Piante come tonico: ginseng, guaranà, ginko biloba

La primavera è un periodo particolarmente delicato, dove il cambio di stagione, il rialzo di temperatura, l’aumentata attività dovuta alle giornate più lunghe possono contribuire a quel ben conosciuto senso di stanchezza, di Astenia generali; una difficoltà ad “adattarsi” ai nuovi ritmi biologici.

GINKGO BILOBA

Il Ginko Biloba, della famiglia delle Ginkgoaceae, è una delle piante più antiche oggi viventi; infatti sono stati trovati dei fossili di Ginkgo biloba vecchi di quasi 200 milioni di anni. E’ originario della Cina e della Corea, e attualmente è coltivato negli Stati Uniti e in Europa. Numerose sono le proprietà del Ginko Biloba: ha un’azione fortemente protettiva sulle cellule cerebrali contrastandone i processi di invecchiamento, migliora la trasmissione tra queste cellule e riduce notevolmente i danni causati alle cellule cerebrali dai radicali liberi; sono proprio questi ultimi infatti che danneggiano le strutture cerebrali, accelerandone l’invecchiamento e deprimendone quindi la funzionalità. Ha un effetto antiossidante, aiuta a combattere l’affaticamento nell’anziano (perdita di memoria) e nel giovane (difficoltà a concentrarsi nello studio). Nella terza età in particolare, numerosissimi studi hanno mostrato che il Ginkgo biloba ostacola la degenerazione cerebrale causata dagli anni o da sostanze tossiche per il cervello e mantiene più efficienti le funzioni legate alla memoria e all’attenzione. Inoltre ulteriori studi evidenziano che il Ginko Biloba aumenta nel nostro cervello la produzione di sostanze ad azione antidepressiva, migliorando quindi nel complesso il tono dell’umore e il benessere psichico della persona. Sono stati effettuati numerosissimi studi clinici che hanno valutato l’efficacia dell’estratto secco titolato di questa pianta somministrato alla dose media di 120 mg al giorno per periodi di tempo variabili tra 3 e 12 mesi in pazienti con decadimento cerebrale senile, con disturbi caratterizzati da alterazioni della memoria, depressione, vertigini e ronzii alle orecchie. I test valutativi erano quelli correntemente usati in tutto il mondo per valutare la funzionalità mentale. Tutti questi studi clinici mostravano miglioramenti statisticamente significativi dopo la terapia, con percentuali di miglioramento oscillanti tra il 60 e il 75% dei soggetti trattati. Il numero di pazienti con decadimento cerebrale senile coinvolti in questi studi è stato di circa 12.000. Altri studi clinici sono stati condotti in pazienti con deficit di memoria di tipo senile. Essi ricevevano per bocca una dose di estratto secco titolato di ginkgo biloba compresa tra 120 e 240 mg o un placebo 1 ora prima di sottoporsi al “dual coding test”, che misura la velocità con la quale il soggetto è capace di elaborare le informazioni: i pazienti trattati col ginkgo hanno avuto un punteggio finale del test migliore del 30% rispetto a quelli che ricevevano il placebo. In tutti questi studi la tollerabilità dell’estratto di Ginkgo biloba è sempre stata molto soddisfacente. In rari casi e a dosaggi molto elevati può provocare dolori addominali e/o reazioni allergiche di tipo cutaneo. Il Ginko Biloba non va usato in pazienti che prendono farmaci anticoagulanti, perché ne potenzia l’effetto. E’ controindicato in gravidanza e durante l’allattamento. Il Ginko Biloba può essere assunto a partire dai 6 anni di età.

GINSENG

Appartenente alla famiglia delle Araliaceae, il Ginseng è una pianta originaria dell’Estremo Oriente, in particolare della Corea e della Cina. Il nome cinese del Ginseng è Ren Shen. La parola Ren significa “uomo” e si riferisce a quella parte della pianta, la radice, la cui forma assomiglia molto a quella di un uomo in miniatura. Poiché è proprio la radice a racchiudere le proprietà specifiche, gli antichi cinesi furono indotti a credere che il Ginseng agisse sull’uomo nella sua totalità. Una felice intuizione che è stata in seguito confermata, oltre che dalla pratica, da numerosi studi e ricerche. Il Ginseng è capace di favorire il funzionamento cerebrale e quello muscolare, con un’azione che viene definita appunto “adattogena”: ciò significa che aiuta l’organismo a sostenere meglio un’intensa attività mentale e fisica, che spesso di verifica proprio in concomitanza della primavera. Studi condotti su sportivi hanno dimostrato che l’assunzione di Ginseng determina un netto miglioramento dell’efficienza dello sforzo fisico, con diminuzione della produzione di acido lattico e di acido piruvico, che tendono ad accumularsi nei muscoli provocando crampi; riduce i livelli di acidi grassi liberi nel sangue, aumenta il consumo di ossigeno e la funzionalità respiratoria e diminuisce il tempo necessario a ricuperare le forze. Numerosi studi clinici hanno anche dimostrato che il Ginseng induce evidenti miglioramenti della memoria, nella capacità di apprendimento, nell’attenzione e migliora anche il tono dell’umore. Può causare nervosismo, irritabilità, insonnia. Non va utilizzato nell’allattamento e in gravidanza, nel bambino al di sotto dei 12 anni di età e nel paziente con grave ipertensione arteriosa.

