Corretta integrazione alimentare per il benessere e la bellezza della pelle

Si parla di nutricosmeceutici, cosmetoalimenti, nutricosmetici…tanti sono i neologismi coniati. Tutti questi nomi per indicare prodotti che appartengono al gruppo degli integratori e che avrebbero la funzione di proteggere la pelle e renderla più sana e bella. I nutriceutici, infatti, rappresentano un’applicazione della corretta alimentazione alle condizioni della pelle e dei suoi annessi al fine di garantirne lo stato di benessere.

Lo stile di vita frenetico e le abitudini alimentari spesso non corrette, che caratterizzano i nostri tempi, non riescono a far fronte alle fisiologiche esigenze della pelle: vi è una carenza di nutrienti essenziali o per un aumentato fabbisogno, o per una ridotta assunzione, o correlata a particolari procedimenti di lavorazione e conservazione degli alimenti. Quindi, bisogna “integrare”, supplementare quei nutrienti che ci vengono a mancare e che contribuiscono a supportare la buona salute della pelle.

Una Dieta equilibrata è in grado di fornire tutti quei nutrienti che servono al nostro organismo per garantirne lo stato di benessere. Seguire una Dieta equilibrata però non è sempre possibile; inoltre alcuni regimi alimentari possono condurre ad uno squilibrio nutrizionale (pranzi consumati velocemente e fuori casa, diete ipocaloriche, diete vegetariane). Ecco quindi che diventa indispensabile integrare ciò che ci viene a mancare.

La carenza di nutrienti determina le cosiddette “malnutrizioni per difetto”. Alcune malnutrizioni comportano una sintomatologia che si ripercuote sull’estetica dell’individuo, come ad esempio la perdita o l’indebolimento dei capelli, le alterazioni delle unghie, la perdita del tono e dell’elasticità cutanea. In questi casi il corretto uso del giusto tipo di integrazione, insieme ad una regolarizzazione dell’alimentazione, può determinare una riduzione o una scomparsa del problema, migliorando quindi l’aspetto esteriore dell’individuo.

Esiste una complementarietà tra i nutriceutici ed i prodotti dermocosmetici utilizzati per il trattamento degli inestetismi cutanei. Si tratta di sinergie di effetto tra sostanze funzionali applicate localmente (creme) là dove il problema fa la sua comparsa ed altre agenti dall’interno finalizzate alla correzione di una carenza a monte, o per ripristinare funzioni o condizioni alterate.

Un accenno a parte di particolare interesse va al tema dell’invecchiamento cutaneo. Con il passare del tempo cambiano le esigenze e i bisogni della pelle, si verificano una serie di ineluttabili cambiamenti che portano all’invecchiamento dell’epidermide. L’invecchiamento cutaneo è un processo complesso influenzato da diversi fattori:

  • Aumentata produzione di radicali liberi (stress, smog, UV, fumo, infiammazioni, malattie, etc.);
  • Diminuzione delle difese antiossidanti;
  • Diminuzione della produzione di energia cellulare dovuta ai danni che i mitocondri, vere e proprie centrali energetiche, subiscono negli anni;
  • Alterazione della fluidità delle membrane cellulari.

Data, inoltre, la correlazione sempre più forte tra invecchiamento e deterioramento di biomolecole, con la necessità di combattere lo stress radicalico e di colmare i deficit di vitamine, proteine e lipidi, si è sviluppata la nutraceutica mirata, un’integrazione alimentare personalizzata sulla base dello studio ossidativo personale, intervenendo solamente sulle alterazioni specifiche di ciascuna persona (Nutrilipidomica).

L’integrazione antiaging deve essere, quindi, equilibrata e calibrata nei suoi costituenti, nei dosaggi e soprattutto deve agire in modo sinergico ai vari livelli: bioenergetico, antiossidante e riparativo. Per dare una rapida panoramica alle sostanze funzionali con effetto antiossidante più recentemente utilizzate troviamo l’acido lipoico, l’emblica, l’L-carnosina, la taurina, il coenzima Q10. Accanto a tali sostanze funzionali, vi è anche un’altra serie che contribuisce a riparare i danni provocati alla struttura di sostegno della pelle, il derma e le sue fibre, come l’acido jaluronico e gli acidi grassi polinsaturi (omega 3, omega 6).

Le diverse esigenze nutrizionali nelle varie fasi della vita

Dagli anni ’70 ad oggi si è verificata una grande evoluzione del concetto di cibo, che ha perso il significato di semplice fonte di sostentamento e piacere, per assumere l’identità di elemento capace di intervenire direttamente sulla salute degli individui. Scelte, abitudini e consumi costituiscono aspetti fondamentali per definire il modo in cui le persone si alimentano. Se da un lato la società si dimostra sempre più attenta alle relazioni fra alimentazione e salute, contemporaneamente vede aumentare sia le patologie legate a una Dieta abituale eccessiva o squilibrata, sia la confusione e la disinformazione circa ruoli e funzioni di alimenti e di nutrienti. Anche in Italia infatti si sta verificando un graduale allontanamento dal modello alimentare mediterraneo (riconosciuto quale esempio di sana alimentazione) e la progressiva acquisizione di uno stile di vita occidentale con ripercussioni negative sul mantenimento dello stato di salute.

