Ottieni il meglio dal sole

La bella stagione è arrivata e la voglia di avere una perfetta abbronzatura si fa sentire sempre di più.

Per evitare le scottature, rispettando allo stesso tempo l’epidermide, è importante nutrire la pelle attraverso l’assunzione di alimenti ricchi di acqua, vitamine e sali minerali.

Un’alimentazione sana e bilanciata, infatti, è in grado di favorire la pigmentazione della pelle e prevenirne l’invecchiamento precoce. Determinati alimenti presentano straordinarie qualità abbronzanti, in quanto stimolano i melanociti, cioè le cellule deputate alla formazione di melanina, il pigmento che colora la pelle e la protegge dai raggi solari.

La regola base è di mangiare quotidianamente 4-5 porzioni di frutta, verdura fresca e di bere molto, almeno 2 litri di acqua al giorno per reintegrare i liquidi persi.

Per aiutare le difese naturali della pelle, di capelli e di unghie contro “lo stress da sole” contrastando l’azione dei radicali liberi, ecco i nutrienti da non fare mai mancare sulla nostra tavola e le fonti alimentari corrispondenti:

Betacarotene: Albicocche, anguria, pesche, pomodori, carote, fragole, melone:

  • stimola la produzione di melanina;
  • svolge un’azione antiossidante contrastando l’invecchiamento precoce della pelle;

Vitamina A, C, E: Spinaci, olio d’ oliva, zucchine, pompelmo, noci, mandorle, fragole, kiwi, bietole, pomodori, peperoni:

  • contrastano l’azione dei radicali liberi, svolgendo un’azione antiossidante;
  • la vitamina E protegge la pelle dai raggi del sole;
  • la vitamina C partecipa alla formazione del collagene;

Vitamina PP: Pesce azzurro (sgombro, tonno, sarde, pesce spada), uova:

  • allevia le infiammazioni provocate dalle scottature;

Zinco: Pesce, carote, sedano verde, spianaci:

  • partecipa alla formazione del collagene, fondamentale per l’integrità della cute;

 Amminoacidi essenziali: Carne, pesce, latte e derivati, uova, legumi:

  • allevia le infiammazioni provocate dalle scottature;

Oltre all’adozione di uno stile di vita sano, oggi l’utilizzo di integratori alimentari ad azione antiossidante costituisce una delle più promettenti strategie di prevenzione contro l’invecchiamento cutaneo e la prevenzione di fenomeni degenerativi della pelle.

Nutrire infatti in maniera corretta la pelle e sostenere attraverso un’adeguata integrazione la sua fisiologia rappresenta un nuovo approccio che identifica la possibilità di usare composti contenuti negli alimenti, attraverso la Dieta e specifici integratori, per favorire il benessere e la fisiologia della pelle, supportando quella che viene oramai definita “la bellezza dall’interno”. Si raccomanda inoltre l’uso di creme solari adatte al proprio fototipo, un’importante forma di protezione e prevenzione.

La Bardana, amica della pelle, nemica dell’acne

La pelle non costituisce soltanto l’involucro del nostro organismo ma svolge diverse funzioni: difesa, termoregolazione, escrezione, riassorbimento, regolazione omeostatica e sensoriale. Questa molteplicità di aspetti ricorda quanto sia importante avere una pelle sana, in grado di proteggere il nostro corpo da fattori ambientali di tipo fisico (ad esempio, danno da calore), chimico (es. allergeni) e biologico (es. batteri, virus). La cute, inoltre, forma l’apparato tegumentario, il più grande organo del corpo umano, trattandosi di una membrana fortemente elastica che riveste l’intera superficie del corpo (circa il 10% della massa totale).

La pelle è un organo, ma è anche un abito, come lo descrivono molti psicoterapeuti, caratterizzata da un forte legame tra emozioni e disturbi dermatologici, come l’acne: un’infiammazione dei follicoli pilosebacei che si manifesta principalmente con la comparsa del cosiddetto brufolo. Prima si formano i comedoni (i punti neri), poi si formano le papule o pustole (brufoli). Le lesioni dell’acne si localizzano al volto, collo, torace e dorso. Pur non essendo un disturbo grave, l’acne, quando si verifica in forma severa, può indurre cicatrici inestetiche e permanenti. Sia l’acne sia le cicatrici derivate possono influenzare in modo negativo la psiche: la cute è la prima finestra sul mondo.