GUARANA’

Il Guaranà è una pianta originaria del Brasile, i cui frutti vengono utilizzati per preparare bevande stimolanti e toniche; è attualmente coltivato nelle zone equatoriali dell’Africa dell’est, dalla Sierra Leone alla Nigeria e fino al Gabon. E’ una pianta ricca di caffeina e di altre sostanze “psicostimolanti”, con un’azione tonica sul cervello: aumenta l’attenzione, la memoria e le performance mentali in genere e diminuisce, contemporaneamente, la sensazione di affaticamento e stanchezza, tipica della stagione primaverile. Per queste proprietà il Guaranà viene molto usato dagli studenti per la preparazione di esami impegnativi. Inoltre aiuta l’organismo a bruciare i grassi depositati soprattutto nel tessuto adiposo sottocutaneo. Si sconsiglia l’assunzione da parte di persone che soffrono di insonnia, che sono affette da gravi forme di Ansia o da aritmie cardiache; va inoltre evitato in gravidanza e allattamento. Il Guaranà può essere assunto a partire dai 10-12 anni di età.

Dal fiore della passione, un aiuto per l’ansia

L’ansia è oggi una delle condizioni di più comune riscontro, anche in età adolescenziale. In questo caso essa è legata in buona parte all’assunzione di sempre maggiori responsabilità, alla tensione per i nuovi rapporti col mondo esterno e spesso alla scarsa tolleranza dell’autorità dei genitori. E’ un disagio che si presenta con una grande varietà di sintomi e di segni, che variano molto da persona a persona; alcuni sintomi sono però più frequentemente presenti e sono rappresentati da paure anche per cose poco rilevanti, angoscia, senso di agitazione e di indeguatezza, scarsa capacità di concentrazione, tachicardia e palpitazioni oppure sintomi gastrointestinali quali disturbi digestivi, bruciori di stomaco, nausea, meteorismo con sensazione di gonfiore addominale e dolori all’addome più o meno intensi; frequenti sono anche i disturbi del sonno.

Un aiuto per combattere questo disagio viene dal cosiddetto “fiore della passione”, la Passiflora (Passiflora incarnata), originaria dell’America centro meridionale, un rampicante di piccola taglia. La famiglia di appartenenza è quella delle Passifloraceae, che conta oltre cinquecento specie. La passiflora produce fusti erbacei o semilegnosi, di colore verde brillante, con numerosi viticci che consentono alla pianta di avvilupparsi a griglie e sostegni; in estate la passiflora si distingue per gli splendidi fiori bianchi, verdi, lilla, blu o rosa.

Per la preparazione dell’estratto secco si utilizzano i fiori. Il “fiore della passione” possiede una riconosciuta azione calmante e svolge una benefica azione nel contrastare i disturbi del sonno. Recentemente è stato dimostrato che alcuni flavonoidi della passiflora sono in grado di legarsi ai recettori delle benzodiazepine situati nel cervello, determinando un aumento dei livelli intracerebrali di GABA, un aminoacido ad azione sedativa. Tale meccanismo spiegherebbe l’azione ansiolitica legata a questa pianta.

 

Eleuteroccocco e Rodiola: un aiuto naturale per recuperare l’energia psico-fisica

Esistono momenti della vita di ognuno in cui si ha bisogno di un aiuto esterno per recuperare l’energia psicofisica. Capita a seguito di tempi prolungati di superlavoro, di stress, di somatizzazione dell’ansia, ma anche dopo periodi in cui l’organismo ha sofferto di problemi organici o malattie.
L’indebolimento psico-fisico colpisce più frequente le donne, anche in età giovanile, e si manifesta con ansia, calo della memoria, delle prestazioni mentali in genere e scarsa voglia di fare le cose.
Una condizione che può compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane e che necessita pertanto di un supporto adeguato.

Un aiuto può venire anche dalla natura ed in particolare dall’eleuteroccocco e dalla rodiola, due piante provenienti dalle regioni fredde che si caratterizzano rispettivamente per un’azione energizzante e tonica.

L’Eleuteroccocco (Eleutherococcus senticosus), noto anche come Ginseng Siberiano, è una pianta originaria della Siberia e della Mongolia di cui viene utilizzata soprattutto la radice. Cresce spontaneamente nel sottobosco e si distingue per avere la parte aerea ricoperta di spine flessibili, le foglie suddivise in 5 foglioline più piccole a forma di elisse e fiori giallastri (nella pianta femmina) o viola (nella pianta maschio).
Si caratterizza per essere ricca di eleuterosidi, composti chimicamente molto complessi e di composti fenilpropanici, lignani, cumarine, polisaccaridi, steroli e zuccheri sia semplici sia complessi.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato effetti positivi dell’assunzione di eleuterococco nel migliorare la resistenza allo stress e nello stimolare l’attenzione e la concentrazione migliorando le performance mentali. In passato sono anche stati fatti studi su cosmonauti, che ne hanno dimostrato l’efficacia nell’incrementare la resistenza alla fatica, al freddo e alle malattie.