Lo stato di nutrizione degli individui è espressione del comportamento alimentare e della risposta dell’organismo. Quest’ultimo è in grado di riflettere l’adeguatezza o meno della Dieta nel breve, medio e lungo termine. Una Dieta adeguata consiste essenzialmente nel consumo di alimenti in qualità e quantità tali da assicurare il soddisfacimento dei bisogni di energia e nutrienti, rispettando combinazioni e proporzioni tali da non arrecare rischi potenziali per la salute.

Negli ultimi decenni il concetto “l’uomo è ciò che mangia” ha trovato una controprova scientifica e la scienza della nutrizione ha dato risposta e alternative, diverse per età e sesso, alla crescente domanda di salute ed equilibrio psico-fisico da parte dei consumatori. All’interno del gruppo dei normali consumatori, esistono alcune categorie che vanno considerate più “a rischio” di carenze nutritive, non necessariamente a causa di malattie o di cattive abitudini, ma semplicemente per particolari situazioni legate alla loro età o a peculiari condizioni fisiologiche (età evolutiva, gravidanza, allattamento, età geriatrica, particolare impegno fisico). Basta pensare a come variano le esigenze della donna nelle varie fasi della vita e a come sia importante una corretta alimentazione anche nell’ottica di prevenzione di patologie future.

Le ragazze adolescenti hanno bisogno di essere ben alimentate sia per lo sviluppo tipico di questa fase della vita sia per i futuri stress della gravidanza. In particolare il fabbisogno in ferro e quello in calcio aumentano rapidamente fino ai livelli dell’adulto e una loro insufficiente copertura comporta il rischio della comparsa di anemie da carenza di ferro e di una ridotta mineralizzazione dello scheletro, tale da rendere precoce e più grave l’osteoporosi in età matura. Durante la gravidanza i nutrienti che vengono assunti dalla madre contribuiscono non solo al suo benessere, ma anche a quello del bambino. Tuttavia è superato il vecchio detto “mangiare per due” ed è stato sostituito con il concetto che la donna in gravidanza deve mangiare “due volte meglio”. Nei confronti dell’ alimentazione della coetanea sana, l’alimentazione della gestante sana richiederà qualche attenzione in più relativamente alle proteine, al tipo di grassi e ad alcune vitamine e minerali. Necessità decisamente superiori riguardano il calcio, il ferro e soprattutto l’acido folico.
Particolarmente delicata l’alimentazione della donna anziana in cui diversi fattori, sia fisiologici che psicologici, concorrono nel determinare alcuni difetti nutrizionali. Elevato il fabbisogno di vitamina D, calcio, ferro, acidi grassi polinsaturi e fibra.
In questi contesti, può essere valutata l’opportunità di integrare l’alimentazione abituale con l’obiettivo di prevenire una malnutrizione per difetto di specifici nutrienti.

Al fine di soddisfare esigenze diverse in base ai fabbisogni individuali, è indispensabile la collaborazione fra comunità scientifica, industria e mass media per migliorare, con mezzi sempre più aggiornati e precisi, le conoscenze in tema di nutrizione, diffonderle in maniera corretta, e così creare le risposte in termini di disponibilità di alimenti e di nuovi prodotti a misura di ognuno.

Integratori alimentari: un aiuto per mamme in attesa e bebé

Gravidanza e allattamento rappresentano due momenti cruciali per la donna non solo sotto l’aspetto emotivo e psicologico, come è naturale, ma anche sotto il profilo alimentare. La Dieta materna infatti incide in modo significativo sul benessere della madre stessa e, soprattutto, sulla salute del nascituro.
Per rendere ottimale lo stato di salute materno e ridurre il rischio di malformazioni o malattie del bambino è quindi fondamentale che la madre raggiunga uno stato nutrizionale ottimale prima, durante e dopo la gestazione, durante l’allattamento, momento in cui le richieste nutrizionali sono ancora superiori a quelle della gravidanza.

Durante la gravidanza, soprattutto nel 2° e 3° trimestre di gestazione, il fabbisogno calorico aumenta di circa 300-400 kcal, mentre in quello dell’allattamento l’aumentato fabbisogno è di ca 500 kcal al giorno. Quindi per raggiungere la quota calorica necessaria, è sufficiente aumentare la quantità di alimenti consumato normalmente; in generale una corretta alimentazione secondo le indicazioni contenute nelle Raccomandazioni Nazionali (LARN) assicura un apporto bilanciato di micronutrienti sia per la mamma che per il bambino.

Il bambino durante la gravidanza si nutre attraverso la placenta e con il latte materno dopo la nascita: è quindi molto importante che la mamma in questo periodo mangi meglio attraverso un’attenta scelta degli alimenti che compongono la sua Dieta giornaliera. Oggi spesso costringiamo il nostro organismo a seguire schemi alimentari squilibrati; la vita moderna ha inoltre sconvolto anche i ritmi biologici della donna: infatti una delle più importanti rivoluzioni biologiche del nostro tempo è il periodo in cui si concepisce il primo figlio, passato dai 20-25 anni del 1960 ai 25-30 e oltre del 2000.

Vi sono però situazioni in cui l’apporto di alcuni micronutrienti può essere non adeguato al fabbisogno; in questi casi possono intervenire gli integratori alimentari, su consiglio del medico. In particolare un’integrazione vitaminica o minerale può essere particolarmente utile nel caso di donne fumatrici o alcoliste, donne vegetariane o non vegetariane con Dieta sbilanciata, gravidanze gemellari. Il consumo di integratori a base di piante o contenenti principi attivi vegetali va concordato con il medico, poiché ingredienti a base vegetale possono essere controindicati in gravidanza ed allattamento.

