I probiotici, validi alleati per aiutare a combattere gli stati di raffreddamento

Le rapide variazioni di temperatura a cui siamo esposti durante l’inverno, favoriscono raffreddamenti che portano a stati di alterazione e malessere. E’ possibile mantenere il nostro benessere anche nei mesi più freddi dell’anno e far fronte a questi stati influenzali grazie all’alimentazione e ad uno stile di vita sano e equilibrato.

Un aiuto per combattere gli stati di raffreddamento è offerto dai “batteri buoni”. L’azione dei probiotici non si limita infatti alla più conosciuta funzione sull’intestino, ma il loro consumo regolare rappresenta un valido alleato per stimolare le difese immunitarie. Il consumo di probiotici incide sulla presenza e la gravità dei sintomi e il sistema immunitario è più protetto dalle infezioni in coloro che assumono probiotici rispetto a coloro che assumono un placebo. L’impiego dei probiotici in questa area della salute si prospetta quindi come particolarmente interessante (Corthesy et al., 2006; Lomax & Calder, 2009)*.

In età pediatrica i dati ottenuti suggeriscono che i probiotici possono rappresentare un mezzo sicuro per ridurre il rischio di otiti medie acute precoci ed il ricorso ad antibiotici per le infezioni respiratorie ricorrenti durante il primo anno di vita. Mentre, in età adulta, viene evidenziata una riduzione della durata degli episodi di Raffreddore di almeno due giorni, e della severità dei sintomi, tra i soggetti che avevano assunto il probiotico rispetto a quelli che avevano assunto placebo**.
Gli alimenti ed integratori con probiotici possono quindi essere un’utile risorsa che la natura mette a disposizione per favorire il benessere e aiutare a combattere gli stati di raffreddamento che costringono a letto tante persone durante i mesi invernali.

* Contenuti scientifici tratti da *Dossier Scientifico su probiotici e prebiotici, a cura di Franca Marangoni e Andrea Poli, NFI scaricabile da questo sito **Probiotici e salute – stato dell’arte basato sulle evidenze, redatto da NFI

“Per approfondire…”

Le numerose virtù della VITE da VINO (Vitis vinifera)

a cura di Antonello Sannia

Sono moltissimi gli alimenti che potrebbero essere definiti funzionali, ad es. vino rosso, soia, mandorle, olio di oliva, salsa di pomodoro, nocciole, pesce. Ma quando un alimento è funzionale? Si può definire così se è dimostrato con sufficiente chiarezza il suo effetto positivo su una o più funzioni dell’organismo, in maniera tale da essere rilevante per il miglioramento dello stato di salute o il benessere dell’organismo; deve inoltre poter esercitare i suoi effetti sulla base di un normale consumo e non deve necessariamente esercitare effetti su tutta la popolazione (cfr. EC Concerted Action on Functional Food Science in Europe – FUFOSE).

Tra gli alimenti funzionali, il vino rosso si distingue per le diverse attività benefiche per l’organismo. La vite da vino è originaria del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente ed è attualmente coltivata in molti paesi del mondo a clima temperato. E’ una pianta ricca di antocianosidi, flavonoidi e tannini. Contiene quindi una buona dose di polifenoli totali nonché di acidi organici, a loro volta dotati di azione antiossidante/antiradicalica.

Ricordiamo alcune delle sue funzioni:

