L’arrivo dei primi freddi porta ogni anno un bagaglio di malesseri, tra i quali particolarmente fastidiosi sono quelli legati a ossa e articolazioni. La diminuzione della temperatura in autunno ha effetto sia sulla struttura interna delle articolazioni (osso e cartilagine) sia sulle strutture esterne che le circondano, come tendini e guaine.

Sono proprio queste a soffrire maggiormente del calo termico, provocando fastidio soprattutto all’inizio del movimento “a freddo” e determinando un rallentamento dell’attività motoria. Questo problema è evidente in misura maggiore negli anziani, nei quali lo stato di salute osteoarticolare è magari già compromesso. Questa condizione può essere contrastata con molte armi, che vanno dai rimedi più semplici, come ad esempio fare un bagno o una doccia molto calda al mattino per “sciogliere” i muscoli, all’assunzione di integratori specifici o, nei casi necessari e con la prescrizione del medico, terapie mirate.

E’ consigliabile comunque essere sempre ben protetti con indumenti caldi che evitino, durante il giorno, il raffreddamento degli arti, del collo e della zona lombare. Sicuramente uno dei consigli più importanti è quello di mantenersi in movimento il più possibile.

ARTIGLIO DEL DIAVOLO (Harpagophytum procumbens)

L’Artiglio del diavolo o Arpagofito (Harpagophytum procumbens) è una pianta rampicante della famiglia delle Pedaliacee, originaria dell’Africa meridionale, in particolare Sud Africa, Namibia e Botswana, dove cresce sui suoli ricchi di ossido di ferro delle savane semidesertiche.

Il curioso nome deriva dalle quattro appendici che caratterizzano i suoi frutti ovoidali, dotate all’estremità di uncini che, penetrando nel corpo o nelle zampe di animali e uomini, provocano profonde e dolorose ferite. L’artiglio del diavolo è ricco di sostanze denominate “iridoidi”, il cui costituente maggioritario è l’arpagoside, il più importante principio attivo contenuto nella pianta. Dalla notte dei tempi in uso nelle pratiche di cura di Boscimani, Ottentotti e Bantù, l’artiglio del diavolo è giunto in Europa all’inizio del secolo ed è stato ampiamente studiato per le sue proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche.

Le ricerche cliniche e sperimentali evidenziano che tale azione è dovuta alla capacità di questo estratto di ridurre la sintesi di alcuni enzimi che favoriscono la produzione di sostanze, da parte dell’organismo, capaci di favorire l’infiammazione.

A questo vegetale vengono attribuite anche proprietà digestive, quando utilizzato come infuso, grazie ai principi amari capaci di stimolare i succhi gastrici e della bile. Tale caratteristica però rende i prodotti a base di artiglio del diavolo controindicati in caso di Gastrite o ulcere gastriche o duodenali. Non è consigliabile nel bambino al di sotto dei 12 anni, in gravidanza e durante l’allattamento.

BOSWELLIA (Boswellia serrata)

Già raccomandata nel X secolo per combattere dissenteria e stati febbrili, durante le pestilenze veniva anche fatta infondere nel vino e utilizzata come disinfettante; l’uso però che forse più ci è noto è tuttavia quello cerimoniale. Stiamo parlando della Boswellia, pianta originaria delle regioni subtropicali dell’Africa e dell’Arabia saudita, nonché dell’India e del Pakistan, dalla cui corteccia si estrae una resina conosciutissima come “incenso”, perché utilizzato da sempre in numerose cerimonie religiose antiche e moderne, dalla Persia, alla Babilonia ed Assiria fino ai giorni nostri.

La ricerca scientifica negli ultimi anni ha studiato largamente questa pianta, riconoscendole proprietà antinfiammatorie.

Nella resina della Boswellia sono presenti una serie di sostanze chiamate acidi boswellici, che esercitano un’inibizione selettiva su un enzima capace di stimolare la produzione di sostanze che facilitano i processi infiammatori, con conseguente riduzione dei loro livelli nel sangue.

Inoltre questa pianta è anche in grado di inibire le elastasi, enzimi che attaccano e distruggono il tessuto elastico delle articolazioni dove è presente un fatto infiammatorio, causando quindi un progressivo danno alle strutture articolari, che si manifesta con i sintomi tipici come dolore, gonfiore e limitata funzionalità delle articolazioni colpite.

Sono stati fatti alcuni studi clinici per valutare gli effetti benefici della Boswellia in persone con osteoartrite: i risultati finali evidenziavano un netto miglioramento dei sintomi dolorosi, con un significativo progresso anche dei risultati dei test specifici. Non ci sono dati sul suo uso in gravidanza e durante l’allattamento.

Pubblicato da ANTONELLO SANNIA

Docente al Corso di perfezionamento in Fitoterapia, Università di Siena e Presidente della SIMN (Società Italiana di Medicina Naturale)

Exit mobile version