Acido folico (Vitamina B9): in gravidanza l’apporto giornaliero di acido folico deve essere doppio rispetto a quello in condizioni “normali”; un aumentato introito di tale vitamina è utile per la prevenzione dei difetti del tubo neurale (spina bifida e anecefalia); coinvolto nella sintesi, nella riparazione e nel funzionamento del DNA e RNA, l’acido folico è infatti necessario per la ottimale formazione e mantenimento delle nuove cellule, soprattutto nei momenti di rapida crescita, durante la gravidanza e durante l’infanzia. E’ ormai condiviso dalla comunità scientifica internazionale che l’integrazione di acido folico nel periodo del concepimento diminuisce il rischio di insorgenza di difetti del tubo neurale, la struttura cioè da cui nell’embrione si formano cranio, cervello, colonna vertebrale e midollo spinale, il cui sviluppo si completa in genere entro 30 giorni dal concepimento. Con l’assunzione di acido folico, un mese prima del concepimento e fino a due-tre mesi dopo, è possibile ridurre del 50-70% il rischio dell’insorgenza di anomalie nello sviluppo del sistema nervoso embrionale. Le linee guida internazionali e nazionali raccomandano un introito di 400 mcg al giorno, doppio rispetto a quello normalmente assunto; le principali fonti alimentari sono vegetali a foglia larga, asparagi, broccoli, cavoli, carciofi, i legumi, frutta, fegato, il pane integrale.

Vitamina B12: come tutte le vitamine del gruppo B, è essenziale per lo sviluppo del cervello, del sistema nervoso, per la formazione dei globuli rossi e per l’utilizzo di acido folico. In particolare questa vitamina può essere carente nelle donne che seguono una Dieta vegetariana vegan priva di proteine di origine animale.

La vitamina D risulta utile per le gestanti che si espongono poco al sole, perché tale vitamina aiuta l’assorbimento di calcio nelle ossa.

Ferro: fonti alimentari ricche di ferro sono carne magra, pesce, pollame, frutta a guscio e cereali arricchiti. L’assorbimento del ferro da parte dell’organismo è maggiore quando venga assunto con la carne o contemporaneamente a frutta ricca di acido ascorbico. Le linee guida suggeriscono un apporto giornaliero di 30 mg di ferro durante la gestazione. Relativamente all’allattamento, si ritiene che non sia significativo un aumento del fabbisogno di ferro rispetto alle donne in normale stato fisiologico. E’ consigliabile la contemporanea assunzione di alimenti ricchi di vitamina C e acido citrico perché incrementano l’assorbimento del ferro.

Zinco e Rame: l’assunzione di ferro può ridurre la biodisponibilità di zinco e rame; in caso di supplementazione di quest’ultimo è consigliabile associare un apporto di tali elementi, perché il ferro ne compromette l’assorbimento. Negli integratori alimentari per la gravidanza i tre minerali sono normalmente presenti in associazione. Lo zinco si trova in natura in molti alimenti, dalle carni magre, alle noci, ai tuorli d’uovo.

Calcio: data la necessità di trasferire calcio al feto, è consigliabile che la donna in gravidanza o che allatta assuma più calcio, attraverso la Dieta ricca di prodotti lattiero-caseari o gli integratori specifici. Numerose evidenze cliniche sottolineano come un’integrazione di calcio e vitamina D possa essere particolarmente utile in alcune fasce di popolazione, come donne poco esposte al sole, allergiche, intolleranti, vegetariane vegan.

Fra le altre sostanze fondamentali per una gravidanza ottimale figurano inoltre gli acidi grassi essenziali della serie Omega 3. Gli acidi grassi Omega 3, che l’organismo può assumere solo con l’alimentazione, favoriscono infatti lo sviluppo del bambino e abbassano le possibilità di un parto prematuro. Per questo, il Comitato UE, incaricato dei progetti “Perinatal Lipid Nutrition Group” e “Early Nutrition Programming” composto da oltre 50 nutrizionisti, consiglia, in gravidanza l’assunzione di 200 milligrammi al giorno di un tipo di acido grasso omega 3, l’acido docosaesainoico (DHA), perché strettamente correlato allo sviluppo cerebrale e oculare del nascituro.
Una supplementazione di acidi grassi Omega 3 inoltre viene consigliata per le mamme fumatrici, sia che abbiano smesso sia che abbiano continuato tale abitudine durante la gravidanza: infatti è stato riscontrato che il fumo di sigaretta abbassa i livelli di DHA nel latte delle fumatrici.

Combattere i disturbi legati alla gravidanza

La gravidanza è un evento che coinvolge e modifica tutto l’organismo della donna. Le modificazioni del normale modo di essere di tutto l’organismo femminile possono dimostrarsi con piccoli malesseri, che frequentemente accompagnano la donna in attesa per tutti i nove mesi, senza per altro diventare, nella maggior parte dei casi, dei veri e propri disturbi.
I primi ed i più frequenti sono la nausea e/o il vomito al mattino, la salivazione abbondante, i bruciori ed i piccoli dolori allo stomaco, la Stipsi (stitichezza) ed i mutamenti del gusto e dell’appetito. Si presentano già dalle prime settimane di gravidanza e nella maggior parte dei casi col terzo mese scompaiono; solo raramente continuano oltre questo periodo.
Oggi si ritiene probabile che siano dovute ad un iniziale incompleto adattamento dell’organismo materno alla gravidanza cui concorrono le modificazioni ormonali, le modificazioni psicologiche e la risposta immunitaria nei confronti del nuovo bambino. Di seguito alcuni suggerimenti per far fronte ai principali disagi legati alla gestazione:

