Dal goloso cacao un fitocomplesso dalla poliedrica attività benefica: i flavanoli.

Il cacao è una polvere di colore bruno-rossiccio, che viene ricavata dalla pianta del cacao (Theobroma cacao), originaria dell’America meridionale, in particolare del Venezuela.

L’alta concentrazione di polifenoli, in particolare flavanoli, è la caratteristica distintiva della polvere di cacao. In passato la presenza di diverse concentrazioni di polifenoli si pensava essere esclusivamente correlata alla definizione del sapore e dell’aroma tipico di questi prodotti, ma in seguito a studi più approfonditi, essa si è dimostrata legata ad effetti salutistici, dovuti all’attività antiossidante di queste molecole. Si suppone che tale capacità antiossidante sia una delle spiegazioni per la bassa incidenza di aterosclerosi e patologie cardiovascolari nelle popolazioni indigene dell’America Centrale, tra cui è diffuso il consumo di bevande a base di cacao.

Recentemente alcuni ricercatori americani (Balzer J, et al. 2008) hanno esaminato gli effetti indotti da una supplementazione con flavanoli sulla funzionalità endoteliale in pazienti diabetici. La scelta di pazienti diabetici era giustificata dall’alta correlazione tra questa patologia e le malattie cardiovascolari.

I 40 pazienti partecipanti allo studio sono stati suddivisi in due gruppi, ognuno ricevente una diversa supplementazione giornaliera di flavanoli derivati da cacao per 30 giorni consecutivi:

  • gruppo controllo = 75 mg di flavanoli/die
  • gruppo trattati = 963 mg di flavanoli/die

All’inizio, dopo 8 giorni ed alla fine della somministrazione, in tutti i soggetti è stata determinata la funzionalità endoteliale (tramite valutazione della dilatazione dell’arteria brachiale), la concentrazione di flavanoli nel sangue, la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca.
Già dopo 8 giorni dall’inizio della sperimentazione, i soggetti trattati hanno manifestato un miglioramento significativo della funzionalità endoteliale ed un aumento della concentrazione di flavanoli nel sangue (da 1.47 nmol/l a 2.78). Risultati ancora più marcati si sono registrati a distanza di 30 giorni (funzionalità endoteliale aumentata di oltre il 30%). Al contrario, nel gruppo di controllo non si sono osservate differenze significative nei diversi parametri misurati. La pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e i valori glicemici si sono mantenute invariate nel corso del trattamento per entrambi i gruppi testati.

I dati riportati indicano che l’assunzione giornaliera di elevate quantità di flavanoli può migliorare la funzionalità endoteliali in pazienti diabetici. Questo risultato potrebbe essere significativo nei confronti di alcune patologie di natura cardiovascolare, come ictus ed infarti, che colpiscono con alta frequenza la popolazione Occidentale; tali osservazioni suggeriscono la possibilità di integrare la Dieta abituale con flavanoli come coadiuvanti per la riduzione del rischio cardiovascolare.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici Balzer J, Rassaf T, Heiss C, Kleinbongard P et al. Sustained benefits in vascular function through flavanoli containing cocoa in medicated diabetic patients. Journal of the American College of Cardiology. 51,22;2008

La propoli, elemento ad alta concentrazione di flavonoidi, è un antico rimedio a supporto della funzionalità delle prime vie aeree

La propoli è prodotta dalle api ed è composta principalmente da secrezioni resinose che le api raccolgono sugli alberi (pioppi, abeti, olmi, betulle, ecc.) e che poi mescolano con saliva e cera.

La scoperta e l’utilizzo della propoli risalgono a tempi antichissimi, circa 6000 anni fa. I sacerdoti egiziani la usavano per mummificare le spoglie dei faraoni, mentre i medici la impiegavano per trattare le infezioni della pelle e dell’apparato respiratorio, e come cicatrizzante e disinfettante delle ferite. Negli ultimi decenni, la ricerca scientifica ha messo in evidenza le proprietà e le azioni dei componenti della propoli, tra cui ricoprono un ruolo importante i flavonoidi, presenti per un 10% circa, che assicurano gran parte delle sue proprietà antimicrobiche.

