, in caso di carenza nutrizionale, il cervello è il primo organo che subisce la perdita di selenio, e in caso di adeguata supplementazione è il primo organo a rifornirsi.

Contenuti scientifici tratti dal Dossier dossier sui minerali, vitamine e antiossidanti, a cura di Franca Marangoni e Andrea Poli – Nutrition Foundation of Italy – scaricabile da questo sito.