DISTURBI SUGGERIMENTI
Affanno
E’ la respirazione difficoltosa durante uno sforzo, a volte anche minimo. Può presentarsi negli ultimi mesi ed è dovuto all’aumento di peso, all’ingombro provocato dall’utero che impedisce una corretta respirazione e alla diminuzione del ferro,  sottratto dal bambino.
Ci si deve riposare di più, rallentando le attività fisiche più impegnative. Può essere opportuna su consiglio del medico un’integrazione di ferro, da iniziarsi comunque già dai primi mesi.
Alterazione del gusto
Può iniziare già dopo 10 – 15 giorni di ritardo mestruale e spesso è accompagnato da fastidio nei confronti di alcuni odori ( caffè, profumi, fumo di sigaretta ). In bocca si ha frequentemente un sapore metallico.
Si deve fare attenzione a non mangiare i cibi che provocano questo fastidio. Per tale motivo nei primi mesi sono concessi, anche se limitatamente, i “capricci alimentari”.
Bruciori allo stomaco
Sono dovuti alla risalita delle secrezioni gastriche in esofago: questo si verifica a partire dal 6° mese quando l’utero, ormai di discrete dimensioni, “schiaccia” lo stomaco verso l’alto.
Mangiare frequentemente: ecco uno dei motivi per cui sono consigliati sei piccoli pasti. In questo modo le secrezioni gastriche sono tamponate dalla digestione. Se questo non bastasse, consigliandosi prima col proprio medico, si può ricorrere all’uso giornaliero di antiacidi : non rimuovono la causa ma attenuano di molto il disturbo.
Crampi
E’ un disturbo è frequente negli ultimi mesi ed è caratterizzato da una sensazione di forte contrazione alla coscia, al polpaccio o al piede. E’ dovuto ad un non corretto equilibrio elettrolitico (calcio, magnesio, fosforo, potassio  ecc. ).
Il rimedio è quello di massaggiare la parte con il Crampo per qualche minuto. Se i crampi si presentano frequentemente si deve aumentare l’apporto alimentare di oligoelementi e sali minerali, diversificando la Dieta o assumendoli sotto forma di integratori alimentari.
Dolori alla schiena
Frequenti durante tutta l’epoca della gravidanza, possono essere un campanello d’allarme di una minaccia di aborto o di parto prematuro; tale allarme si manifesta se i dolori sono associati a contrazioni. Più frequentemente sono un banale disturbo dovuto a sforzi o ad attività fisica eccessiva o a posizioni non corrette. La causa principale è allora la eccessiva mobilità delle articolazioni ossee del bacino e della colonna vertebrale dovuta alle modificazioni indotte dagli ormoni gravidici e al peso della donna.
Si deve sempre informare il medico per escludere la minaccia di aborto o di parto prematuro. Stabilita la loro origine si deve imparare a mantenere posizioni corrette della schiena (non piegare mai le spalle in avanti o troppo indietro ) e si devono praticare esercizi di ginnastica per rafforzare la muscolatura della colonna. Meglio evitare tacchi alti, consigliato dormire su materassi rigidi.
Nausea
E’ la sensazione di nausea e/o di vomito che insorge, quasi esclusivamente nei primi mesi, per lo più al mattino a digiuno e solo raramente si ripete durante la giornata. Questi disturbi sono la conseguenza evidente dell’adattamento dell’organismo femminile alla gravidanza.
Il più delle volte è sufficiente frazionare l’alimentazione in tanti piccoli pasti nelle 24 ore, costituiti, almeno inizialmente, da cibi graditi alla donna. A volte è sufficiente consumare la prima colazione a letto per avere un rapido miglioramento.
Emorroidi
Le Emorroidi sono piccole dilatazioni delle vene che raccolgono il sangue della regione anale e perianale,. Si manifestano più frequentemente nelle donne che hanno già avuto altri figli e in quelle che già soffrivano del disturbo prima di rimanere incinta perché, sotto l’azione degli ormoni della gravidanza, soprattutto il progesterone, le pareti venose si rilassano, sono meno toniche e di conseguenza tendono a dilatarsi più facilmente. Con il procedere della gestazione, soprattutto a partire dal sesto-settimo mese, il disturbo viene accentuato dall’aumentato peso dell’utero che, comprimendo le vene presenti nel bacino, ostacola il ritorno sanguigno anche dalle vene del retto. Come conseguenza si viene a formare un ristagno di sangue che preme sulle pareti venose dilatandole ulteriormente. Le Emorroidi sono molto fastidiose e determinano prurito, bruciore e dolore.
Si deve seguire una Dieta ricca in fibre e bere molto. Non si deve stare per troppo tempo sedute o in piedi, ma si deve cambiare frequentemente la posizione. Inoltre una moderata attività fisica giornaliera favorisce la loro diminuzione.
L’igiene intima deve essere molto accurata
Flatulenza
E’ la abbondante produzione di gas dall’intestino, che alcune donne hanno anche per tutta la gravidanza, ma che è più frequente negli ultimi mesi. E’ dovuta al rallentamento della motilità intestinale tipica della gravidanza.
Si deve bere molta acqua, soprattutto lontano dai pasti e devono essere evitati i cibi che danno fermentazione. Frequentemente le bevande troppo calde aumentano il problema.
Gonfiori
Negli ultimi mesi le mani, le gambe, le caviglie ed il viso possono gonfiarsi un po’. Ciò è dovuto ad una modesta ritenzione idrica tipica degli ultimi mesi della gravidanza.
Se il gonfiore non è eccessivo e non è associato a pressione alta e a perdita di albumina con le urine non ci si deve allarmare. Per accelerare il ricambio e perdere l’eccesso di liquidi è opportuno bere molta acqua lontano dai pasti, evitare di stare per troppo tempo in piedi o sedute e cercare di tenere le gambe sollevate quando si è sedute.
Perdite di urina
Verso il termine della gravidanza si possono verificare perdite involontarie di urina, anche se di modesta entità, dovute al peso ed alla pressione esercitata dall’utero sulla vescica. Alcune volte questo disturbo può essere confuso con la rottura del sacco amniotico.
La ginnastica per tonificare la muscolatura del perineo e dall’addome deve sempre essere eseguita durante la gravidanza. Inoltre si può, mentre si fa la pipì, praticare la ginnastica vescicale: si inizia ad urinare, ci si ferma per 2 – 3 secondi (si conta sino a dieci ) e si riprende poi ad urinare.
Ptialismo
E’ l’aumento della secrezione di saliva: in gravidanza, oltre ad una eccessiva produzione di saliva si ha anche una seria difficoltà  a deglutirla. Il disturbo presente sin dai primi giorni di ritardo, associato frequentemente a nausea e/o a vomito, in alcune donne permane per quasi tutta la gravidanza.
La terapie e le norme dietetiche sono le medesime che si attuano per nausea e vomito.
Secrezioni vaginali abbondanti
Sono presenti nella maggior parte delle donne durante la gravidanza e sono dovute al rigonfiamento e alla congestione delle mucose genitali tipici di questo periodo. Alcune volte sono così abbondanti da richiedere l’uso di assorbenti. Solo raramente sono il sintomo di una infezione: in questo caso hanno colore diverso dal bianco, sono accompagnate da bruciore e/o prurito, danno arrossamento e sono maleodoranti.
Sono sufficienti lavaggi frequenti con acqua e sapone. Le irrigazioni vaginali sono inutili e possono essere dannose.
In caso di infezione è il medico che, eseguiti i controlli del caso ( coltura vaginale ) stabilirà la terapia più idonea.
Stitichezza
E’ frequentissimo come disturbo. E’ dovuto soprattutto al rallentamento della velocità di transito intestinale, causato dalla azione rilassante degli ormoni della gravidanza sull’intestino.
Può essere prevenuta o attenuata da una alimentazione ricca di fibre (verdure e crusca) e con l’assunzione di discrete quantità di acqua. Se ciò non bastasse si può ricorrere saltuariamente all’uso di blandi lassativi e di piccoli enteroclismi.
Varici
La gravidanza favorisce, in chi ne è predisposta, la comparsa di Varici agli arti inferiori ed intorno alla vagina e accentua quelle gia presenti. Questo è dovuto alla azione rilassante degli ormoni gravidici sulla parete delle vene ed alla congestione delle stesse per il peso esercitato dall’utero gravido.
In questo periodo non sono da trattare con terapia chirurgica e/o sclerosante. Per lo più è sufficiente far riposare le gambe ad intervalli regolari tenendo le stesse più in alto rispetto al tronco ed usare collant elastici.

