Torta al cioccolato con papaia e crema pasticcera

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

300 g di cioccolato fondente

4 uova e 2 tuorli

2,5 dl di latte

230 g di farina di farro

160 g di zucchero

150 g di burro

1 bustina di lievito

1 piccola papaia

1 limone non trattato

1 cucchiaio di cacao amaro

 

PREPARAZIONE

 

  1. Sciogliete cioccolato e burro a bagnomaria, poi aggiungete 50 g di zucchero e lasciate intiepidire.
  2. Montate gli albumi a neve con 50 g di zucchero. Mescolando delicatamente dal basso verso l’alto incorporate 200 g di farina di farro setacciata col lievito, 4 tuorli e infine il cioccolato fuso col burro. Versate il composto in uno stampo foderato di carta oleata del diametro di 22 cm e cuocete in forno preriscaldato a 160° per circa 50 minuti (fate la prova dello stecchino).
  3. Nel frattempo preparate la crema pasticcera: portate a ebollizione il latte con la scorza di limone. Montate 2 tuorli con 60 g di zucchero, quindi incorporatevi 30 g di farina di farro e il latte bollente filtrato. Cuocete a fiamma media mescolando continuamente fino a ottenere una crema omogenea. Spegnete il fuoco e appoggiate sulla crema un foglio di carta da forno per evitare che si crei una pellicola superficiale mentre raffredda.
  4. Estraete la torta dal forno e sformatela su una gratella da pasticceria, tagliatela a metà e farcitela con la crema pasticcera fredda e la papaia sbicciata, privata dei semi e tagliata a tocchetti. Cospargete di cacao e servite.
  5. In primavera-estate potete sostituire la papaia con una vaschetta di fragoline di bosco intere o di fragole private del picciolo e tagliate a tocchetti.

Arriva il freddo: nessuna paura per pelle e capelli

Con l’arrivo dell’autunno aumentano le insidie per i capelli, ma soprattutto per la pelle, facilmente soggetta in questa stagione a secchezza, arrossamento, screpolature. Le aggressioni non arrivano solo dalle temperature in calo: l’aria secca degli ambienti riscaldati e lo smog contribuiscono infatti all’inaridimento della cute, senza considerare che le stesse repentine variazioni di temperatura, ogni volta che dall’esterno si passa a un ambiente riscaldato, sottopongono la pelle a un brusco stress per via del passaggio dal caldo al freddo.

 

La dottoressa Mariuccia Bucci spiega quali sono i differenti tipi di pelle secca e come proteggerla. “Si definisce “secca” una pelle carente di lipidi cutanei, dall’aspetto sottile e fragile, che appare visibilmente poco elastica, disidratata e desquamata. In una pelle secca, il contenuto idrolipidico dello strato corneo è sensibilmente inferiore rispetto ai valori fisiologici. Possiamo quindi distinguere tra PELLE SECCA DISIDRATATA e ALIPIDICA.

 

La pelle disidratata (“carenza di acqua”) è caratterizzata da un deficit che interessa la componente idrica, importante per la funzione di barriera, per la protezione dagli agenti irritanti e per le proprietà meccaniche della cute.

Quella alipidica (“carente di lipidi”) si distingue, invece, per una secchezza cutanea dovuta ad un’insufficiente secrezione sebacea. La minore produzione di grassi cutanei rende la pelle più fragile e sensibile, soggetta a rughe e ad altri segni dell’invecchiamento. La carenza dei lipidi può essere dovuta a un deficit di lipidi intercorneocitari (le ceramidi), sostanza cementante tra le cellule dello strato corneo che determina la perdita di acqua trans-epidermica dal derma sottostante.”

 

E’ oramai assodato che la quantità di acqua presente nello strato corneo è pesantemente influenzata dall’umidità ambientale. In altre parole, quando diminuisce l’umidità esterna, si riduce di riflesso anche la percentuale di acqua negli strati superficiali dell’epidermide. Così come dopo una prolungata esposizione a raggi UV, freddo, aria condizionata, riscaldamento eccessivo o vento, la pelle tende a seccarsi progressivamente. In simili circostanze, è importante interpretare i segnali d’allarme che l’organismo ci invia: la pelle – visibilmente stressata, arida e desquamata – richiede alcuni piccoli accorgimenti tali da consentire alla cute stessa di ripristinare le barriere fisiologiche perdute.