Molto recentemente la propoli e le sue funzionalità sono state oggetto di una riesamina della letteratura. Il lavoro di Viuda-Martos e coll. (2008) valuta l’uso di un integratore a base di estratto di propoli in persone asmatiche. In questo studio, 46 persone di ambo i sessi (età 19-52 anni), colpiti da moderati attacchi di Asma da almeno 2 anni, sono stati suddivisi in 2 gruppi che assumevano un placebo o estratto acquoso di propoli (400 mg/d; propoli originaria del Sud America con una concentrazione del 0.05% di flavonoidi). Tutti i pazienti durante il periodo di trattamento mantenevano la propria regolare terapia a base di teofillina, senza assumere corticosteroidi o altri farmaci specifici. All’inizio, dopo 1 mese ed alla fine del trattamento, in tutti i soggetti è stata determinata la funzionalità ventilatoria (capacità polmonare), la concentrazione e la presenza di eventuali marker ematici di infiammazione (citochine) e il numero di attacchi d’asma notturni.

Al termine della sperimentazione, il gruppo trattato con propoli ha presentato una riduzione significativa del numero e della severità degli attacchi notturni d’asma (da 2.5 a 1 a settimana) e un’aumentata capacità ventilatoria (>50%) rispetto i valori iniziali.

Inoltre, i miglioramenti clinici descritti erano associati ad un abbassamento dell’oltre il 50% dei valori serici di citochine pro-infiammatorie. Al contrario, nei pazienti trattati con placebo non si sono osservate differenze significative nei diversi parametri misurati.

I risultati ottenuti dimostrano una forte capacità dell’estratto di propoli di agire positivamente sullo stato infiammatorio in persone asmatiche e tali effetti, secondo gli autori, sono da attribuire alla composizione del prodotto che include alte quantità di flavonoidi e acido caffeico. L’estratto di propoli, usato come integratore, appare pertanto idoneo come coadiuvante nel trattamento di stati infiammatori oro-faringei associati ad asma.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Riferimenti Bibliografici

Viuda-Martos M, Ruiz-Navajas Y, Fernández-López J, Pérez-Alvarez JA Functional properties of honey, propolis, and royal jelly J Food Sci. 2008 Nov;73(9):R117-24.

Khayyala MT, El-Ghazaly MA, El-Khatib AS, et al. A clinical pharmacological study of the potential beneficial effects of a propolis food product as an adjuvant in asthmatic patients. Fundamental & Clinical Pharmacology 17 (2003) 93–10217 (2003) 93–102.

Estratto di tè verde, un concentrato di sostanze antiossidanti

Il tè verde è una pianta arbustiva (Camelia sinensis) della famiglia delle Teacee e dell’ordine delle Guttiferali, già coltivata in Cina e in Giappone fra il IV e l’ VIII secolo d.C. Da lì si diffuse in India, in Indonesia e a Ceylon. È coltivata per le sue foglie, da cui si ottiene per infusione l’omonima bevanda. Il rituale legato al tè ha origini molto antiche; in Cina si narra che l’imperatore Shen Nung fu il primo bevitore di tè verso il 2700 a.C. Le bevande a base di tè stanno oggi trovando riscuotendo un particolare interesse da parte della comunità scientifica occidentale per la loro azione positiva sulla salute ed il benessere dell’individuo, accertata da diversi studi scientifici. Queste straordinarie proprietà del tè sono da associarsi alla ricca composizione in polifenoli, in particolare catechine (potenti antiossidanti), delle foglie utilizzate. Le catechine, oltre all’azione benefica, conferiscono al tè il caratteristico colore e sapore.

Sebbene le catechine siano conosciute principalmente per le loro proprietà antiossidanti, recentemente si sono evidenziati loro effetti anche relativamente al controllo della lipemia, che hanno enfatizzato il loro effetto benefico a livello cardiovascolare.

Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Nutrition (Tinahones et al., 2008) si è occupata di determinare l’effetto a breve/medio termine di un estratto di tè verde sulla funzione vascolare e sui livelli di LDL ossidate circolanti in donne sane (età media 35 anni). Lo studio è stato condotto su un campione di 14 soggetti, che sono stati valutati dopo 7 giorni di trattamento con placebo, e dopo 5 settimane di integrazione giornaliera con un estratto in capsule di tè verde. L’estratto utilizzato aveva un contenuto medio di 375 mg di catecolo, principalmente epigallocatechingallato (EGCG) e di 150 mg di caffeina. Al termine di entrambi i trattamenti, in tutti i soggetti sono stati analizzati i livelli plasmatici di colesterolo totale, colesterolo LDL ed HDL, trigliceridi e l’entità di ossidazione delle LDL, ed è stata valutata la funzionalità vascolare a livello dell’arteria brachiale.