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Bambini e integratori, come e quando

(Estratto dalle Raccomandazioni del Ministero della Salute sul corretto utilizzo degli integratori alimentati in età pediatrica)

Il maggior rischio nutrizionale nei primi due anni di vita nei paesi occidentali è rappresentato da un’alimentazione iperproteica, caratterizzata da uno scarso apporto di acidi grassi polinsaturi e da alcuni minerali – tra cui zinco e ferro – le cui carenze possono provocare conseguenze strutturali e funzionali a livello cerebrale.I micronutrienti, ovvero vitamine (A, B, C, D, E, K), minerali (calcio e fosforo) e oligoelementi (ferro, zinco, selenio e manganese) sono indispensabili per l’integrità e il corretto funzionamento del sistema immunitario, cerebrale e fisico, soprattutto durante la gravidanza e nei primi tre anni di vita del bambino, poiché il 70% del tessuto cerebrale si sviluppa durante la vita fetale e il restante 30% durante gli anni pre-scolari.È stato osservato, in bambini in aree urbane inglesi, che la supplementazione di ferro con formule arricchite, rispetto all’assunzione di latte vaccino, previene lo sviluppo di Anemia sideropenica e il declino dei punteggi di sviluppo psicomotorio riscontrato in tale popolazione nel corso del secondo semestre di vita. Un apporto ottimale di ferro nell’infanzia si associa positivamente agli indici di crescita e di sviluppo psicointellettivo. E’ importante assicurare un’assunzione di ferro tra i 6 e i 12 mesi di vita di 6-8mg al giorno.Per quanto riguarda il ruolo dello zinco – la cui mancanza è comune nei paesi in via di sviluppo ed è associata ad un ritardo di crescita, maggiore predisposizione alle infezioni e a carenze nello sviluppo psicomotorio, è simile a quello del ferro.Uno sguardo alle vitaminePer quanto riguarda le vitamine, tutti i lattanti, allattati al seno o artificialmente, dovrebbero ricevere una supplementazione di vitamina D. Nei bambini in età scolare e negli adolescenti una supplementazione è fortemente consigliabile per tutti fino al termine della crescita puberale, qualora non siano garantiti un adeguato apporto dietetico e una sufficiente esposizione alla luce del sole.E’ necessario evidenziare che per il corretto sviluppo osseo, oltre ad una adeguata assunzione di vitamina D, è necessario un apporto di calcio e fosforo.Acido folico: l’evidenza scientifica relativa all’utilità è legata alla prevenzione dei difetti del tubo neurale nella popolazione neonatale; l’acido folico contenuto negli integratori ha di solito una biodisponibilità doppia rispetto a quella del folato presente negli alimenti. Un secondo rilevante ruolo dell’acido folico è nella prevenzione della ipermocisteinemia, che può indurre lo sviluppo di condizioni che favoriscono malattie cardiovascolari.Per quanto riguarda la vitamina A, è indispensabile per il meccanismo della visione e per la differenziazione cellulare. E’ indispensabile per la crescita, la riproduzione e l’integrità del sistema immunitario.La vitamina B6 invece è importante per il metabolismo proteico, per la trasformazione del triptofano in niacina e per la formazione dei neurotrasmettitori.