  • azione venoprotettiva: la vitis vinifera è conosciuta da tempo per avere una valida azione protettiva sui vasi venosi, tonica e protettiva sui capillari. Le sostanze presenti nella pianta si fissano sulla membrana cellulare delle cellule dell’endotelio vasale, che è lo strato più interno della parete vasale a diretto contatto col sangue, contribuendo così a stabilizzarla e a proteggerla contro le aggressioni enzimatiche. Inoltre gli antocianosidi favoriscono l’attività biologica della vitamina C e stimolano l’attività dei sistemi enzimatici che intervengono nella sintesi del collageno.A questo proposito, sono stati effettuati alcuni studi clinici su pazienti affetti da insufficienza venosa moderata, per valutare se questi dati ottenuti in vitro fossero trasferibili anche in vivo nell’uomo. Essi hanno dimostrato, mediante una tecnica chiamata pletismografia, una diminuzione del 20% del tempo di riempimento dei vasi capillari e un miglioramento della velocità di scorrimento del sangue nel letto capillare del 30%, dopo 3 mesi di assunzione di 120 mg. al giorno di estratto di vite. Si ha dunque velocizzazione del flusso sanguigno capillare, il che consente di migliorare l’ossigenazione dei tessuti.
  • Azione cardioprotettiva e capillaroprotettiva: questa attività è legata alla sua potente azione antiradicalica, grazie alla quale si ha una maggior formazione di sostanze capaci di dilatare i vasi sanguigni. Inoltre gli antocianosidi contenuti del vino rosso riducono l’ossidazione del colesterolo LDL (quello cattivo), ostacolando la sua precipitazione nelle pareti dei vasi sanguigni. E’ proprio questa ossidazione la causa iniziale dell’ateriosclerosi.

Il paradosso francese

Le sostanze contenute nel vino ridurrebbero inoltre l’aggregazione piastrinica. Un consumo moderato di vino rosso, ma anche di frutta e verdura, in certe regioni della Francia, potrebbe contribuire in modo significativo alla spiegazione del cosiddetto paradosso francese, fenomeno per il quale in queste regioni il rischio di morte per malattie cardiovascolari è nettamente inferiore rispetto altre, nonostante che in esse il consumo alimentare di grassi sia piuttosto elevato e così come pure i livelli di colesterolo nella popolazione.

Un interessante studio clinico di popolazione ha indagato la mortalità di soggetti bevitori di alcolici in California. Sono stati arruolati 128.934 soggetti, dei quali si valutavano lo stile di vita, le condizioni sociodemografiche, le abitudini, l’alimentazione e la storia sanitaria tramite un questionario apposito. Essi venivano divisi in bevitori di solo vino rosso (3.128), di solo vino bianco (10.762), sia di vino bianco sia di vino rosso (15.461), di altri tipi di vino (4.619), di vino ma che non avevano indicato il tipo di vino (33.388), di altre bevande come birra e liquori (68.411). Questi soggetti venivano seguiti per 10 anni, registrando tutte le cause di morte. I dati hanno mostrato che i forti bevitori avevano una mortalità superiore a quella dei moderati bevitori, i quali ultimi avevano una mortalità inferiore ai non bevitori. In conclusione, lo studio conferma i dati presentati da moltissimi altri studi clinici, che indicano una riduzione della mortalità cardiovascolare per i moderati bevitori di vino rosso, specialmente se di sesso femminile. Attualmente si ritiene che la dose giornaliera ottimale di vino rosso sia di circa 200-220 ml nella donna e di 250-270 ml nell’uomo.

Gli integratori alimentari a base di Vitis Vinifera

A differenza degli alimenti funzionali, gli integratori alimentari sono invece fonti concentrate di nutrienti o altre sostanze con effetto nutrizionale, ad esempio vitamine, minerali, ecc. o fisiologico (ad esempio estratti vegetali), il cui scopo è di supplementare, integrare la normale Dieta e contribuire al benessere dell’organismo e si presentano solitamente in forme predosate. L’Estratto di Vitis Vinifera è contenuto in numerosi integratori alimentari ed è utile per l’attività del microcircolo e del circolo venoso, svolge un’attività antiossidante e migliora il trofismo dei tessuti (per saperne di più: rimando a Proteggere i vasi venosi dalla calura estiva)

Acerola, un concentrato di vitamina C utile nelle stagioni fredde

L’Acerola (nome scientifico, Malpighia punicifolia) è un arbusto che raggiunge fino ai 4 metri di altezza, cresce nei paesi a clima temperato caldo ed è coltivato soprattutto nel nord del Brasile. Ha un frutto ovale di colore rosso intenso e dalla buccia sottile, simile alle ciliegie, anche se appartiene a tutt’altra specie. E proprio dai suoi frutti maturi, privi di nocciolo, si ricava un succo che viene concentrato e nebulizzato, fino ad ottenere un estratto ad altissimo contenuto di acido ascorbico, ossia la famosa vitamina C (fino al 25%).