 

Un’adeguata idratazione cutanea è indispensabile per garantire una certa plasticità ed elasticità alla pelle. L’alimentazione gioca un ruolo di primo piano sull’aspetto della pelle. Un adeguato apporto di acqua contribuisce indubbiamente a mantenere una pelle elastica e in ottimo stato. Per idratare la cute – evitando così la pelle secca – oltre all’acqua è bene garantire all’organismo una giusta quantità di acidi grassi insaturi, proteine e aminoacidi, importantissimi per garantire il buon funzionamento delle componenti del derma.

 

Di seguito un elenco di integratori che possono aiutare pelle e capelli:

 

  • Collagene idrolizzato arricchito di aminoacidi, come glicina, acido glutammico, lisina, prolina, valina, che incrementano significativamente il grado di idratazione cutanea, stimolando i sistemi enzimatici preposti alla sintesi di PCA (acido pirrolidon carbossilico), uno dei più rappresentativi componenti del fattore di idratazione naturale (NMF) della pelle; oppure con l’assunzione di glucosammina che stimola la produzione di glicosaminoglicani, i precursori dell’acido jaluronico.

 

  • Acidi grassi polinsaturi (PUFA) consente, invece, di ripristinare la funzionalità delle membrane cellulari che, per carenza di PUFA – dovuta a diete scriteriate o a danno indotto dai radicali liberi – viene meno, con perdita di fluidità delle stesse. Acidi grassi Omega-3 è particolarmente utile perché i lipidi sono indispensabili per garantire l’integrità strutturale e funzionale della pelle. Svolgono altresì un importante ruolo a livello dello strato corneo: consentono infatti la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti (le cellule strutturali di pelle, unghie e capelli), rendendo quindi la pelle più idratata e più sana e i capelli più robusti. I principali principi nutritivi sono gli acidi grassi Omega-3 EPA e DHA e l’acido grasso Omega-6 GLA da olio di borragine. L’effetto antinfiammatorio del GLA è stato studiato anche per contrastare l’eccessiva secchezza della pelle e l’eczema atopico.

 

  • Valina, leucina e isoleucina, precursori degli acidi della serie omega 6, ne ottimizza la sintesi; con le medesime finalità è prezioso il contributo della vitamina F o vitageno che è composta da un pool di acidi grassi essenziali; a propria volta, anche le vitamine C, E, betacarotene, biotina, gruppo B possono avere risvolti positivi a carico dell’idratazione cutanea.

 

  • Per il trattamento degli inestetismi o delle alterazioni degli annessi cutanei, la cui fragilità è in genere associata a carenze nutrizionali, più che a eventi traumatici o meccanici o comunque esterni: in caso di fragilità del fusto del capello è utile assumere aminoacidi solforati.

 

In generale, i nutrienti presenti in una formulazione finalizzata agli annessi cutanei, sono scelti in base a una duplice strategia: azione antiossidante e protettiva, garantita per esempio da betacarotene, vitamine C ed E, CoQ10, selenio, rame, zinco, ferro, e manganese, calcio pantotenato; azione ristrutturante per la presenza per esempio di metionina, cistina, arginina, ovvero aminoacidi solforati, che svolgono un’azione ristrutturante sulle cheratine di unghie e capelli, acido glutammico, vitamina B6 , vitamina H o biotina e vitamina F o vitageno che posseggono in particolare un effetto riequilibrante in caso di fragilità di unghie e capelli.

Crêpe con ricotta e lamponi

INGREDIENTI PER 6 PERSONE

 

30 g di burro

125 g di farina

3 uova e 1 tuorlo

2,5 dl di latte

2 vaschette di lamponi

2 cucchiai di zucchero al velo

4 cm di radice fresca di zenzero

1 arancia non trattata

300 g di ricotta di pecora

100 g di mascarpone

burro

2 cucchiai di miele di acacia

 

 

PREPARAZIONE

  1. Sbattete leggermente le uova e aggiungete il latte, una presa di sale e la farina facendo attenzione a non formare grumi. Fate riposare la pastella per un quarto d’ora.
  2. Nel frattempo frullate una vaschetta di lamponi con lo zucchero e portate la salsa a ebollizione a fiamma moderata mescolando continuamente.
  3. Imburrate una padella antiaderente del diametro di 20 cm passando velocemente il panetto di burro sulla superficie calda, quindi versateci un ramaiuolo di pastella e ruotate la padella in modo che si distribuisca sul fondo in uno strato sottile. Quando i bordi iniziano a staccarsi girate la crêpe e cuocetela sull’altro lato, poi trasferitela su carta assorbente da cucina e tenetela in caldo mentre preparate le altre.
  4. Passate la ricotta al setaccio, mescolatela col mascarpone, il miele, la scorza d’arancia grattugiata e lo zenzero sbucciato e grattugiato. Spalmate il composto sulle crêpe e arrotolatele. Trasferitele nei piatti, versatevi sopra a filo la salsa di lampone e distribuitevi i lamponi rimasti.