L’acido ascorbico o vitamina C è una vitamina idrosolubile importante per la sintesi del collagene. Ha un potente effetto antiossidante e promuove l’assorbimento del ferro.

Fluoroprofilassi: poiché la carie dei denti da latte influisce negativamente sulla dentatura definitiva, l’attuale fuoroprofilassi è mirata alla minima somministrazione di fluoro protettiva per la carie e che non induca fluorosi. Secondo le Linee Guida della Società Italiana di Odontoiatria Infantile, l’assunzione raccomandata è da due settimane a due anni di una compressa da 0.25mg o l’equivalente in gocce; da due a quattro anni una compressa da 0.50mg; da 4 fino a 12 anni una compressa da 1 mg.

Lo iodio fa parte delle molecole degli ormoni tiroidei e la sua principale funzione è assicurare all’organismo una normale funzione tiroidea per il corretto processo di crescita e morfogenesi di organi e apparati.

Il rame è un altro elemento essenziale per il metabolismo energetico a livello cellulare, per la produzione di tessuto connettivo e per la sintesi di peptici neuroattivi.

Gli acidi grassi

Integratori di acidi grassi: secondo i più recenti dati sperimentali, anatomopatologi e clinici, l’acido arachidonico e l’acido docosaesaenoico avrebbero un ruolo nello sviluppo del tessuto nervoso; la funzione di tali acidi grassi nell’infanzia è stata considerata in termini di raccomandazioni dietetiche da parte di numerosi organismi e comitati internazionali. Secondo gli esperti, il fabbisogno giornaliero dovrebbe essere circa lo 0.3% dell’energia giornaliera totale. Le principali fonti lipidiche di acido arachidonico e acido docosaesaenoico sono costituite da olio di pesce e uovo. Gli effetti più vantaggiosi dell’integrazione di questi due acidi grassi vengono osservati nella fenilchetonuria e nella fibrosi cistica.

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Il consiglio del pediatra Piercarlo Salari

Terza età: un aiuto dagli integratori

(Fonte: Raccomandazioni del Ministero della Salute sul corretto utilizzo degli integratori alimentati)