Per questo, l’estratto di Acerola può essere un valido alleato per affrontare il freddo dell’inverno.

Il prof. Antonello Sannia, Presidente della Società di Medicina Naturale, sottolinea come la letteratura scientifica abbia già indicato un’attività antivirale e di stimolo al sistema immunitario (in quanto aumenta l’attività fagocitaria dei leucociti e favorisce lo sviluppo dei linfociti). Ma non solo. L’Acerola, essendo particolarmente ricca di polifenoli – quali i flavonoidi – e di antocianidine, vanta anche proprietà antiossidanti e favorisce un assorbimento più rapido del ferro dall’intestino.

“In associazione con vitamina A, vitamina E e selenio, questo estratto è molto utile – aggiunge Sannia. “Le cellule del sistema immunitario hanno bisogno di molta vitamina C per funzionare bene, e ne consumano parecchia durante le infezioni batteriche e/o virali. Pertanto in presenza di questi disturbi è importante un buon rifornimento di vitamina C. Siccome le riserve di vitamina C si esauriscono molto rapidamente sotto sforzo, la sua integrazione è importante. La dose giornaliera consigliata è di 40-50 mg per i bambini e 60-80 mg per gli adulti”.

Il calcio, un alleato per la riduzione del girovita

Il calcio è il minerale più abbondante dell’organismo e localizzato al 99% nello scheletro. Questo minerale viene spesso collegato al benessere di ossa e denti, ma oltre alla funzione che svolge su queste specifiche parti del corpo, il calcio partecipa anche al processo di coagulazione del sangue, al mantenimento della normale funzione muscolare, alla neurotrasmissione e ricopre un ruolo fondamentale rispetto al metabolismo energetico.

A questo proposito si segnala uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition1 che evidenzia la correlazione tra assunzione di calcio e controllo del peso. I ricercatori hanno evidenziato come ad ogni 1000 mg di calcio assunti venga associata una riduzione di peso pari a 0,076 kg.

Analizzando il potenziale impatto del calcio sul peso corporeo, la ricerca ha aggiunto valore al dibattito già in essere sul tema2 e suggerito come questo minerale possa contribuire a ridurre l’assorbimento di grassi: livelli di calcio più elevati sembrano influenzare i livelli della forma attiva della vitamina D che a sua volta si traduce in una bassa concentrazione intracellulare di calcio. Si pensa che questo fattore stimoli la scissione dei grassi (lipolisi) e l’inibizione dell’accumulo di grasso nelle cellule adipose.

Le nuove ricerche hanno aperto anche la strada alla correlazione tra assunzione di calcio e circonferenza della vita, dove i geni possono giocare un ruolo fondamentale. I ricercatori hanno infatti osservato un legame tra calcio e più ridotti girovita nelle persone geneticamente predisposte ad averne ampi.

Il calcio, indispensabile elemento in una dieta varia e bilanciata, è quindi un alleato per il controllo del peso. I latticini, come yogurt e formaggi, ad esempio, sono tra i cibi più ricchi di questo minerale, insieme ad alcune piante come il tarassaco, la rucola, il rosmarino, il prezzemolo e il basilico; anche le mandorle, che ne contengono molto, giocano un ruolo importante contribuendo ad accelerare il metabolismo.

1 Pubblicazione online prima della stampa, doi: 10.3945/ajcn.113.076596 “Interaction between genetic predisposition to obesity and dietary calcium in relation to subsequent change in body weight and waist circumference”. Authors: S.C. Larsen, L. Angquist, T. Singh Ahluwalia, T. Skaaby, et al. 2 La relazione tra l’assunzione di prodotti caseari e la riduzione del peso corporeo è stata analizzata in numerosi studi, incluso quello del 2011 pubblicato dalla Nutrition Reviews (Vol. 69, pp. 335-343). Inoltre, una meta analisi del 2009 ha supportato questa relazione tra il calcio e la perdita di grassi. Uno dei maggiori ricercatori in questo campo, il Dr Michael Zemel dell’università del Tennessee, ha indicato che i latticini possono aiutare a ridurre il grasso corporeo e che il solo calcio conta per circa il 40% del risultato.