Ravioli di pescatrice

INGREDIENTI PER  4 PERSONE

400 g di farina
4 uova
2 code di rana pescatrice di circa 250 g l’una
100 g di ricotta
40 g di burro
1 albume
1 scalogno
1 cucchiaino di curry per pesce
1 mazzetto di erba cipollina
olio extravergine di oliva, sale, pepe bianco

 

PREPARAZIONE

  1. Cuocete il pesce al vapore, poi tritate la polpa dopo aver eliminato la pelle e la lisca centrale. Intanto fate appassire lo scalogno tritato fine con due cucchiai d’olio, sale e pepe. Fate raffreddare, poi mescolatelo con la ricotta passata al setaccio, la pescatrice, l’albume leggermente montato, sale e pepe.
  2. Versate la farina a fontana sulla spianatoia, scocciatevi al centro le uova (non aggiungete sale!) e impastate il tutto fino a ottenere un composto liscio ed elastico.
  3. Stendete la sfoglia e preparate i ravioli: distribuite su metà della sfoglia la farcia di pescatrice a cucchiaini formando dei mucchietti distanziati fra loro di circa 4 cm, copriteli di sfoglia e tagliate i ravioli con una rotella dentata o uno stampo di 3 cm per lato.
  4. Fondete il burro a fiamma moderata. Nel frattempo cuocete i ravioli in acqua bollente salata. Estraeteli con una schiumarola quando vengono a galla, distribuiteli nei piatti, conditeli col burro fuso e cospargeteli di curry ed erba cipollina tagliata al momento con un paio di forbici.

 

 

 

Crocchette di branzino

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

1 filetto di branzino di 200 g
200 g di farina disoleata di nocciole (sostituibile con pangrattato)
2 patate medie
100 g di pancetta affettata
3 uova
farina di frumento 00
sale, pepe nero

PREPARAZIONE

  1. Lessate le patate con la buccia, quindi scolatele, pelatele e schiacciatele con l’apposito utensile. Incorporate alla purea ottenuta un uovo, un pizzzico di sale e farina sufficiente a ottenere un impasto morbido ma consistente, come quello degli gnocchi.
  2. Eliminate la pelle del filetto di branzino e tagliatelo a tocchetti. Prendete una parte di impasto, inseritevi un tocchetto di pesce e modellatelo a forma di crocchetta. Procedete allo stesso modo fino a esaurimento degli ingredienti.
  3. Sbattete le uova rimaste con sale e pepe, immergetevi le crocchette, estraetele e passatele nella farina di nocciole. A seconda della grandezza, avvolgete le crocchette con una o due fette di pancetta e trasferitele in una teglia foderata di carta oleata. Cuocetele in forno preriscaldato a 200° per circa mezz’ora e servitele caldissime.

Le nuove frontiere dell’alimentazione: Nutrigenomica e Nutraceutica

Il cibo non è solo un mezzo di sostentamento. Da diversi anni ormai è sempre più visto come un’importante fonte di piacere, per il palato e per lo spirito; come una fonte di autogratificazione capace di rendere migliori le nostre giornate. Non solo… Il cibo è sempre di più salute, un potentissimo mezzo a nostra disposizione per salvaguardare l’organismo a mantenere uno stato di benessere. Lo conferma anche la comunità scientifica che negli ultimi tempi orienta le sue ricerche su alimentazione e controllo dello stile di vita.
Molte patologie degenerative, infatti, sono correlate, positivamente e negativamente, all’alimentazione e l’interazione, nutrienti-organismo potrebbe definire, nell’arco della vita, l’equilibrio tra salute e malattia.*
Sulla scia di questo trend, negli ultimi anni, sono nate nuove discipline che uniscono scienza e alimentazione e utilizzano le metodologie e le strumentazioni più moderne per identificare le molecole di alimenti che possono ridurre il rischio dell’insorgenza di patologie e per caratterizzarne i meccanismi di azione: la nutrigenomica e la nutriceutica.*