Gli integratori alimentari sono rappresentati da una vastissima gamma di prodotti. Quelli più diffusi sono gli integratori di vitamine e/o di minerali, di acidi grassi, di probiotici, di fibra e gli integratori o complementi alimentari a base di antiossidanti o di altri ingredienti costituiti da piante o derivati che, pur privi di valore nutritivo, sono tuttavia dotati di attività favorenti determinate funzioni e processi fisiologici compatibili con una finalità di tipo salutistico.Ecco una breve carrellata sulle principali tipologie di integrazione che possono essere utili durante la terza età: Integratori a base di vitamine.
In linea generale un’ alimentazione corretta ed equilibrata mette al sicuro da rischi di carenza da vitamine idrosolubili; le persone anziane sono un gruppo a rischio di carenza di vitamina D, sia per la mancanza di esposizione alla luce solare, sia per la diminuita capacità di sintesi endogena. Viene consigliata l’assunzione di 10 µg al giorno di vitamina D, soprattutto negli anziani istituzionalizzati. Per raggiungere tali livelli con la Dieta sarebbe necessario un consumo abbondante di pesce grasso e uova. In questo caso l’uso di integratori alimentari può essere utile per coprire i fabbisogni. La supplementazione di vitamina B12 è indicata nel caso di persone vegetariane strette perché essa è presente solo negli alimenti di origine animale e una sua carenza può essere responsabile di anemie e neuropatie, oltre di deterioramento delle capacità cognitive, specie nella terza età. Per tali ragioni l’integrazione con tale vitamina può essere consigliata anche negli anziani con stati di carenza per Dieta povera di alimenti di origine animale.Integratori a base di minerali
Per quanto riguarda i minerali, iniziamo con uno sguardo ai fabbisogni di calcio, che nell’anziano sono più elevati rispetto all’individuo adulto in rapporto anche alla nota e frequente riduzione dell’assorbimento di micronutrienti con l’aumentare dell’età. In particolare nelle donne durante e dopo la menopausa, allorché la carenza di estrogeni determina una demineralizzazione ossea, è opportuno aumentare la quota di calcio da assumere. E’ sempre preferibile che l’aumento della assunzione di calcio avvenga mediante un maggior consumo di latte e derivati e di un’acqua ricca di calcio, essendo queste le fonti preferenziali di assunzione di calcio perché più biodisponibile. In caso di controindicazioni o difficoltà al consumo di questi alimenti, l’anziano può ricorrere a supplementi contenenti calcio. Va inoltre tenuto presente che il calcio per essere fissato nelle ossa, necessita della presenza di vitamina D anch’essa spesso carente nell’anziano specie se istituzionalizzato, non autosufficiente o costretto a letto. Per il ferro la supplementazione è raccomandata solo in situazioni di carenza accertata. Situazioni carenziali di ferro si osservano piuttosto frequentemente nei gruppi di popolazione a più elevato fabbisogno, come le donne in età fertile con perdite mestruali abbondanti o polimenorrea. Scegliere alimenti di origine animale (carne e pesce) nei quali il ferro è presente nella forma maggiormente biodisponibile (il cosiddetto “ferro eme”), consumare alimenti vegetali (legumi, indivia, radicchio verde) insieme a discrete quantità di vitamina C, che aumenta la biodisponibilità del “ferro non-eme” (si trova soprattutto nei vegetali), sono comunque i comportamenti da suggerire anche perché talvolta possono essere sufficienti per assicurare la copertura dei fabbisogni.Sul fronte dello iodio, si assiste a di uno stato di carenza endemica, per far fronte al quale va incoraggiato l’uso regolare di sale arricchito con iodio (sale iodurato/iodato) nell’alimentazione giornaliera. Situazioni carenziali di zinco invece possono verificarsi, oltre che a causa di una malattia genetica che ne determina un malassorbimento, in pazienti trattati a lungo con nutrizione parenterale, in portatori di by-pass intestinali o in persone anziane. Una supplementazione di zinco è indicata in presenza di una riduzione della risposta immunitaria, con aumento della suscettibilità alle infezioni e ritardo nella guarigione delle ferite. Le maggiori fonti alimentari sono rappresentate da carne, uova, pesce, latte e derivati, cereali.Integratori di acidi grassi
Per quanto riguarda invece gli effetti benefici per l’organismo legati al consumo di alimenti ricchi di acidi grassi della serie omega-3 e omega-6 (mediante il consumo di pesce e olio di pesce), gli studi condotti finora evidenziano una relazione convincente tra apporti con la Dieta ricca di tali sostanze e la prevenzione delle malattie cardiocircolatorie (WHO, 2003). Nell’anziano e soprattutto nell’adulto, se non viene consumato pesce in quantità adeguata, almeno tre volte alla settimana, può essere consigliabile l’integrazione con piccole quantità di omega-3 tramite integratori.Integratori di fibra
La fibra alimentare è l’insieme dei componenti vegetali non digeribili dall’uomo. La frazione insolubile (cellulosa, emicellulosa e lignina) contenuta nei cereali integrali, ortaggi e verdura, agisce prevalentemente sul funzionamento del tratto gastrointestinale, ritardando lo svuotamento gastrico, facilitando la velocità del transito intestinale e l’evacuazione, svolgendo così un ruolo preventivo- protettivo verso alcune patologie come la stipsi, la diverticolosi e i tumori del colon-retto. La frazione solubile (pectine, gomme e mucillagini) degli ortaggi e della frutta, può ridurre e rallentare l’assorbimento intestinale di zuccheri e grassi formando dei gel resistenti, contribuendo così al controllo della glicemia e della colesterolemia. I valori medi di introduzione di fibra in Italia sono i 21-25 g/die, mentre quelli considerati ottimali sono 30 g/die. Per raggiungere i livelli raccomandati è consigliabile consumare più spesso alimenti ricchi in fibra (ortaggi, frutta, cereali e loro derivati non raffinati – cfr. Linee Guida per una Sana Alimentazione, 2003).Leggi anche
Il consiglio del ginecologo Vincenzo de Leo

Quando l’intestino è irritabile

La Sindrome dell’Intestino Irritabile (SII) è un disturbo dell’apparato gastro-intestinale molto frequente. Secondo i dati epidemiologici, ne soffre circa il 30% della popolazione italiana, prevalentemente donne.

Soffrire di SII significa convivere con dolore e gonfiore addominale variabili per frequenza ed intensità, ma con un indiscutibile impatto negativo sulla qualità della vita.

La sindrome dell’intestino irritabile non è una malattia ma una disfunzione, le cui cause non sono ancora definite. Questa sindrome benigna non ha un fattore eziologico ben identificato; è piuttosto considerata un disturbo “biopsicosociale” e comprende diversi fattori scatenanti, fisiologici, psicologici, ambientali e comportamentali.

È caratterizzato da dolore addominale, irregolarità intestinale, meteorismo e variazione di consistenza delle feci con andamento cronico ricorrente caratterizzato da periodi di riacutizzazione e da periodi di remissione. La maggioranza delle persone che soffre di SII riferisce un cambiamento delle abitudini intestinali insorte durante l’adolescenza o la prima età adulta. Le modificazioni sono progressive e tendono a stabilizzarsi sull’alternanza stipsi-diarrea, con predominanza di uno dei due sintomi.

La diagnosi di SII si basa sostanzialmente sui sintomi sopra descritti (diagnosi positiva) e sulla esclusione di altre patologie di tipo organico (diagnosi negativa). Grande importanza riveste il colloquio e il rapporto di fiducia che il paziente deve avere con il proprio medico.