La Rodiola (Rhodiola rosea) è una pianta appartenente alla famiglia delle crassulaceae che ha origine nelle regioni nordeuropee, in particolare Scandinavia, e nella zona nord-ovest della Russia, dove forma notevoli estensioni a tappezzare il terreno.
Nota anche con il nome popolare di “radice d’oro” si distingue per avere dei fiori gialli con una profumazione simile a quella della rosa. Nella trazione dei popoli freddi veniva utilizzata soprattutto per la realizzazione di infusi per aiutare l’organismo a sopportare i disturbi dovuti al grande freddo.
Si caratterizza per essere ricca di acidi organici, olio essenziale, beta sitosterolo, tannini di tipo prevalentemente pirogallico e flavonoidi. La rodiola è nota da tempo fra i popoli nordici per la sua azione tonica psico-fisica. Diversi studi recenti hanno infatti dimostrato che la rodiola accorcia il tempo di recupero muscolare dopo un esercizio fisico, in parte perché aumenta la sintesi di proteine nei muscoli e in parte perché favorisce la penetrazione del glucosio, degli acidi grassi, delle vitamine e dei ali minerali nelle cellule muscolari, favorendone anche l’utilizzo nei processi metabolici cellulari per la produzione di energia. La rodiola inibisce anche l’enzima che trasforma la serotonina e la dopamina in sostanze inattive, aumentando in tal modo i livelli di questi neurotrasmettitori ad azione antidepressiva e psicostimolante del cervello.

Integratori alimentari: un aiuto per mamme in attesa e bebé

Gravidanza e allattamento rappresentano due momenti cruciali per la donna non solo sotto l’aspetto emotivo e psicologico, come è naturale, ma anche sotto il profilo alimentare. La Dieta materna infatti incide in modo significativo sul benessere della madre stessa e, soprattutto, sulla salute del nascituro.
Per rendere ottimale lo stato di salute materno e ridurre il rischio di malformazioni o malattie del bambino è quindi fondamentale che la madre raggiunga uno stato nutrizionale ottimale prima, durante e dopo la gestazione, durante l’allattamento, momento in cui le richieste nutrizionali sono ancora superiori a quelle della gravidanza.

Durante la gravidanza, soprattutto nel 2° e 3° trimestre di gestazione, il fabbisogno calorico aumenta di circa 300-400 kcal, mentre in quello dell’allattamento l’aumentato fabbisogno è di ca 500 kcal al giorno. Quindi per raggiungere la quota calorica necessaria, è sufficiente aumentare la quantità di alimenti consumato normalmente; in generale una corretta alimentazione secondo le indicazioni contenute nelle Raccomandazioni Nazionali (LARN) assicura un apporto bilanciato di micronutrienti sia per la mamma che per il bambino.

Il bambino durante la gravidanza si nutre attraverso la placenta e con il latte materno dopo la nascita: è quindi molto importante che la mamma in questo periodo mangi meglio attraverso un’attenta scelta degli alimenti che compongono la sua Dieta giornaliera. Oggi spesso costringiamo il nostro organismo a seguire schemi alimentari squilibrati; la vita moderna ha inoltre sconvolto anche i ritmi biologici della donna: infatti una delle più importanti rivoluzioni biologiche del nostro tempo è il periodo in cui si concepisce il primo figlio, passato dai 20-25 anni del 1960 ai 25-30 e oltre del 2000.

Vi sono però situazioni in cui l’apporto di alcuni micronutrienti può essere non adeguato al fabbisogno; in questi casi possono intervenire gli integratori alimentari, su consiglio del medico. In particolare un’integrazione vitaminica o minerale può essere particolarmente utile nel caso di donne fumatrici o alcoliste, donne vegetariane o non vegetariane con Dieta sbilanciata, gravidanze gemellari. Il consumo di integratori a base di piante o contenenti principi attivi vegetali va concordato con il medico, poiché ingredienti a base vegetale possono essere controindicati in gravidanza ed allattamento.

Acido folico (Vitamina B9): in gravidanza l’apporto giornaliero di acido folico deve essere doppio rispetto a quello in condizioni “normali”; un aumentato introito di tale vitamina è utile per la prevenzione dei difetti del tubo neurale (spina bifida e anecefalia); coinvolto nella sintesi, nella riparazione e nel funzionamento del DNA e RNA, l’acido folico è infatti necessario per la ottimale formazione e mantenimento delle nuove cellule, soprattutto nei momenti di rapida crescita, durante la gravidanza e durante l’infanzia. E’ ormai condiviso dalla comunità scientifica internazionale che l’integrazione di acido folico nel periodo del concepimento diminuisce il rischio di insorgenza di difetti del tubo neurale, la struttura cioè da cui nell’embrione si formano cranio, cervello, colonna vertebrale e midollo spinale, il cui sviluppo si completa in genere entro 30 giorni dal concepimento. Con l’assunzione di acido folico, un mese prima del concepimento e fino a due-tre mesi dopo, è possibile ridurre del 50-70% il rischio dell’insorgenza di anomalie nello sviluppo del sistema nervoso embrionale. Le linee guida internazionali e nazionali raccomandano un introito di 400 mcg al giorno, doppio rispetto a quello normalmente assunto; le principali fonti alimentari sono vegetali a foglia larga, asparagi, broccoli, cavoli, carciofi, i legumi, frutta, fegato, il pane integrale.