Alcuni principi che ci regala la natura, come la Bardana, possono essere un buon alleato contro l’acne, grazie alla sua azione coadiuvante il fisiologico benessere della pelle e per le sue proprietà depurative.

Cos’è la Bardana?

La Bardana (“Arctium Lappa”), appartiene alla famiglia delle Asteracee e cresce spontanea nei campi incolti e al margine dei fossi in tutta l’Europa continentale. Si utilizza la radice, raccolta in autunno o in primavera. È una pianta ricca di fruttani, il principale dei quali è rappresentato dall’inulina, che può arrivare fino al 50%. Contiene anche due glucosidi, uno detto lappatina e l’altro denominato arctina B, mucillagini e una certa quantità di olio essenziale. È inoltre discretamente ricca di vitamine del gruppo B.

Antonello Sannia, Presidente della Società Italiana di Medicina Naturale, presenta alcuni studi su questa pianta, sottolineando che risulta essere particolarmente indicata in alcune forme di infiammazione della cute, acne giovanile, dermatiti:

“Il primo studio ha valutato l’azione antibatterica di un estratto di bardana su alcuni batteri e funghi quali Stafilococchi, Streptococchi e Candida e anche la sua eventuale tossicità sui macrofagi, cellule assai importanti del sistema immunitario – sottolinea. Si è visto che l’estratto di bardana riduce la vitalità e la proliferazione dei batteri e dei funghi, senza incidere sulla loro sopravvivenza. La produzione da parte dei macrofagi dei fattori di infiammazione veniva ridotta dall’estratto in modo significativo (De Oliveira J.R. et al. Control of microorganisms of oral health interest with Arctium lappa L. (burdock) extract non-cytotoxic to cell culture of macrophages (RAW 264.7). Arch Oral Biol. 59(8):808-14. doi: 10.1016/j.archoralbio.2014.05.013, 2014)

Un secondo studio clinico osservazionale ha valutato l’efficacia di un estratto di bardana nel trattamento dell’acne volgare. Sono stati arruolati 34 pazienti, che assumevano per bocca l’estratto per 6 mesi, misurando il numero delle lesioni acneiche e altri due parametri valutativi quali Global Acne Grading System (GAGS) e Acne-Specific Quality of Life questionnaire (Acne-QoL). Si è visto che l’estratto migliorava significativamente tutti i parametri esaminati e ha confermato l’utilità nel trattamento dell’acne volgare. (Miglani A. et al. Observational study of Arctium lappa in the treatment of acne vulgaris. Homeopathy. 103(3):203-7. doi: 10.1016/j.homp.2013.12.002, 2014)

  • Infine un ulteriore studio ha valutato l’effetto di un estratto di foglie di bardana sulla capacità adesiva, sulla proliferazione e sulla virulenza del batterio Pseudomonas aeruginosa. Nei soggetti sani,  aeruginosaè considerato un patogeno opportunista di alta virulenza che può colonizzare la cute, l’orecchio esterno, le vie respiratorie. Si è osservato che l’estratto inibisce la virulenza e la proliferazione di questo batterio” .( Lou Z. et al. The effect of burdock leaf fraction on adhesion, biofilm formation, quorum sensing and virulence factors of Pseudomonas aeruginosa. J Appl Microbiol. 2017 Mar;122(3):615-624. doi: 10.1111/jam.13348, 2017.).

 

Probiotici ed efficacia: nuove prospettive

Nel mondo degli integratori alimentari, un ambito che riveste grande interesse, in termini di ricerca e innovazione, nonché di grande richiesta da parte dei consumatori, è quello dei probiotici, definiti da FAO/OMS nel 2001 come “microrganismi vivi e vitali al momento dell’uso, la cui efficacia è legata al consumo di un’adeguata quantità e il cui uso deve portare un beneficio per la salute o il benessere”.
Per fare chiarezza in merito al ruolo e all’efficacia dei probiotici, il prof. Lorenzo Morelli e co-autore delle linee guida FAO/WHO sui probiotici, sottolinea che: “La ricerca da oltre 30 anni considera l’area dei probiotici un settore in cui investire risorse per meglio indagare il legame tra salute e batteri, identificando questi ultimi come potenziali mezzi per il mantenimento di un buono stato di salute”.
Secondo le Linee Guida EFSA (European FoodSafety Authority), i probiotici possono essere utili in tre aree principali:
Discomfort gastro-intestinale
– Questo tipo di indicazioni sulla salute è d’interesse in quanto vi sono, secondo EFSA, due popolazioni target: gli adulti con Sindrome da Colon Irritabile (IBS) e, in età pediatrica, neonati con coliche gassose.