L’assunzione dell’estratto di tè verde ha determinato, rispetto al placebo, una riduzione del 37.4% della concentrazione di LDL ossidate, sostanze che hanno un ruolo chiave nello sviluppo dell’aterosclerosi, e un miglioramento della funzionalità vascolare, incrementando del 50% circa la dilatazione flusso-mediata dell’arteria brachiale. Inoltre si è registrata una riduzione significativa della concentrazione di trigliceridi, mentre è rimasta inalterata quella di HDL.

Questo studio conferma il possibile ruolo positivo delle catechine del tè in ambito cardiovascolare, già a breve termine, in una popolazione femminile. Tali effetti sono stati raggiunti utilizzando un estratto di tè, in quanto esso presenta una concentrazione in catechine molto più elevata rispetto a quella presente in una tazza di infuso di tè. Per arrivare a tali concentrazioni occorrerebbe consumare quantità elevate della bevanda, abitudine non molto diffusa in Italia. L’utilizzo di estratti di tè o di fonti concentrate di catechine potrebbe, pertanto, essere utile.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Tinahones FJ, Rubio MA, Garrido-Sánchez L, Ruiz C, Gordillo E, Cabrerizo L, Cardona F. Green tea reduces LDL oxidability and improves vascular function. J Am Coll Nutr. 2008 Apr;2 (2):209-13.

Fitosteroli della soia: un aiuto naturale per combattere il colesterolo

I risultati degli studi più recenti indicano che il numero di persone in cui è necessario ridurre la colesterolemia è in continua crescita.

In questo contesto complesso ed in rapida evoluzione, nuove opportunità emergono dall’utilizzo di fitosteroli. I fitosteroli sono composti bioattivi presenti in molti prodotti vegetali, come oli, legumi (soia in particolare) e frutta secca. La loro capacità di contribuire alla riduzione della colesterolemia LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) in persone moderatamente ipercolesterolemiche è ampiamente documentata; è inoltre necessario sottolineare che la loro efficacia sembra essere correlata alla tipologia di Dieta abitualmente seguita.

Un recente articolo (Lerman R. et al., 2008) ha analizzato gli effetti indotti da una integrazione giornaliera di fitosteroli della soia associata ad una Dieta a basso apporto glucidico in 50 soggetti affetti da ipercolesterolemia e sindrome metabolica, di ambo i sessi; i soggetti sono stati suddivisi in 2 gruppi, ognuno ricevente un diverso trattamento, per 12 settimane consecutive:

  • Gruppo 1 (G1): modificazione della Dieta abituale (Dieta Mediterranea Modificata), con riduzione del consumo di vino (1 bicchiere/die) e di alimenti a base di cereali, come pasta, riso, pizza, pane (1 porzione/die).
  • Gruppo 2 (G2): modificazione della Dieta abituale come nel primo gruppo e assunzione di fitosteroli derivati dalla soia, somministrati come bevanda 2 volte al giorno. L’integrazione prevedeva l’assunzione di 34 mg di isoflavoni della soia al giorno.

All’inizio della valutazione tutti i soggetti presentavano valori simili di BMI (indice di massa corporeo), colesterolemia totale e trigliceridemia, e anche l’apporto dietetico in calorie, glucidi e lipidi, valutato attraverso il diario alimentare, non era significativamente diverso. Dopo 12 settimane entrambi i gruppi hanno registrato un calo ponderale (-5.7 kg per G 1 e -5.9 kg per G2) e una riduzione significativa della circonferenza vita rispetto ai valori iniziali. L’analisi dei parametri ematici ha evidenziato una riduzione del colesterolo totale, delle LDL, del rapporto colesterolo/HDL, in entrambi i gruppi; soltanto nel gruppo supplementato però tale diminuzione era significativa. Inoltre, nel gruppo ricevente fitosteroli si è riscontrata una diminuzione della concentrazione di trigliceridi nel sangue e un calo del rapporto trigliceridi/HDL, mentre l’altro gruppo non presentava modificazioni.

Questo studio conferma il ruolo positivo dell’integrazione con fitosteroli – in associazione ad una Dieta equilibrata e a basso apporto glucidico – nel miglioramento del quadro complessivo di persone con ipercolesterolemia e sindrome metabolica, in tempi relativamente brevi.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Lerman R., Minich D., Darland G., Lamb J., Tripp ML. Enhancement of modified Mediterranean-style, low glycemic load with specific phytochemicals improves cardiometabolic risk factors in subjects with metabolic syndrome and hypercholesterolemia in a randomized trial. Nutrition & Metabolism. 2008,5:29.

