La Luteina per difendere la vista dagli effetti negativi indotti da un eccessivo uso del computer
La luteina è una sostanza di origine naturale nota per le sue proprietà antiossidanti e protettive sulla vista. Dal punto di vista chimico, la luteina è una xantofilla del gruppo dei carotenoidi, pigmenti naturali contenuti in molti alimenti, sia di origine animale (tuorlo d’uovo), sia e soprattutto, di origine vegetale (spinaci, mais, cavoletti di Bruxelles). Come gli altri carotenoidi, anche la luteina non può essere sintetizzata dall’uomo e quindi deve essere introdotta obbligatoriamente attraverso gli alimenti o gli integratori alimentari.
Una volta assunta, questa sostanza si concentra nella macula, cioè nell’area centrale della retina dell’occhio, dove è in grado di esercitare un effetto protettivo verso i raggi UV nocivi e l’azione dei radicali liberi. Nel recente studio di Xiao Ming-Ling et al. (2009) 37 soggetti tra i 22 e 30 anni, sani, che erano stati esposti per più di 10 ore al giorno negli ultimi 2 anni alla luce del monitor di un computer, sono stati suddivisi in 3 gruppi, ognuno ricevente una diversa supplementazione giornaliera per 12 settimane:
- GRUPPO L6-> 6 mg al giorno di luteina in capsule;
- GRUPPO L12-> 12 mg al giorno di luteina in capsule;
- GRUPPO placebo-> capsule a base di maltodestrine, uguali in colore, forma e sapore a quelle utilizzate per la supplementazione di luteina.
Le concentrazioni plasmatiche di luteina (Gruppo L6 da 0,356 a 0,607 mmo/l; Gruppo L12 da 0,328 a 0,733) e la sensibilità al contrasto luminoso, sono risultati positivamente correlati, in modo dose dipendente, ai livelli di assunzione del carotenoide. Nessuna modificazione significativa è stata riscontrata nel gruppo placebo.
Nelle persone che avevano assunto la dose più elevata di luteina (L12) si è inoltre rilevato un miglioramento dell’acuità visiva. Nessun soggetto ha manifestato intolleranze o alterazioni digestive derivanti dall’assunzione dell’integratore.
I risultati ottenuti con questo recente studio confermano ulteriormente l’efficacia di un apporto adeguato di luteina, con la Dieta o in forma di integratore, per la funzione visiva.
Tali conclusioni non sono limitate ai pazienti con diagnosi di patologie oculari già presenti ma possono essere estese anche a soggetti sani.
Riferimenti Bibliografici
Le Ma, Xiao-Ming Lin, Zhi-Yong Zou, Xian-Rong Xu, Ying Li and Rui Xu. A 12-week lutein supplementation improves visual function in Chinese people with long-term computer display light exposure. British Journal of Nutrition (2009), 102, 186–190.
Dal Mirtillo rosso americano aiuto in più contro le infezioni delle vie urinarie
Noto anche come Vaccinium macrocarpum Aiton,il mirtillo rosso è il frutto di una pianta a forma di piccolo albero appartenente alla famiglia delle ericacee. Molto comune in Europa, nella zona del Caucaso e in America, in Italia si trova soprattutto nei boschi del Nord degli Appennini e delle Alpi ad altezze non superiori ai 2000 metri. Caratterizzato da colore rosso brillante, il frutto si distingue anche per un sapore piuttosto acidulo.
Il mirtillo vanta diverse virtù benefiche per la salute dovute alle alte concentrazioni di sostanze utili per l’organismo come acido citrico, acido malico, fosforo, calcio, manganese, vitamina A, vitamina C e composti fenolici (proantocianidine di tipo A) che hanno un effetto protettivo sulle cellule nei confronti del danno ossidativo da radicali liberi. Numerosi studi sperimentali e clinici hanno inoltre confermato le proprietà antisettiche del mirtillo rosso e i suoi effetti benefici sulle vie urinarie.
A conferma di ciò, nel 2008, alcuni ricercatori della Cochrane (network internazionale no-profit di operatori sanitari, ricercatori e rappresentanti di associazioni di pazienti, nato con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative alla efficacia degli interventi sanitari) hanno effettuato un revisione di 10 studi scientifici, che nel complesso coinvolgevano 1.049 persone per 12 mesi, con l’obiettivo di confrontare gli effetti dell’assunzione di succo e pastiglie e base di estratto di mirtillo rosso sulle infezioni urinarie, rispetto a un gruppo di controllo cui veniva somministrato un placebo o acqua.