Difese immunitarie contro gli agenti patogeni
– Le linee di ricerca che, secondo EFSA (European Food Safety Authority) sono considerate “accettabili” per lo sviluppo delle “indicazioni sulla salute” (health claims) nella difesa contro agenti patogeni sono centrate su infezioni, vaccinazioni e attività antibatterica nell’uomo. In questi ambiti, la letteratura scientifica ci indica in particolare che i probiotici si sono rivelati utili nella riduzione delle infezioni delle vie respiratore superiori e nell’incidenza delle infezioni da Clostridium difficile (CDAD).

Benefico cambiamento nella risposta agli allergeni
– L’argomento è molto studiato e raccoglie più di 900 articoli nella bancadati PubMed, di cui 171 studi clinici. Una metanalisi 5 studi ha dimostrato una riduzione significativa nell’eczema infantile.

Ad oggi – precisa il prof. Morelli – le principali evidenze su cui c’è maggiore consenso scientifico indicano che i probiotici:

– influenzano la composizione del microbiota e contribuiscono in modo significativo alla salute e al benessere dell’ospite;
– nei soggetti sani, alcuni probiotici sono utili nella regolarizzazione dell’alvo e nella riduzione del discomfort intestinale;
– alcuni probiotici possono essere antagonisti nei confronti dei patogeni intestinali
– alcuni probiotici possono essere associati a un globale miglioramento dei disordini funzionali intestinali (gonfiore, fastidio addominale, ecc.) nei bambini;
– altri, probabilmente grazie alla stimolazione di vie dell’immunità aspecifica, sembrano in grado di ridurre la durata e/o la gravità di patologie virali stagionali;
– segnalazioni preliminari suggeriscono che specifici ceppi di probiotici possano ridurre l’incidenza, o alcuni aspetti dermatologici, delle patologie allergiche nel bambino;
– gli alimenti contenenti probiotici hanno dimostrato la loro sicurezza sia nella popolazione sana sia in soggetti affetti da alcune patologie.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

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Qualità e sicurezza degli integratori alimentari

Prof. Giancarlo Cravotto

Fonte – Review scientifica sull’Integrazione Alimentare: stato dell’arte alla luce delle evidenze scientifiche
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Introduzione

La legislazione dell’Unione Europea (UE) definisce un integratore alimentare come un prodotto alimentare il cui scopo è quello di integrare la dieta normale mediante un apporto predeterminato di sostanze ad effetto nutritivo, in particolare micronutrienti, sali minerali, o di altre sostanze, aventi un favorevole effetto fisiologico. Possono essere commercializzati come liquidi o polveri mono- o multidose, rispettivamente contenuti in fiale, flaconi a contagocce, softgel oppure capsule, pastiglie, compresse e bustine. Gli integratori alimentari commercializzati in uno Stato membro dell’UE sono tenuti a rispettare tutti gli aspetti rilevanti della legislazione alimentare europea e tutte le normative nazionali specifiche degli Stati membri dell’UE, in termini di composizione, fabbricazione e di controllo.

L’aumento dell’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle malattie legate allo stile di vita e l’aumento dei costi di assistenza sanitaria sono alcuni dei fattori importanti che guidano la crescita del mercato degli integratori alimentari. A causa dell’aumento dei costi della sanità, le persone si rivolgono verso gli integratori alimentari per favorire il mantenimento di un buono stato di salute. Molti di questi benefici per la salute sono ben documentati dalla letteratura scientifica come evidenziato dai capitoli successivi di questo documento.