Integrazione giornaliera con probiotici per un miglioramento dello stato di benessere generale dell’organismo

Il termine “probiotico” deriva dal greco: “pro-bios” e significa a favore della vita. Basandosi sulla definizione del ricercatore inglese Fuller (1989): “il probiotico è un microrganismo vivente che esercita un effetto positivo sulla salute dell’ospite con il risultato di rafforzare l’ecosistema intestinale”. Grazie ai contributi della scienza, nel tempo, si è estesa anche in occidente la cultura dei dell’uso dei probiotici, come un’integrazione a favore delle funzionalità dell’intestino attraverso l’attività di determinate colture batteriche vive e vitali. I batteri più usati in preparati probiotici appartengono ai generi Bifidobacterium e Lactobacillus. Tuttavia sono utilizzati anche microrganismi appartenenti ai generi Streptococcus, Leuconostoc, Pediococcus, Propionibacterium e Bacillus.

Problematiche legate ad alterazioni della funzionalità intestinale sono sempre più diffuse nella società moderne, per lo più associate a stili di vita non adeguati e a condizioni stressanti. Questa situazione può provocare nella persona uno stato caratterizzato da ansia, spossatezza, stanchezza muscolare, problemi di attenzione, concentrazione, memoria e cefalea. Si stima che in Italia vi siano circa 200-300.000 persone che accusano questo stato di alterazione, soprattutto giovani e donne, con una età media di insorgenza intorno ai 30 anni.

Recentemente, Sullivan e collaboratori (Sullivan et al., 2009) hanno analizzato gli effetti indotti da un integratore a base di probiotici (4 dl- Lactibacillus paracasei, Lactobacillus acidophilus e bifidobacterium lactis), contenente 108 unità formanti colonie (cfu/ml), sullo stato di benessere complessivo, sulla sensazione di fatica e sui livelli di attività fisica di 15 soggetti affetti da stanchezza cronica. L’integratore veniva assunto 2 volte al giorno, per 4 settimane consecutive.

All’inizio della ricerca, dopo 30 giorni di trattamento e al termine della ricerca sono stati valutati alcuni fattori quali fatica, dolori muscolari, capacità di memoria, di concentrazione e il livello di attività fisica giornaliera svolta dai soggetti.

Tutti i soggetti hanno presentato un miglioramento significativo della sensazione di fatica e del dolore muscolare al termine dei 70 giorni di trattamento, e un miglioramento delle capacità neuro cognitive (memoria e concentrazione) già dopo 40 giorni. In 10 soggetti è stato evidenziato un significativo aumento del livello di attività fisica giornaliera. Durante il periodo di trattamento non si è presentato nessun caso di disfunzionalità o alterazioni intestinali.

I risultati ottenuti da questo studio possono essere un punto di partenza per lo sviluppo di nuove strategie di intervento a base di integratori di probiotici, nell’ottica di un miglioramento generale dello stato di salute della moderna società occidentale, sempre più afflitta da stanchezza, nervosismo e stress. A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Sullivan A, Nord CE, Evengard B. Effect of supplement with lactic-acid producing bacteria on fatigue and physical activity in patients with chronic fatigue syndrome. Nutritional Journal. 2009

Positivo ruolo svolto dalla Carnitina nel contrastare lo stress ossidativo

Le alterazioni del profilo lipidico plasmatico, e in particolare l’ aumento dei livelli del colesterolo LDL, il cosiddetto “colesterolo cattivo”, rappresentano unanimamente uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare, legato all’insorgenza di aterosclerosi.

Anche l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL) è considerata un fenomeno importante nella formazione e nell’evoluzione della placca ateromatosa; si ritiene, infatti, che siano le LDL in forma ossidata ad indurre l’accumulo di colesterolo e la progressione delle lesioni aterosclerotiche che possono portare all’occlusione del vaso sanguigno. L’ossidazione delle LDL è un processo che può verificarsi in tutti le persone sottoposte ad uno stress ossidativo, ed in particolare nei pazienti diabetici, in cui l’iperglicemia gioca un ruolo importante.

La carnitina è una piccola molecola che viene sintetizzata nel fegato e nei reni a partire da due aminoacidi chiamati rispettivamente lisina e metionina, ma può anche essere introdotta con gli alimenti, in particolare carne e prodotti caseari. Nelle nostre cellule la carnitina si lega agli acidi grassi e ne permette il trasporto all’interno dei mitocondri, piccoli organelli intracellulari, dove i grassi verranno catabolizzati per ricavare energia.