Dall’analisi è emerso che, rispetto al gruppo di controllo, nel gruppo che aveva assunto il mirtillo rosso si è osservata una riduzione significativa dell’incidenza delle infezioni batteriche delle vie urinarie, soprattutto nelle donne che presentavano infezioni ricorrenti1.
1 Jepson RG, Craig JC. Cranberries for preventing urinary tract infections. (2008). Cochrane Database of Systematic Reviews 2008, Issue 1. Art. No.: CD001321. DOI: 10.1002/14651858.CD001321.pub4. This version first published online: October 26. 1998.
Dall’iperico un aiuto per mantenere un buon tono dell’umore
L’hypericum perforatum, popolarmente conosciuto come “Erba di San Giovanni”, è una pianta conosciuta fin dall’antichità e il cui millenario utilizzo affonda le radici nelle pratiche salutistiche di greci e romani, che lo utilizzavano come diuretico, antimalarico, cicatrizzante, lenitivo, contro la sciatica e le fratture, e per regolarizzare il flusso mestruale. Nel Medioevo era considerato un utile rimedio per ansia, la malinconia e i disturbi del sonno.
L’efficacia e la sicurezza dell’iperico sulla modulazione dell’umore e sugli stati depressivi di lieve entità sono state confermate da numerosissimi trial clinici. Citiamo per tutti la recente revisione Cochrane (la più autorevole banca dati di revisioni sistematiche della letteratura medica scientifica) che, sulla base delle evidenze rintracciabili in letteratura, sostiene che l’iperico è più efficace del placebo nei pazienti con Depressione ed ha effetti simili a quelli degli antidepressivi di sintesi pur avendo minori effetti collaterali1. L’ESCOP (the EUROPEAN SCIENTIFIC COOPERATIVE ON PHYTOTHERAPY) ne suggerisce l’uso negli stati depressivi di lieve e media entità.
Le conclusioni sulla sicurezza d’uso di questa pianta non si basano solo sui pur numerosi studi clinici ma anche su studi di sorveglianza post-marketing e sui dati dei sistemi di farmacovigilanza che riguardano molti milioni di giornate di assunzione di prodotti contenenti iperico (Muller, 2003)2.
Secondo un recente studio (Canning, 2010) sembrerebbe anche che l’iperico, assunto quotidianamente, possa essere più efficace del placebo nell’alleviare i più comuni sintomi fisici e comportamentali associati alla sindrome premestruale3.
(Contenuti scientifici tratti dal Dossier sulle Piante a cura della dr.a Vitalia Murgia, scaricabile da questo sito)
1 Linde K, Berner MM, Kriston L. St John’s wort for major depression. Cochrane Database of Systematic Reviews 2008, Issue 4. Art. No.: CD000448. DOI: 10.1002/14651858.CD000448.pub3.
2 Müller WE. (2003). Current St John’s wort research from mode of action to clinical efficacy. Pharmacol Res. 2003 Feb;47(2):101-9.
3 Canning S, Waterman M, Orsi N, Ayres J, Simpson N, Dye L. (2010). The efficacy of Hypericum perforatum (St John’s wort) for the treatment of premenstrual syndrome: a randomized, double-blind, placebo-controlled trial. CNS Drugs. 2010 Mar 1;24(3):207-25.
Antiossidanti alla base della Dieta della felicità
Nutrizionisti e psichiatri sostengono ormai da anni il potenziale ruolo della Dieta e dei composti contenuti negli alimenti sul benessere della nostra psiche. Evidenze scientifiche ribadiscono infatti il ruolo e le proprietà benefiche degli antiossidanti. Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’Università del Molise afferma che fino ad ora gli studi scientifici alla base di questa teoria si sono concentrati sulla capacità di alcuni alimenti di modulare il rilascio e la sintesi dei neurotrasmettitori responsabili del tono dell’umore, quali serotonina, dopamina e noradrenalina. Nell’ambito dell’ultimo congresso della Società Europea di Neuro Farmacologia, che si è da poco concluso a Parigi, è stato posto invece l’accento su un’altra possibile via di Influenza degli alimenti sulla sfera psichica: l’apporto di sostanze antiossidanti e il loro ruolo sul benessere mentale.