Ricevere una corretta diagnosi rappresenta la premessa per intervenire nel modo più appropriato. Ma non solo. Una corretta gestione della SII parte con l’educazione, soprattutto per quanto riguarda l’impostazione del regime alimentare. Sono numerosi i casi in cui si verifica una relazione tra pasti e insorgenza del dolore/gonfiore addominale. Inoltre per alcune persone che soffrono di SII, determinati cibi sono legati all’insorgenza di sintomi principali, ad esempio latte e latticini, carboidrati, verdure crude. Questo confermerebbe come nella maggior parte di coloro che ne soffrono potrebbe essere utile limitare l’introduzione di alcuni alimenti, come caffè, grassi, latte e derivati, vegetali (cipolle, legumi, sedano, cavoli, carote, broccoli) o frutta (frutta secca e oleosa, kiwi, melone, ciliegie, frutti di bosco, fichi, prugne, banane, agrumi).

A meno di intolleranze o allergie, la gestione della SII non richiede rinunce restrittive, piuttosto l’adozione di abitudini salutari, tra cui l’assunzione di una giusta quantità di fibre e di almeno un litro e mezzo di acqua al giorno. In particolare per quanto riguarda le fibre, alla luce delle ultime revisioni della letteratura e meta-analisi, la preferenza si orienta verso quelle solubili tendendo a consigliare con prudenza quelle non solubili a causa dei possibili disturbi (soprattutto meteorismo) che queste ultime potrebbero provocare.
Quindi Dieta corretta, esercizio fisico e controllo dell’ansia e dello stress: tutti fattori che, tenuti sotto adeguato controllo, possono determinare miglioramenti significativi.

I dati sono tratti dal “Rapporto sociale 2006 sulla sindrome dell’intestino irritabile”, a cura del Comitato Scientifico editoriale di Associazione italiana Gastroenterologia ed Endoscopia Ospedaliera e dal testo “Sindrome Intestino Irritabile” a cura di Roberto Bellomo e Barbara Scagnet per la Società Italiana di Chirurgia Colo-rettale (www.siccr.org)

Amiche erbe

I prodotti con ingredienti di tipo erboristico, preconfezionati e di preparazione industriale, con funzione fisiologica, afferiscono alla categoria degli integratori alimentari (e sono quindi soggetti alla legislazione alimentare); ciò a differenza dei prodotti a base di erbe con valenza terapeutica, che sono invece veri e propri farmaci.

Dopo la raccolta, le erbe utilizzate per gli integratori alimentari vengono sottoposte ad una serie di esami, e quindi sottoposte ai processi di estrazione: si ottengono così gli estratti fluidi e, per successiva concentrazione ed evaporazione a secchezza, gli estratti secchi, sottoposti poi a saggi di purezza ed analisi quali-quantitative. Gli estratti titolati (definiti così quando viene dichiarata e garantita la costante percentuale di un dato principio attivo) devono aver un contenuto costante di principi caratteristici, al fine di garantire riproducibilità di efficacia e sicurezza d’uso. In altre parole, gli estratti titolati devono essere “standardizzati”.
Questo requisito è di estrema importanza perché i componenti presenti in erbe della stessa specie sono soggetti a variazioni. La standardizzazione supera tali limiti e garantisce un contenuto costante di determinati principi caratteristici.

Gli ingredienti impiegati per effetti fisiologici sono generalmente costituiti da:

  • sostanze vegetali – piante intere o loro parti (radici, corteccia, sommità fiorite, fiori, frutti, foglie, semi etc)
  • preparati vegetali, ottenuti per trattamento delle sostanze vegetali come estrazione, distillatura, spremitura, frazionamento, purificazione, concentrazione o frazionamento.

Prima dell’ immissione sul mercato, un integratore alimentare a base di erbe, al pari degli altri integratori alimentari, deve essere notificato al Ministero della Salute, dettagliando in particolare le seguenti informazioni:

  • Nome botanico
  • Origine della pianta
  • Provenienza della materia prima impiegata nel prodotto
  • Parte della pianta utilizzata
  • Tipo di preparazione utilizzata
  • Costituenti attivi della pianta e titolo relativo
  • Marker biologico
  • Finalità fisiologiche e salutistiche
  • Dati tossicologici
  • Contaminanti
  • Controindicazioni, avvertenze, interazioni
  • Eventuali note particolari

Sul sito del Ministero della Salute viene pubblicata e periodicamente aggiornata la lista delle piante ammesse per l’uso negli integratori alimentari, anche alla luce delle ultime evidenze della letteratura scientifica.

La procedura di notifica disposta per gli integratori a base di ingredienti erboristici permette al Ministero della Salute di verificare la composizione del prodotto e dell’ingrediente vegetale, di valutarne l’ efficacia e la sicurezza d’uso e se necessario richiedere ulteriori prove a supporto della loro ammissibilità all’uso alimentare.

Oltre alla normativa vigente (Dlg n. 169 del 21 maggio 2004) e all’istituto della notifica, per meglio regolamentare il settore il Ministero della Salute ha varato delle “Linee guida: documentazione utile a supporto degli integratori alimentari con ingredienti erboristici” che precisa la documentazione che può essere richiesta alle aziende in seguito alla notifica di etichetta di integratori alimentari con ingredienti erboristici. E’ da sottolineare che la responsabilità della sicurezza alimentare, secondo la vigente normativa, è a carico degli operatori del settore, ovvero delle imprese.

Anche gli integratori alimentari a base di erbe, come tutte le tipologie di integratori, che hanno concluso favorevolmente la procedura di notifica, vengono inclusi in un apposito Registro consultabile sul Sito del Ministero della Salute www.ministerosalute.it.

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