Estratto di arance rosse di Sicilia, una preziosa risorsa di sostanze antiossidanti

La produzione di arance a polpa rossa è tipica della parte orientale della Sicilia, dove alcune varietà del Citrus sinensis (Moro, Tarocco e Sanguinello) hanno trovato le condizioni ambientali ottimali per esprimere al meglio le loro caratteristiche. Queste varietà di arance crescono esclusivamente in Sicilia e sono caratterizzate da un’abbondante presenza di antocianine (flavonoidi) e da una notevole concentrazione di sostanze antiossidanti (acido ascorbico oltre ai già citati flavonoidi).

E’ noto che l’attività fisica prolungata ed intensa porta ad una iperproduzione di radicali liberi che, se non è bilanciata da un adeguato aumento delle difese antiossidanti, può determinare uno stress ossidativo. In termini sportivi, ciò può anche essere associato ad una riduzione delle performance fisica dell’atleta, ad un aumento dell’affaticamento e a danni muscolari che, se protratti a lungo termine, possono avere effetti negativi sulla salute.

Bonina P. et al. (2005) hanno valutato in un gruppo di atleti professionisti di pallamano gli effetti a breve termine di una supplementazione con estratto di arance rosse di Sicilia (ROC – red orange concentrated). Lo studio ha selezionato 18 giocatori di età compresa tra 18 e 26 anni, che seguivano il loro regolare allenamento, e 17 soggetti sedentari di 19-30 anni come gruppo di controllo.

L’estratto di arance utilizzato conteneva antocianidine (3.1%), acido idrossicinnamico (2.07%), flavone glicoside (8.1%) e acido ascorbico (vitamina C, 7%). Gli atleti assumevano due capsule al giorno di ROC (100 mg), mentre il gruppo di controllo era trattato con placebo. A tutti i soggetti è stato prelevato un campione di sangue all’inizio dello studio, dopo 1 mese ed alla fine del trattamento (2 mesi). La integrazione con ROC ha determinato, già dopo il primo mese, una riduzione significativa degli indici sierici di stress ossidativi (test che indicano il livello di stress ossidativi) e dopo 2 mesi i risultati sono apparsi ancor più pronunciati. Infatti i giocatori professionisti, che ad inizio trattamento presentavano indici di stress ossidativo significativamente più alti rispetto al gruppo di controllo, al termine della integrazione mostravano valori significativamente più bassi, paragonabili ai controllo.

Questi dati indicano chiaramente che la supplementazione con ROC può essere efficace nel diminuire lo Stress ossidativo e proteggere, a breve e a lungo termine, lo stato di salute di atleti impegnati giornalmente in intensi allenamenti. Anche se i risultati riportati fanno riferimento ad una popolazione di atleti professionisti di elite, questi dati confermano la potenziale utilità di una integrazione con antiossidanti anche in soggetti che svolgono attività fisica a livello amatoriale.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Francesco P. Bonina, Carmelo Puglia, Francesco Cimino, Domenico Trombetta, Giovanni Tringali, Anna Maria Roccazzello, Elio Insirello, Paolo Rapisarda and Antonella Saija. “Oxidative stress in handball players: effect of supplementation with a red orange extract”. Nutrition Research 25 (2005) 917-924.

Estratto di Valeriana officinale per migliorare la qualità del sonno

La valeriana è una pianta a fiore appartenente alla famiglia delle Valerianacee. La V. officinale è la più nota del genere Valeriana, costituito da più di 150 specie, diffuse soprattutto nelle regioni boscose europee e, in parte, in Nord America.

La radice di V. officinalis, che viene usata da tempo, sia da sola sia in associazione ad altre piante, come blando sedativo.

L’insonnia è un disagio piuttosto comune, caratterizzato dalla difficoltà ad addormentarsi o a mantenere lo stato di sonno; ciò determina una durata del sonno troppo breve o non sufficientemente ristoratrice. Per affrontarla, esistono differenti mezzi: farmacologici, non farmacologici -come ad es. terapia la cognitiva o comportamentale – e gli integratori alimentari a base di erbe tradizionalmente impiegati per le loro proprietà, come l’ estratto di valeriana.