Vitamina B12: come tutte le vitamine del gruppo B, è essenziale per lo sviluppo del cervello, del sistema nervoso, per la formazione dei globuli rossi e per l’utilizzo di acido folico. In particolare questa vitamina può essere carente nelle donne che seguono una Dieta vegetariana vegan priva di proteine di origine animale.

La vitamina D risulta utile per le gestanti che si espongono poco al sole, perché tale vitamina aiuta l’assorbimento di calcio nelle ossa.

Ferro: fonti alimentari ricche di ferro sono carne magra, pesce, pollame, frutta a guscio e cereali arricchiti. L’assorbimento del ferro da parte dell’organismo è maggiore quando venga assunto con la carne o contemporaneamente a frutta ricca di acido ascorbico. Le linee guida suggeriscono un apporto giornaliero di 30 mg di ferro durante la gestazione. Relativamente all’allattamento, si ritiene che non sia significativo un aumento del fabbisogno di ferro rispetto alle donne in normale stato fisiologico. E’ consigliabile la contemporanea assunzione di alimenti ricchi di vitamina C e acido citrico perché incrementano l’assorbimento del ferro.

Zinco e Rame: l’assunzione di ferro può ridurre la biodisponibilità di zinco e rame; in caso di supplementazione di quest’ultimo è consigliabile associare un apporto di tali elementi, perché il ferro ne compromette l’assorbimento. Negli integratori alimentari per la gravidanza i tre minerali sono normalmente presenti in associazione. Lo zinco si trova in natura in molti alimenti, dalle carni magre, alle noci, ai tuorli d’uovo.

Calcio: data la necessità di trasferire calcio al feto, è consigliabile che la donna in gravidanza o che allatta assuma più calcio, attraverso la Dieta ricca di prodotti lattiero-caseari o gli integratori specifici. Numerose evidenze cliniche sottolineano come un’integrazione di calcio e vitamina D possa essere particolarmente utile in alcune fasce di popolazione, come donne poco esposte al sole, allergiche, intolleranti, vegetariane vegan.

Fra le altre sostanze fondamentali per una gravidanza ottimale figurano inoltre gli acidi grassi essenziali della serie Omega 3. Gli acidi grassi Omega 3, che l’organismo può assumere solo con l’alimentazione, favoriscono infatti lo sviluppo del bambino e abbassano le possibilità di un parto prematuro. Per questo, il Comitato UE, incaricato dei progetti “Perinatal Lipid Nutrition Group” e “Early Nutrition Programming” composto da oltre 50 nutrizionisti, consiglia, in gravidanza l’assunzione di 200 milligrammi al giorno di un tipo di acido grasso omega 3, l’acido docosaesainoico (DHA), perché strettamente correlato allo sviluppo cerebrale e oculare del nascituro.
Una supplementazione di acidi grassi Omega 3 inoltre viene consigliata per le mamme fumatrici, sia che abbiano smesso sia che abbiano continuato tale abitudine durante la gravidanza: infatti è stato riscontrato che il fumo di sigaretta abbassa i livelli di DHA nel latte delle fumatrici.

Combattere i disturbi legati alla gravidanza

La gravidanza è un evento che coinvolge e modifica tutto l’organismo della donna. Le modificazioni del normale modo di essere di tutto l’organismo femminile possono dimostrarsi con piccoli malesseri, che frequentemente accompagnano la donna in attesa per tutti i nove mesi, senza per altro diventare, nella maggior parte dei casi, dei veri e propri disturbi.
I primi ed i più frequenti sono la nausea e/o il vomito al mattino, la salivazione abbondante, i bruciori ed i piccoli dolori allo stomaco, la Stipsi (stitichezza) ed i mutamenti del gusto e dell’appetito. Si presentano già dalle prime settimane di gravidanza e nella maggior parte dei casi col terzo mese scompaiono; solo raramente continuano oltre questo periodo.
Oggi si ritiene probabile che siano dovute ad un iniziale incompleto adattamento dell’organismo materno alla gravidanza cui concorrono le modificazioni ormonali, le modificazioni psicologiche e la risposta immunitaria nei confronti del nuovo bambino. Di seguito alcuni suggerimenti per far fronte ai principali disagi legati alla gestazione:

DISTURBI SUGGERIMENTI
Affanno
E’ la respirazione difficoltosa durante uno sforzo, a volte anche minimo. Può presentarsi negli ultimi mesi ed è dovuto all’aumento di peso, all’ingombro provocato dall’utero che impedisce una corretta respirazione e alla diminuzione del ferro,  sottratto dal bambino.
Ci si deve riposare di più, rallentando le attività fisiche più impegnative. Può essere opportuna su consiglio del medico un’integrazione di ferro, da iniziarsi comunque già dai primi mesi.
Alterazione del gusto
Può iniziare già dopo 10 – 15 giorni di ritardo mestruale e spesso è accompagnato da fastidio nei confronti di alcuni odori ( caffè, profumi, fumo di sigaretta ). In bocca si ha frequentemente un sapore metallico.
Si deve fare attenzione a non mangiare i cibi che provocano questo fastidio. Per tale motivo nei primi mesi sono concessi, anche se limitatamente, i “capricci alimentari”.
Bruciori allo stomaco
Sono dovuti alla risalita delle secrezioni gastriche in esofago: questo si verifica a partire dal 6° mese quando l’utero, ormai di discrete dimensioni, “schiaccia” lo stomaco verso l’alto.
Mangiare frequentemente: ecco uno dei motivi per cui sono consigliati sei piccoli pasti. In questo modo le secrezioni gastriche sono tamponate dalla digestione. Se questo non bastasse, consigliandosi prima col proprio medico, si può ricorrere all’uso giornaliero di antiacidi : non rimuovono la causa ma attenuano di molto il disturbo.
Crampi
E’ un disturbo è frequente negli ultimi mesi ed è caratterizzato da una sensazione di forte contrazione alla coscia, al polpaccio o al piede. E’ dovuto ad un non corretto equilibrio elettrolitico (calcio, magnesio, fosforo, potassio  ecc. ).
Il rimedio è quello di massaggiare la parte con il Crampo per qualche minuto. Se i crampi si presentano frequentemente si deve aumentare l’apporto alimentare di oligoelementi e sali minerali, diversificando la Dieta o assumendoli sotto forma di integratori alimentari.
Dolori alla schiena
Frequenti durante tutta l’epoca della gravidanza, possono essere un campanello d’allarme di una minaccia di aborto o di parto prematuro; tale allarme si manifesta se i dolori sono associati a contrazioni. Più frequentemente sono un banale disturbo dovuto a sforzi o ad attività fisica eccessiva o a posizioni non corrette. La causa principale è allora la eccessiva mobilità delle articolazioni ossee del bacino e della colonna vertebrale dovuta alle modificazioni indotte dagli ormoni gravidici e al peso della donna.
Si deve sempre informare il medico per escludere la minaccia di aborto o di parto prematuro. Stabilita la loro origine si deve imparare a mantenere posizioni corrette della schiena (non piegare mai le spalle in avanti o troppo indietro ) e si devono praticare esercizi di ginnastica per rafforzare la muscolatura della colonna. Meglio evitare tacchi alti, consigliato dormire su materassi rigidi.
Nausea
E’ la sensazione di nausea e/o di vomito che insorge, quasi esclusivamente nei primi mesi, per lo più al mattino a digiuno e solo raramente si ripete durante la giornata. Questi disturbi sono la conseguenza evidente dell’adattamento dell’organismo femminile alla gravidanza.
Il più delle volte è sufficiente frazionare l’alimentazione in tanti piccoli pasti nelle 24 ore, costituiti, almeno inizialmente, da cibi graditi alla donna. A volte è sufficiente consumare la prima colazione a letto per avere un rapido miglioramento.
Emorroidi
Le Emorroidi sono piccole dilatazioni delle vene che raccolgono il sangue della regione anale e perianale,. Si manifestano più frequentemente nelle donne che hanno già avuto altri figli e in quelle che già soffrivano del disturbo prima di rimanere incinta perché, sotto l’azione degli ormoni della gravidanza, soprattutto il progesterone, le pareti venose si rilassano, sono meno toniche e di conseguenza tendono a dilatarsi più facilmente. Con il procedere della gestazione, soprattutto a partire dal sesto-settimo mese, il disturbo viene accentuato dall’aumentato peso dell’utero che, comprimendo le vene presenti nel bacino, ostacola il ritorno sanguigno anche dalle vene del retto. Come conseguenza si viene a formare un ristagno di sangue che preme sulle pareti venose dilatandole ulteriormente. Le Emorroidi sono molto fastidiose e determinano prurito, bruciore e dolore.