Durante il Congresso il prof. Michael Maes (*) ha presentato numerosi dati sperimentali e clinici riguardo l’effetto di antiossidanti nutrizionali sui disturbi del comportamento. Proprio Maes è stato uno dei primi scienziati a dimostrare uno stretto nesso causale tra Stress ossidativo a livello cerebrale e depressione. Negli ultimi mesi sono stati invece pubblicati studi scientifici che dimostrano la capacità di vitamine antiossidanti, quali la vitamina C e la vitamina E, di ridurre i sintomi depressivi. Molti polifenoli vegetali, come ad esempio la curcumina e le catechine del tè, hanno dimostrato anch’essi la capacità di ridurre disturbi del comportamento, e tale azione è stata direttamente associata alle proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie di questi composti. Un paio di anni fa, lo studio spagnolo SUN, condotto dall’Università di Navarra, ha dimostrato come l’aderenza alla Dieta mediterranea e la corretta assunzione di sostanze nutrizionali ad azione antiossidante svolga un ruolo benefico nei confronti dell’insorgenza di disturbi depressivi nella popolazione sana. Un lavoro sviluppato nell’ambito dello studio InChianti, condotto in Toscana su una popolazione di circa 1000 anziani, ha recentemente evidenziato come la scarsa assunzione alimentare di carotenoidi e un basso livello ematico di queste sostanze, sia fortemente associato ad un maggior rischio di sviluppare depressione. Uno studio particolarmente interessante, appena pubblicato sulla rivista Journal of Affective Disorders, è stato presentato dal professor Berk, dell’Università australiana di Melbourne, che ha mostrato come l’N-acetil-cisteina, un integratore antiossidante precursore del glutatione, somministrato a persone con disturbo bipolare, sia più efficace dei farmaci antidepressivi nel ridurre la sintomatologia depressiva. Ciò che risulta da questi studi è che una “dieta della felicità” dovrebbe sicuramente contemplare una adeguata assunzione di sostanze, come quelle presenti in frutta e verdure, in grado di ridurre Stress ossidativo e infiammazione a livello cerebrale.
(*) Director Clinical Research Center for Mental Health (CRC-MH) vzw (Klinisch Onderzoekscentrum Geestelijke Gezondheidszorg), OCMW, Antwerp, Belgium
Il Licopene, alleato del sistema cardiovascolare
Effetti benefici dell’estratto di pomodoro sul sistema cardiovascolare Il Licopene, principale responsabile del colore rosso del pomodoro maturo e di altri pigmenti gialli e rossi caratteristici di frutti come il cocomero, l’albicocca e l’uva, appartiene al gruppo di carotenoidi naturali, molecole di origine vegetale determinanti per la protezione degli occhi e della pelle. Nello specifico, il Licopene possiede un’altissima capacità antiossidante, ma la sua azione è in parte limitata perché l’organismo umano non è in grado di sintetizzarlo e di assorbirlo quando assunto con alimenti crudi.
Alcune recenti ricerche presentate dal prof. Yoav Sharoni, della Ben Gurion University di Negev (Israel), confermano il ruolo del Licopene nel mantenimento della salute cardiovascolare1.
L’assunzione di Licopene è associata nel complesso ad una minore prevalenza della sindrome metabolica, quadro clinico dove sono presenti diversi fattori di rischio cardiovascolare; persone con sindrome metabolica presentano il doppio del rischio di incorrere in malattie cardiovascolari rispetto alle persone sane2.
Il Licopene agisce contro l’ossidazione del colesterolo LDL, che e’ considerata una delle cause più rilevanti nella formazione della placca ateromasica, responsabile a sua volta di vari disordini vascolari, tra cui l’ostruzione delle arterie coronariche e le arteriopatie in genere. Grazie alla sua azione antiossidante riduce i parametri dello stress ossidativo e il conseguente danno ai componenti cellulari, garantisce effetti protettivi attraverso un effetto antinfiammatorio e preservante la funzione endoteliale3,4,5.
Gli studi attuali sulle proprietà antiossidanti e anti-radicali liberi del Licopene aprono, quindi, un’interessante prospettiva su come tutelare la salute del sistema cardiovascolare e contrastare una delle maggiori minacce alla salute pubblica del 21° secolo.
Fonti:
1 Japanese – Ito et al J Epidemiol, 2006. /Korean men Jang et al Am J Clin Nutr. 2001/ 10 European countries Kohlmeier et al. Am J Epidemiol, 1997/ Finland – the Kuopio study Rissanen et al 2000, 2001, 2003
2 Slui js et al, J Nutr 139: 987-92, 2009
3,4,5 Kim et al Atherosclerosis, 2011. 215(1): p. 189-95 & Silaste et al Br J Nutr, 2007. 98, 1251
Vitamine e minerali per il benessere di denti e gengive
I più frequenti disturbi che affliggono il benessere e la bellezza del sorriso sono riconducibili principalmente all’accumulo di placca batterica; per questo motivo è indispensabile adottare misure adeguate di igiene orale: uso di spazzolino e filo interdentale almeno 2-3 volte al giorno e dopo ogni pasto, due visite di controllo all’anno.
