L’interesse nei confronti dei probiotici è in crescita: e non solamente da parte del mondo scientifico, ma anche da parte del pubblico dei consumatori. Un atteggiamento che trova probabilmente giustificazione, oltre che nell’ampia disponibilità di prodotti con queste caratteristiche e nei consistenti investimenti pubblicitari delle aziende più attive sul mercato, anche nel grande numero di studi scientifici pubblicati negli ultimi anni sull’argomento, che a sua volta testimonia una crescente attività di ricerca nel settore. La complessità scientifica dell’argomento stesso, e delle sue numerosissime sfaccettature, è emersa in particolare negli ultimi mesi, in seguito alla pubblicazione dei pareri dell’EFSA sulla valutazione di claims sulla salute relativi a diversi probiotici ai sensi dell’art.13 del Regolamento CE 1924/2006.
Nella maggior parte dei casi EFSA ha eccepito su aspetti di natura metodologica (e specialmente sulla caratterizzazione dei ceppi proposti), ma per alcuni probiotici il gruppo di lavoro EFSA (il cosiddetto NDA panel – Nutrition, Dietetics and Allergies) ha rilevato che le pubblicazioni citate nella domanda e i dati in esse descritti erano insufficienti o inadeguati a dimostrare la relazione tra il consumo del prodotto e i benefici per la salute. Obiettivo di questa breve messa a punto è di valutare criticamente, in questo contesto, le evidenze scientifiche che supportano effetti favorevoli sulla salute di ceppi probiotici.