Si deve seguire una Dieta ricca in fibre e bere molto. Non si deve stare per troppo tempo sedute o in piedi, ma si deve cambiare frequentemente la posizione. Inoltre una moderata attività fisica giornaliera favorisce la loro diminuzione.
L’igiene intima deve essere molto accurata
Flatulenza
E’ la abbondante produzione di gas dall’intestino, che alcune donne hanno anche per tutta la gravidanza, ma che è più frequente negli ultimi mesi. E’ dovuta al rallentamento della motilità intestinale tipica della gravidanza.
Si deve bere molta acqua, soprattutto lontano dai pasti e devono essere evitati i cibi che danno fermentazione. Frequentemente le bevande troppo calde aumentano il problema.
Gonfiori
Negli ultimi mesi le mani, le gambe, le caviglie ed il viso possono gonfiarsi un po’. Ciò è dovuto ad una modesta ritenzione idrica tipica degli ultimi mesi della gravidanza.
Se il gonfiore non è eccessivo e non è associato a pressione alta e a perdita di albumina con le urine non ci si deve allarmare. Per accelerare il ricambio e perdere l’eccesso di liquidi è opportuno bere molta acqua lontano dai pasti, evitare di stare per troppo tempo in piedi o sedute e cercare di tenere le gambe sollevate quando si è sedute.
Perdite di urina
Verso il termine della gravidanza si possono verificare perdite involontarie di urina, anche se di modesta entità, dovute al peso ed alla pressione esercitata dall’utero sulla vescica. Alcune volte questo disturbo può essere confuso con la rottura del sacco amniotico.
La ginnastica per tonificare la muscolatura del perineo e dall’addome deve sempre essere eseguita durante la gravidanza. Inoltre si può, mentre si fa la pipì, praticare la ginnastica vescicale: si inizia ad urinare, ci si ferma per 2 – 3 secondi (si conta sino a dieci ) e si riprende poi ad urinare.
Ptialismo
E’ l’aumento della secrezione di saliva: in gravidanza, oltre ad una eccessiva produzione di saliva si ha anche una seria difficoltà  a deglutirla. Il disturbo presente sin dai primi giorni di ritardo, associato frequentemente a nausea e/o a vomito, in alcune donne permane per quasi tutta la gravidanza.
La terapie e le norme dietetiche sono le medesime che si attuano per nausea e vomito.
Secrezioni vaginali abbondanti
Sono presenti nella maggior parte delle donne durante la gravidanza e sono dovute al rigonfiamento e alla congestione delle mucose genitali tipici di questo periodo. Alcune volte sono così abbondanti da richiedere l’uso di assorbenti. Solo raramente sono il sintomo di una infezione: in questo caso hanno colore diverso dal bianco, sono accompagnate da bruciore e/o prurito, danno arrossamento e sono maleodoranti.
Sono sufficienti lavaggi frequenti con acqua e sapone. Le irrigazioni vaginali sono inutili e possono essere dannose.
In caso di infezione è il medico che, eseguiti i controlli del caso ( coltura vaginale ) stabilirà la terapia più idonea.
Stitichezza
E’ frequentissimo come disturbo. E’ dovuto soprattutto al rallentamento della velocità di transito intestinale, causato dalla azione rilassante degli ormoni della gravidanza sull’intestino.
Può essere prevenuta o attenuata da una alimentazione ricca di fibre (verdure e crusca) e con l’assunzione di discrete quantità di acqua. Se ciò non bastasse si può ricorrere saltuariamente all’uso di blandi lassativi e di piccoli enteroclismi.
Varici
La gravidanza favorisce, in chi ne è predisposta, la comparsa di Varici agli arti inferiori ed intorno alla vagina e accentua quelle gia presenti. Questo è dovuto alla azione rilassante degli ormoni gravidici sulla parete delle vene ed alla congestione delle stesse per il peso esercitato dall’utero gravido.
In questo periodo non sono da trattare con terapia chirurgica e/o sclerosante. Per lo più è sufficiente far riposare le gambe ad intervalli regolari tenendo le stesse più in alto rispetto al tronco ed usare collant elastici.