Gli esperti dell’American Dental Association hanno evidenziato il ruolo rappresentato dalla carenza di vitamine e minerali: adeguate assunzioni di micronutrienti conferiscono sostegno e nutrimento a tutto il parodonto (cioè l’insieme dei tessuti che costituiscono l’apparato di sostegno del dente). E’ di fondamentale importanza l’apporto di calcio e vitamina D: il minerale è il principale componente di ossa e denti, mentre la vitamina D è essenziale per l’assorbimento del calcio. Insieme calcio e vitamina D assicurano una dentatura in buona salute.
A questo proposito, l’Osservatorio Integratori & Salute segnala uno studio statunitense pubblicato sul “Journal of Periodontology”, sull’efficacia dell’integrazione di calcio e vitamina D.
I ricercatori della Saint Louis University Center for Advanced Dental Education, guidati dal prof. Douglas Miley, hanno evidenziato che pazienti che assumevano integratori di calcio e vitamina D per più di 18 mesi avevano mostrato di avere minore perdita di altezza della cresta alveolare (-19%), minore perdita di attacco clinico (-12%) e minore profondità di sondaggio delle tasche parodontali (-7%), oltre a un numero inferiore di aree di sanguinamento rispetto ai pazienti del gruppo di controllo. In conclusione, si è osservato che la supplementazione con vitamina D e calcio nei soggetti sottoposti a terapia di mantenimento parodontale, si evidenzia una tendenza a una migliore salute parodontale.
Gli esperti ritengono che questi risultati siano provati anche da altre ricerche: “Douglas Miley afferma: “Lo studio NANHES III, per esempio, effettuato su oltre 12.000 soggetti negli Stati Uniti, ha dimostrato che un’assunzione di calcio inferiore al fabbisogno causa perdita di attacco clinico in modo direttamente proporzionale alla quantità di minerale ingerita.
Da non dimenticare infine il ruolo svolto dalla vitamina C per il mantenimento della salute di denti e gengive: essa è indispensabile nella formazione del collagene e del tessuto connettivo gengivale, contribuisce a rinforzare la polpa e lo smalto dei denti. Numerosi studi hanno sottolineato che la sua azione antiossidante protegge le strutture parodontali dai danni causati da stress ossidativo.
BIBLIOGRAFIA
– D. Miley et al., Cross-Sectional Study of Vitamin D and Calcium Supplementation Effects on Chronic Periodontitis
– T. Yamamoto et al., Effects of vitamin C intake on gingival oxidative stress in rat periodontitis
Il cibo della longevità
Vivere fino a cent’anni e oltre è possibile. Lo dimostra l’esercito di ultracentenari che si concentra, in Sardegna e in alcuni comuni del Centro Italia. Di questo interessante tema si è parlato durante il recente congresso “The Future of Science” a cui hanno partecipato le maggiori autorità scientifiche internazionali, tra cui Thomas Kirkwood, il principale teorico dei meccanismi biologici dell’invecchiamento, Howard Friedman, a capo del Longevity Project ed Elizabeth Blackburn, Nobel per la medicina nel 2009. Secondo l’esperto dell’Osservatorio Integratori & Salute Giovanni Scapagnini, biochimico clinico dell’Università del Molise, l’estrema longevità dipende sicuramente da una genetica favorevole e dalle numerose variabili in grado di migliorare o peggiorare la possibilità di un invecchiamento privo di malattie. Inoltre gli alimenti di cui ci nutriamo sono sicuramente variabile ambientale rilevante nel determinare la longevità di un individuo.
L’abitudine a nutrirsi in maniera ipocalorica è stata riscontrata come tipica caratteristica delle popolazioni ad alta percentuale di centenari. Questa condizione facilita l’attivazione di meccanismi di difesa cellulare. Gli studi sulla restrizione calorica hanno inoltre permesso di scoprire le proteine chiave nella regolazione della longevità. Alcune di queste, come le sirtuine e FOXO3a o AMPk e il PGC1alfa sono attivate anche da alcuni composti presenti nella dieta.
Le sostanze vegetali presenti in frutta e verdure come le antocianine e il resveratrolo, appartenenti alla famiglia dei polifenoli, sono, infatti, in grado di attivare in maniera specifica i meccanismi di longevità cellulare. La maggioranza di questi composti è inoltre dotato di una potente azione antiossidante, effetto considerato particolarmente utile per contrastare i processi legati all’invecchiamento. Anche gli acidi grassi polinsaturi omega 3, presenti in grandi quantitativi nel pesce e nelle alghe, agiscono promuovendo i meccanismi genetici della longevità.
Contemplare nell’alimentazione adeguati quantitativi di queste sostanze, è sicuramente una regola d’oro per favorire un invecchiamento di successo.