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Le malattie cardiovascolari: un’epidemia moderna cui siamo evoluzionisticamente impreparati

Fonte – Review scientifica sull’Integrazione Alimentare: stato dell’arte alla luce delle evidenze scientifiche
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Le malattie cardiovascolari su base aterosclerotica (essenzialmente le malattie coronariche come l’infarto di cuore e le malattie cerebrovascolari come l’ictus cerebrale) rappresentano nel mondo moderno, e specie nei paesi industrializzati come l’Italia, la principale causa di invalidità e di morte. Si tratta di malattie a genesi tipicamente multifattoriale, alla cui comparsa contribuiscono molte condizioni (note come “fattori di rischio”) che la ricerca epidemiologica e clinica ha contribuito a identificare con buona chiarezza negli ultimi anni. Alcuni di questi fattori di rischio (ipercolesterolemia, ipertensione, sovrappeso) sono molto diffusi tra gli adulti, con prevalenze che spesso sono dell’ordine del 50% o più della popolazione totale.
Ci si potrebbe chiedere quali siano i motivi di questa amplissima diffusione di condizioni che comportano rischi per la salute molto elevati (le malattie cardiovascolari sono fatali, al primo esordio, nel 30-50% dei casi) e che comportano costi sanitari e sociali pure estremamente elevati (cosa di non minore rilevanza, nelle società moderne).

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Invecchiare in salute: le alterazioni metaboliche legate all’invecchiamento e che concorrono ad aumentare i rischi dell’insorgere delle principali patologie ad esso correlate

Fonte – Review scientifica sull’Integrazione Alimentare: stato dell’arte alla luce delle evidenze scientifiche
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La conoscenza e lo studio dei meccanismi molecolari preposti al processo fisiopatologico dell’invecchiamento e delle molte patologie dismetaboliche ad esso correlate (obesità, diabete, ipertensione, dislipidemie, Tumori, Alzheimer, Parkinson, depressione e/o stress, ecc.…) ha sempre affascinato ed attratto gli interessi sia dei ricercatori che della popolazione in generale se non altro per un’inconscia, ma comprensibile aspirazione ad aumentare sempre di più le nostre aspettative di vita e, dato ancor più importante, la qualità della vita stessa col progredire degli anni.
In altre parole e più semplicemente: mantenere il più a lungo possibile lo stato di buona salute.
L’invecchiamento è quell’insieme di mutamenti non dovuti a malattia, che intervengono negli individui dopo la nascita, che sono più o meno comuni a tutti i membri di una specie e che riproducono la capacità di adattamento agli stress ambientali e in definitiva la “capacità di sopravvivere”.

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Integratori e loro ruolo nella fisiologia dell’invecchiamento cerebrale

A cura del Prof. Giovanni Scapagnini*, Dott. Sergio Davinelli*
* Ricercatore, Dipartimento Scienze per la Salute,
Università degli Studi del Molise

Fonte – Review scientifica sull’Integrazione Alimentare: stato dell’arte alla luce delle evidenze scientifiche
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CERVELLO E INVECCHIAMENTO

Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più velocemente e in maniera più significativa rispetto a tutti gli altri tessuti dell’organismo. Il motivo di questo fenomeno è intrinsecamente legato alla biochimica e alla funzione cerebrale. Infatti i neuroni, le cellule principali di cui è composto è composto il cervello, sono post-mitotici, cioè non si duplicano né si rigenerano (lo fanno solo in aree limitate, mediante la neurogenesi, che però incide molto poco in termini di replacement). Di conseguenza, una volta morte, non vengono sostituite da nuove cellule. Inoltre, occorre ricordare che il cervello è una struttura ad alto metabolismo energetico. Infatti, il cervello utilizza grandi quantitativi di ossigeno (1/3 dell’ossigeno che respiriamo è usato dal cervello) e, quindi, che produce molti radicali liberi, sostanze altamente reattive, in grado di procurare danni irreversibili a livello cellulare. Le membrane cellulari dei neuroni sono, inoltre, caratterizzate da una alta concentrazione di acidi grassi polinsaturi, che rappresentano un substrato ideale per il danno ossidativo. Il cervello in alcune aree presenta poi un’alta concentrazione di ferro e rame, metalli che sono in grado di catalizzare la produzione di forme radicaliche molto dannose (reazione di Fenton). Inoltre, e questo rappresenta quasi un paradosso, il cervello ha una bassissima concentrazione di antiossidanti endogeni (proteici e non). Ad esempio i livelli di glutatione di superossidodismutasi e di catalasi sono circa 1/5 rispetto a quelle del fegato. Di fatto il cervello è per sua natura estremamente esposto allo stress ossidativo e di conseguenza invecchia più precocemente di altri tessuti.

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