Leggi anche Il consiglio dell’esperto

L’alimentazione in gravidanza

 

Mangiare sano è importante sempre, a tutte le età. Lo è ancora di più in alcuni momenti particolari della vita, come ad esempio la gravidanza. In questo periodo, infatti, l’alimentazione non serve solo a fare in modo che la futura mamma stia bene, ma è fondamentale anche perché il feto si sviluppi e cresca in maniera corretta.
Ogni donna dovrebbe quindi alimentarsi in maniera adeguata. Non c’è bisogno di sconvolgere il proprio abituale schema alimentare, basta porre qualche piccola attenzione in più all’apporto calorico, che in questa fase deve essere leggermente superiore, alla qualità dei cibi e all’assunzione di determinati nutrienti che diventano essenziali per la crescita del feto e per la fase di allattamento. In questa fase delicata della vita di una donna è importante che il peso corporeo sia tenuto sotto controllo affinché nei nove mesi di gestazione l’incremento di peso non superi i 12-13 Kg.
Per una donna normopeso l’apporto calorico giornaliero dovrebbe quindi assestarsi sulle 2650 calorie nel primo trimestre di gravidanza e sulle 2800 calorie nel secondo e terzo trimestre.

Cosa mangiare durante questa delicata fase della vita?

Non esistono regole rigide cui è necessario attenersi perché l’alimentazione è soggettiva che dipende dal gusto personale ma anche dalle condizioni di salute della gestante. E’ bene comunque attuare piccoli accorgimenti, come seguire la regola dei 5 pasti che prevede, oltre ai pasti principali, due piccoli spuntini a metà mattina e metà pomeriggio che consentono di evitare lunghi periodi di digiuno; mangiare lentamente; concentrare il consumo dei cibi più calorici nella prima parte della giornata.
Per quanto riguarda invece gli alimenti da consumare, è importante sceglierli in modo tale che l’organismo abbia ogni giorno un introito equilibrato di carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali.
Di fondamentale importanza il latte che, grazie all’apporto di proteine, vitamine e sali minerali, contribuisce al corretto sviluppo delle ossa del bambino. La carne va consumata con molta attenzione favorendo quella magra ed evitando insaccati, salumi e carni poco cotte che possono aumentare il rischio di contrarre la toxoplasmosi. Durante la gravidanza è molto importante consumare anche le uova che si caratterizzano per un alto contenuto di proteine di ottima qualità e i legumi, che oltre ad essere anch’essi un’importante fonte di proteine, aiutano ad aumentare l’apporto di ferro. Largo anche a frutta e verdura, sbucciata e lavata con cura, che sazia apportando poche calorie e molti nutrienti. Bisognerebbe consumarne ogni giorno 5 porzioni favorendo fra la frutta gli agrumi, i kiwi, le fragole e i frutti di bosco, ricchi di vitamina C e fra gli ortaggi la verdura a foglia verde come lattuga, spinaci, cavoli e insalate che rappresentano anche un’ottima fonte di acido folico. Per garantire un apporto ottimale di acidi grassi essenziali e sali minerali è consigliato anche il consumo di frutta secca e semi oleosi, purché si faccia attenzione a non eccedere nelle quantità.

Infine non bisogna dimenticare i grassi da consumare ogni giorno anche se in piccola quantità. Meglio l’ olio di oliva da preferire a burro o margarina.
Si consiglia inoltre di evitare il consumo di alcolici, superalcolici e limitare le bevande eccitanti come caffè e tè.

Durante questa delicata fase della vita, le linee guida nutrizionali consigliano anche di supplementare la normale alimentazione con alcune sostanze di cui l’organismo necessita in quantità superiore. Fra queste il calcio, poiché parte di quello che la mamma assume con l’alimentazione viene prevalentemente utilizzato dal feto, il ferro, lo zinco e il rame, la vitamina B12, gli acidi grassi Omega3.
Particolarmente importante la supplementazione di acido folico fondamentale per aiutare l’organismo della gestante e facilitare lo sviluppo corretto del feto.
Le linee guida nazionali e internazionali ne raccomandano un introito doppio rispetto al livello di assunzione generalmente raccomandato pari a 400 mcg al giorno.
Coinvolto nella sintesi, nella riparazione e nel funzionamento del DNA e RNA, l’acido folico è infatti necessario per la corretta formazione ed il mantenimento delle nuove cellule e per diminuire il rischio di insorgenza di difetti del tubo neurale, la struttura da cui nell’embrione si formano cranio, cervello, colonna vertebrale e midollo spinale.
Sarebbe opportuno concordare la supplementazione con il proprio medico e seguirla con scrupolosità per attenersi alle giuste dosi e tempistiche di somministrazione.
(Fonte: http://www.sisteweb.it/ – Raccomandazioni del Ministero della salute sul corretto utilizzo degli integratori alimentari )

Ruolo benefico degli omega-3 nello sviluppo cognitivo nel bambino e a sostegno nell’anziano

Gli acidi grassi Omega-3 (o PUFA n-3), insieme agli Omega-6, costituiscono una categoria di acidi grassi essenziali indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo. Numerosi e riconosciuti sono gli effetti benefici degli Omega-3 sul sistema cardiocircolatorio, ma non solo: gli acidi grassi Omega-3 svolgono anche un importante ruolo nel sistema nervoso.

Il cervello umano ha un elevato contenuto di acidi grassi , fondamentali per il suo normale sviluppo e il mantenimento delle sue funzioni. Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 sono importanti componenti delle membrane delle cellule nervose e partecipano ad alcune attività celebrali: ad esempio agiscono sulla fluidità delle membrane cellulari e regolano la produzione di neurotrasmettitori e neuropeptidi, sostanze che trasportano le informazioni tra le cellule del sistema nervoso. Sulla base di queste evidenze scientifiche l’utilizzo di integrazioni a base di Omega-3 è aumentato notevolmente negli ultimi anni al fine di migliorare lo sviluppo cognitivo del bambino e di contrastare, all’avanzare dell’età, lo sviluppo di alcune patologie degenerative del sistema nervoso, quali il Parkinson e l’ Alzheimer.

Se gli acidi grassi Omega-6 vengono assunti regolarmente nella quotidiana alimentazione, essendo contenuti negli olii vegetali di cui gli italiani fanno largo uso, lo stesso non si può invece dire degli acidi grassi Omega-3, assunti invece in quantità assai minori nella nostra dieta. Questi ultimi si trovano soprattutto nel pesce – principalmente salmone, acciughe, sardine, aringhe, sgombri, trota, pescespada, tonno, sogliola, platessa, merluzzo – nei crostacei, nel tofu, nelle mandorle e nelle noci, come anche in alcuni olii vegetali come l’olio di semi di lino, l’olio di nocciole e l’olio di colza. L’apporto nutrizionale di Omega-3 è però piuttosto scarso nella maggior parte dei paesi occidentali: da ciò deriva la raccomandazione a consumare pesce almeno due volte alla settimana e l’indicazione di una eventuale supplementazione con integratori, sia durante la gravidanza e l’allattamento, a sostegno dello sviluppo del sistema nervoso del bambino, sia nella popolazione anziana per favorire la prevenzione di patologie neurodegenerative.