Dato questo ruolo pro-energetico della carnitina, molte ricerche si sono incentrate sul ruolo di una sua supplementazione nel miglioramento delle prestazioni sportive. Questi studi hanno fatto emergere un’altra importante possibilità di utilizzo della carnitina, ossia il controllo della lipemia (concentrazione di trigliceridi e colesterolo nel sangue).

Da una recente ricerca condotta da un gruppo italiano (Malaguarnera et al., 2009) è emersa un’altra importante azione della carnitina, ossia la protezione delle LDL dall’ossidazione. In questo studio 80 pazienti diabetici sono stati supplementati con 2 grammi di L-carnitina o con placebo per 3 mesi consecutivi. Alla fine del periodo di trattamento i soggetti supplementati hanno mostrato un significativo miglioramento, rispetto al gruppo placebo, dei parametri correlati al processo di ossidazione delle LDL.

Questi risultati supportano l’ipotesi che una supplementazione con L-carnitina sia in grado di coadiuvare la riduzione dell’ossidazione delle LDL, contribuendo a contrastare il processo aterosclerotico.

A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Malaguarnera M, Vacante M, Avitabile T, Malaguarnera M, Cammalleri L, Motta M. L-Carnitine supplementation reduces oxidized LDL cholesterol in patients with diabetes. Am J Clin Nutr. 2009 Jan; 89(1):71-6.

Effetti benefici dell’assunzione di estratto di Camomilla (Matricaria recutita)

La camomilla viene preparata dai fiori secchi di Matricaria camomilla L., pianta originaria dell’Europa e coltivata prevalentemente in Germania, Ungheria, Jugoslavia e Unione Sovietica, raramente ad altitudini superiori ai 300-400 m sopra il livello del mare. La bevanda a base di estratto di camomilla o ottenuta da infuso è tradizionalmente consumata in tutto il mondo.

Alla Matricaria camomilla sono associate proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche per la sua azione spasmolitica. Queste azioni sono per lo più associate alla caratteristica composizione dei fiori di camomilla in polifenoli, tra cui derivati cumarinici e flavonoidi, che hanno dimostrate proprietà antiossidanti.

Un gruppo di ricercatori inglesi ha evidenziato, in uno studio pubblicato dal Journal of Agricultural and Food Chemistry (Wang Y. et al.; 2005), un possibile meccanismo tramite cui l’assunzione giornaliera di estratto di camomilla determina effetti antisettici, antiinfiammatori ed analgesici.

Lo studio ha coinvolto un piccolo gruppo di volontari sani (7 uomini e 7 donne) che ha assunto per 2 settimane consecutive 5 dosi di estratto di camomilla (varietà Matricaria recutita – 5 g di polvere/dose) al giorno. Analisi giornaliere delle urine sono state effettuate 2 settimane prima, durante e 2 settimane dopo il trattamento.

L’assunzione dell’estratto di camomilla ha determinato un significativo aumento dei livelli urinari di ippurato, un prodotto del metabolismo dei fenoli (composti presenti in alcune piante e associati a un’azione antibatterica), noto per l’effetto antisettico a livello urinario. L’aumentata eliminazione urinaria di ippurato ne testimonia la maggiore concentrazione a livello del sangue, e potrebbe dare una valida spiegazione del perché la camomilla possa contribuire a ridurre l’incidenza di sviluppo di stati infiammatori, come l’influenza o le infiammazioni intestinali. In questo studio sono stati evidenziate anche alte concentrazioni urinarie di glicina, un aminoacido che sembra coinvolto nella riduzione degli spasmi muscolari. Questo potrebbe essere in relazione con l’efficacia dell’estratto di camomilla nella riduzione dei dolori mestruali e degli spasmi a livello gastrointestinale. E’ da sottolineare che gli aumentati livelli di ippurato e glicina osservati durante il periodo di assunzione di estratto di camomilla si sono mantenuti tali anche nelle due settimane successive.

Questo studio, evidenziando un possibile meccanismo d’azione, pone basi scientifiche al ruolo positivo della camomilla nell’attenuazione di alcuni stati infiammatori. Referenze: A cura della prof. Alessandra Bordoni (Dietologa), e dr.a Marta Baldini (Esperta in nutrizione ed attività fisica )

Referenze

Wang Y et al. A Metabonomic Strategy for the Detection of the Metabolic Effects of Chamomile (Matricaria recutita L.) Ingestion. J Agric Food Chem. 2005 Jan 26;53(2):191-196

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