Il recentissimo studio di Ross (Ross S., 2009), ha evidenziato l’efficacia dell’estratto di V. Officinalis nel miglioramento della qualità del sonno in 42 persone sane con problemi di insonnia, senza disturbi medici di particolare rilevanza o di natura psichiatrica.

    Le persone sono stati suddivise in due gruppi:

  • trattato con placebo
  • trattato con estratto di V. officinalis

Per due notti consecutive, ogni soggetto è stato sottoposto ad esame elettroencefalografico (EEG) per l’analisi della qualità del sonno, e successivamente ha compilato un questionario per la valutazione di tale parametro. La prima notte le verifiche sono state svolte in assenza di qualsiasi assunzione, mentre la notte successiva sono state ripetute dopo assunzione degli estratti di valeriana o placebo.

Sulla base di questi diversi criteri di valutazione soggettivi e oggettivi della qualità del sonno, l’estratto di valeriana è risultato significativamente più efficace del placebo. In particolare, l’efficacia del trattamento è stata considerata “buona” o “molto buona” dal 66% dei pazienti trattati rispetto al 26% dei pazienti del gruppo placebo, ed i risultati dell’EEG hanno dimostrato un’ aumentata intensità del sonno nei soggetti assumenti estratto di valeriana.

In conclusione, questo studio ha evidenziato un effetto positivo della valeriana sulla qualità soggettiva ed oggettiva del sonno.

Referenze

Ross Stepahanie. A single dose Administration of Valerian/hope fluid extract is found to be effective in Improving sleep. Holist Nurs Pract 2009; 23:253-256.

Ruolo positivo delle proteine vegetali sulla pressione arteriosa

Come è ormai noto, elevati valori di pressione arteriosa (PA) aumentano il rischio di eventi morbosi quali infarto del miocardio ed ictus. L’ipertensione è oggi un fattore di rischio assai diffuso nelle popolazioni occidentali: tenere controllata la pressione arteriosa è quindi importante, e significa in numerosi casi dover assumere farmaci.

Una modifica delle abitudini alimentari può contribuire in modo significativo a controllare i valori pressori. Oltre alla nota relazione tra consumo di sodio ed ipertensione, da cui la raccomandazione a seguire diete iposodiche, dati scientifici recenti indicano la presenza di una relazione inversa tra il consumo di proteine vegetali e i livelli pressori.

In particolare, in uno studio recente Stamler e collaboratori (2009) è stato evidenziato che l’elevata introduzione degli amminoacidi acido glutammico, prolina, fenilalanina, serina e cisteina si associa a bassi livelli di PA. E’ da notare che tutti quelli citati sono amminoacidi presenti in concentrazione molto più elevata nelle proteine vegetali (es fagioli, soia e legumi in generale) rispetto a quelle animali (ricordiamo che, oltre che con l’alimentazione, le proteine vegetali possono essere assunte, in alcuni casi specifici, anche con integratori).
Nel corso dello studio, i ricercatori hanno analizzato i dati di 4680 persone di età compresa tra i 40 ed i 59 anni provenienti da 17 aree rurali e urbane di Cina, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito. In ogni soggetto è stata valuta la pressione ogni settimana per 2 mesi consecutivi, sono state analizzate le urine ed è stato valutato il regime dietetico mediante questionari alimentari.
Al termine della ricerca, si è riscontrato che elevati livelli di introduzione giornaliera di acido glutammico (4,72% in più sul totale delle proteine assunte con la dieta) erano correlati a livelli di PA più bassi rispetto alla media; anche l’elevata introduzione degli amminoacidi prolina, fenilalanina, serina e cisteina è risultata correlata a livelli pressori più bassi.

I dati emersi dallo studio indicherebbero quindi che un aumento del consumo giornaliero di proteine vegetali possa essere d’aiuto nell’ottimizzazione della regolazione della pressione arteriosa.

Riferimenti Bibliografici

Stamler, J., Brown, I.J., Daviglus, M.L., Chan, Q., Kesteloot, H., Ueshima, H., Zhao, L., Elliott, P. Glutamic Acid, the Main Dietary Amino Acid, and Blood Pressure. The INTERMAP Study (International Collaborative Study of Macronutrients, Micronutrients and Blood Pressure). Circulation. 2009