La nutrigenomica è la scienza che studia i modi in cui il cibo interagisce con il nostro DNA. Le scelte nutrizionali sono infatti in grado di influenzare l’evoluzione del nostro codice genetico massimizzandone, ove possibile, il potenziale e riducendo il rischio di contrarre malattie. Secondo la nutrigenomica, attraverso la mappatura dei geni, è possibile identificare gli alimenti che possono avere effetti positivi o negativi sulla nostra salute, aiutandoci a proteggere l’organismo, a conservare la salute e ritardare l’invecchiamento.
“Che il cibo sia la tua medicina, che la medicina sia il tuo cibo” è infatti la filosofia alla base della di questa nuova scienza, grazie alla quale, a breve, ognuno di noi avrà a disposizione una Dieta personalizzata che potrà essere coadiuvata da integratori alimentari realizzati su misura tenendo conto del corredo genetico e della predisposizione verso alcune patologie.
E’ recentissima la notizia che negli Stati Uniti è stato messo appunto un test del DNA che permetterebbe di identificare, per ognuno di noi, la Dieta migliore per aiutarci ad invecchiare meglio. Il test sarebbe infatti in grado di identificare una cinquantina di mutazioni genetiche responsabili di 8 diversi processi d’invecchiamento. Per realizzarlo, basta un semplice prelievo di mucosa orale grazie al quale è possibile verificare se nei geni in essa contenuti vi sono alterazioni. In base ai risultati si possono quindi individuare quegli alimenti che possono riparare o ritardare tali anomalie.

La nutraceutica è invece la scienza che studia gli estratti di piante, animali, minerali e microrganismi, che hanno una funzione benefica sulla salute. La definizione di “nutraceutica” è stata ideata dal Dott. Stephen De Felice al termine degli anni Ottanta; si tratta quindi di un settore di ricerca giovane e in grande fermento. Dalla prima definizione, il significato del termine “nutraceutica” ha subito diverse modifiche, tanto che il ministero Canadese della Sanità ha ritenuto opportuno ridefinire alcuni concetti; oggi per “prodotto nutraceutico”, s’intende “un prodotto isolato o purificato dagli alimenti, generalmente venduto sotto forma di medicinale, e di solito non associato agli alimenti, che sia dimostrato possa fornire un effetto benefico fisiologico o una protezione contro malattie croniche”.
Fra gli alimenti più studiati da questa nuova disciplina, ve ne sono alcuni che sembrerebbero essere utili nel contrastare alcune delle patologie più diffuse nella società moderna: ad esempio i lupini, che avrebbero evidenziato effetti positivi sul controllo del colesterolo e della pressione; la soia anch’essa utile nel controllo del colesterolo; il cioccolato amaro che avrebbe dimostrato effetti benefici anche sulla pressione; la berberina, una piante appartenente alla famiglia delle peonie che sta rivelando un azione positiva contro il Diabete e la papaya che avrebbe evidenziato un ruolo positivo nei processi di cicatrizzazione della cute.
Di recente, a metà febbraio si è tenuto a Milano anche il primo congresso nazionale della Società Italiana di Nutraceutica, un’associazione senza fini di lucro costituita con l’obiettivo di promuovere ricerche e studi in ambito nutraceutico. *

*(fonte: Sapienza Innovazione – Centro di nutrigenomica e nutraceutica – Università la Sapienza) *(fonte: Sinut)

Cous cous di farro al curry con vongole e zucchine

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

500g di vongole veraci
300g di cous cous di farro
2 zucchine
200g di code di gamberetti sgusciate
mezzo petto di pollo arrosto
1 ciuffo di coriandolo
1 spicchio d’aglio
1 piccola cipolla di Tropea
1 cucchiaino da caffè di curry
olio extravergine di oliva, sale marino, pepe bianco

PREPARAZIONE

  1. Mettete le vongole in un catino e fatele spurgare per una notte coperte d’acqua salata (30 g di sale marino grosso per litro d’acqua), poi trasferitele in uno scolapasta e sciacquatele sotto l’acqua corrente, dopo aver eliminato quelle rotte e quelle che galleggiano.
  2. Il giorno dopo estraetele dall’acqua, trasferitele in una casseruola e fatele aprire a fiamma media e recipiente coperto, quindi estraete i molluschi gettando i gusci e le vongole rimaste chiuse.
  3. Cuocete il cous cous di farro seguendo le istruzioni sulla confezione e aggiungete il curry.
  4. Nel frattempo affettate la zucchina a Julienne e rosolatela per 2 minuti in 3 cucchiai d’olio insieme alle code dei gamberetti e al pollo disossato e tagliato a tocchetti. Regolate di sale e pepe.
  5. Sbucciate e tagliate a dadini la cipolla. Tritate finissimo l’aglio sbucciato.
  6. Sgranate il cous cous con due forchette, mescolatelo con le vongole, la cipolla, l’aglio, il pollo e i gamberetti, dividetelo nei piatti individuali, distribuitevi sopra le zucchine e cospargete di coriandolo tritato.
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