Una recente revisione scientifica dei dati presenti in letteratura (Eilander et al,2007) ha analizzato gli effetti di una supplementazione per 19 settimane con 1.2 g/al giorno di acido docosaesaenoico (DHA), l’acido grasso polinsaturo della serie Omega-3 maggiormente presente nelle strutture nervose, o con 4.7 g/al giorno di acido linoleico (LA), un acido grasso polinsaturo della serie Omega-6, in donne nell’ultimo periodo di gravidanza e durante primi 3 mesi di allattamento. Gli effetti sono stati valutati nei bambini nati da queste donne rispetto ai figli delle donne del gruppo di controllo, che non avevano ricevuto supplementazioni. Gli elettroencefalogrammi effettuati da 2 giorni a 9 mesi dalla nascita non presentavano differenze tra i diversi gruppi. All’età di 4 anni, però, i figli delle donne che avevano ricevuto la supplementazione con Omega-3 manifestavano capacità cognitive significativamente maggiori ed un quoziente intellettivo superiore di 4 punti rispetto ai bambini figli delle donne del gruppo di controllo e di quelle che avevano assunto Omega-6. Questo studio suggerisce l’esistenza di effetti positivi sul bambino di un’integrazione materna con Omega-3 effettuata durante la gestazione e l’allattamento; tali effetti appaiano tardivamente, cioè quando le capacità cognitive sono più mature – intorno all’età di 4 anni o più – e i test psicometrici cognitivi hanno un più alto potere discriminante.

Un adeguato apporto giornaliero di Omega-3 può anche avere effetti importanti sul mantenimento delle normali funzioni cognitive e sulla prevenzione di patologie neurologiche degenerative nell’ anziano. Uno studio italiano (Panza et al, 2008), ha valutato la relazione tra apporto giornaliero di Omega-3 e declino delle capacità cognitive con l’avanzare dell’età. 5632 soggetti, maschi e femmine, di età compresa tra i 65 e 84 anni, sono stati suddivisi per classi di età. All’inizio dello studio e dopo un anno sono state valutate nei diversi soggetti l’introduzione dietetica di Omega-3, mediante un questionario nutrizionale, e alcune capacità cognitive: memoria, orientamento spazio temporale, attenzione, fluidità di parola e velocità di elaborazione cognitiva. Gli anziani a maggiore introduzione dietetica di Omega-3 hanno evidenziato un più lento declino di specifiche capacità cognitive: sembrerebbe perciò evidente l’associazione tra alti valori di introduzione di Omega-3 e mantenimento di livelli significativamente più elevati dello stato cognitivo.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Eilander, A., D. C. Hundscheid, et al. (2007). “Effects of n-3 long chain polyunsaturated fatty acid supplementation on visual and cognitive development throughout childhood: a review of human studies.” Prostaglandins Leukot Essent Fatty Acids 76(4): 189-203. Panza, F., C. Capurso, et al. (2008). “S-adenosylhomocysteine and polyunsaturated fatty acid metabolism in predementia syndromes and Alzheimer’s disease.” Neurobiol Aging 29(3): 478-80.

Il selenio, minerale essenziale per la salute nella terza età

Il selenio è un elemento essenziale per la salute perché protegge l’integrità delle membrane cellulari. L’organismo umano dovrebbe assumere giornalmente circa 55µg di questo prezioso elemento; è tuttavia necessario sottolineare che suo assorbimento non dipende solo dalle quantità introdotte con la dieta, ma anche dalla forma chimica in cui si trova il suo apporto. Il contenuto di selenio negli alimenti dipende infatti dalla sua presenza nel suolo: ecco perché esso varia da paese a paese e conseguentemente gli alimenti lo contengono in quantità differenti. L’Italia è una regione a basso contenuto di selenio e quindi l’apporto di questo elemento attraverso l’alimentazione è piuttosto scarso. Buone fonti alimentari sono comunque le carni, il fegato e i cereali.

Il selenio è un minerale essenziale in piccole quantità e nell’uomo è indispensabile per il funzionamento corretto dei processi metabolici. Livelli inadeguati di selenio comportano una maggiore suscettibilità dell’organismo allo Stress ossidativo ed, in ultima analisi, con una compromissione del sistema immunitario. Le persone più a rischio di carenza di selenio sono i malati cronici o i pazienti con diete particolari.

L’osservazione più recente riguarda i minori livelli circolanti di selenio nei soggetti anziani affetti da malattia di Alzheimer. Studi precedenti hanno infatti dimostrato una progressiva riduzione dei livelli circolanti di selenio con l’età, come conseguenza della combinazione tra la ridotta biodisponibilità, l’aumentato fabbisogno, i cambiamenti del metabolismo e il limitato apporto con la dieta. L’importanza del selenio per il cervello è suggerita anche dall’osservazione che, in caso di carenza nutrizionale, il cervello è il primo organo che subisce la perdita di selenio, e in caso di adeguata supplementazione è il primo organo a rifornirsi.

Contenuti scientifici tratti dal Dossier dossier sui minerali, vitamine e antiossidanti, a cura di Franca Marangoni e Andrea Poli – Nutrition Foundation of Italy – scaricabile da questo sito.